FOLLONICA – C’erano tutti alla festa per il ventesimo tricolore neroazzurro: dagli artefici della prima Stella del 1966, Sandro Mazzola, Renato Cappellini, Gianfranco Bedin e i figli e i nipoti di Leo Picchi e Giacinto Facchetti. Poi, Nicolino Berti in Curva Nord, Paolo Bonolis, Luciano Ligabue, Tananai e tanti altri.
San Siro ha così potuto stringere in un forte abbraccio festoso i Campioni d’Italia, accolti con una coreografia fantastica, forse mai vista prima in Italia.
Così il risultato con la Lazio è passato in secondo piano: un 1 a 1 che ha visto i biancocelesti di Tudor, dopo essere passati in vantaggio con un goal di Kamada, cullare il sogno di portarsi via i tre punti da San Siro ed espugnare il campo dei Campioni d’Italia, un sogno infranto a tre minuti dalla fine dal colpo di testa imperioso di Dunfries.
Un pareggio che salva “capra e cavoli”, con la Lazio ancora in corsa per un posto in Europa e l’Inter che può gioire ancora una volta per il suo Scudetto (festeggiarlo con una sconfitta non sarebbe stato il massimo).
Al triplice fischio dell’arbitro Sacchi si è scatenata la festa, con Lautaro Martinez che ha finalmente alzato al cielo la Coppa dello Scudetto, la sua prima da Capitano. Portare quella fascia al braccio ha significato per “Il Toro” Lautaro Javier Martínez caricarsi la squadra sulle spalle, in una Stagione che ha visto l’Inter padrona assoluta di un Campionato che ha decretato il suo vincitore con largo anticipo sulla sua conclusione.
Il filo conduttore che unisce i giocatori di ieri e di oggi onora Lautaro Martínez tra i più grandi Capitani della storia del F.C. Internazionale Milano.
L’ultima immagine nella notte dello Scudetto è proprio quella di Lautaro che consegna a Ligabue la maglia dello Scudetto numero 20 e della seconda Stella. Un passaggio simbolico ma significativo per tutto il popolo interista. Per continuare a sognare e a vincere insieme… Urlando contro il cielo.