Il numero perfetto, come risaputo, è il 3. Un numero che sorride all’Inter che ha liquidato il Parma, ma,in precedenza il Grifone genoano proprio con il netto punteggio di 3 a 0 grazie alle reti realizzate da Lukaku, Darmian e Sanchez. Il successo sul Genoa (lo sappiamo) ha permesso all’Inter Capolista di mantenere a 4 lunghezze di distanza il Milan e di collezionare la terza vittoria consecutiva con 3 reti all’attivo dopo quelle ottenute a spese della Lazio e dello stesso Milan (3 a 1 rifilato ai biancocelesti, 3 a 0 ai rossoneri). Potremmo definire questo filotto: “La regola del Tre”.
Vi ricordiamo che il 3 era il numero di maglia del meraviglioso Giacinto Facchetti…
(Si legga a tal proposito il primo libro interista del nostro Direttore: “Vade retro Satana – Storie di una vita neroazzurra”, alle pagine: 42, 43 e 44 della prima edizione, curata da Proedi-Librificio, nel 2004).
Volendo giocare un po’ coi numeri e con la Cabala analizziamo il feeling interista col numero perfetto. Osservando l’azione del precoce goal segnato da “Big Rom” al Grifone si può notare che siano tre i compagni del centravanti belga protagonisti dell’azione, che lo hanno lanciato nella prateria rossoblu: Bastoni che ha conquistato palla, Barella che verticalizzato verso la “LuLa” e Lautaro che ha “aggiustato” la palla per il collega di reparto. Da qui la cavalcata del gigante nerazzurro rifinita con la sciabolata di destro che ha trafitto Perin dopo soli 32” ! Anche nel numero di secondi impiegati da “Big Rom” per gonfiare la rete genoana è contenuto il numero 3.
Valutando altri aspetti, il 3 ricorre prepotente in casa Inter. Gettando uno sguardo alla classifica marcatori si può constatare che sono 3 i giocatori che hanno spedito la compagine nerazzurra sulla vetta della Serie A, ossia Lukaku, Lautaro e Hakimi, che hanno realizzato insieme più della metà del bottino complessivo di goal segnati dalla squadra di Conte.
“Big Rom”, Lautaro e Hakimi sono certamente i giocatori stranieri più decisivi della truppa contiana, così come lo furono a suo tempo Matthäus, Bremhe e Diaz nell’Inter dei record di Trapattoni (allora 3 era il numero massimo di giocatori stranieri tesserabili dai club italiani). Con Trapattoni (allora ex allenatore della Juve proprio come Antonio Conte) un altro ricorso storico col numero perfetto: il Trap conquistò con l’Inter tre trofei (lo Scudetto record 1989, la Supercoppa italiana e la Coppa Uefa).
Tornando all’attualità, il primato interista in classifica è il risultato finale di un’importante lavoro di Conte su tre calciatori a sua disposizione che erano finiti alla voce “da dismettere” nelle ultime due sessioni di mercato. Il primo di questi è Milan Milan Škriniar, che nella scorsa stagione, proprio pareva non digerire il ruolo di centrale in una linea difensiva disposta a 3 (!). Oggi Škriniar è perfetto nelle vesti di terzo centrale di sinistra e ha contribuito in modo determinante a rendere impenetrabile il pacchetto arretrato dell’Inter. Dopo Škriniar il mister ha recuperato a prestazioni di alto livello il “capriccioso” Ivan Perisic, croce e delizia dell’Inter formato Spalletti. Il croato non approcciò bene i metodi di lavoro di Conte, ma, soprattutto, non riuscì a inghiottire il cambiamento di ruolo a lui riservato dal Mister leccese, ossia da esterno sinistro offensivo a esterno a tutta fascia mancina. Il muro mentale eretto da Ivan verso i nuovi compiti tattici gli costò la cessione in prestito al Bayern. Al suo ritorno alla base, nello scorso settembre, Perisic ha nuovamente cozzato contro il ruolo di “quinto” nel 3-5-2 di Conte e pareva destinato a un ruolo da comprimario dopo la mancata cessione nel mercato invernale. Invece, la tenacia del tecnico pugliese ha fatto breccia nel croato che si è adattato e rigenerato. Ivan ha assorbito totalmente i suoi compiti ed è stato premiato diventando il padrone della fascia sinistra dello schieramento interista. Oggi lo si può considerare il migliore esterno a tutta fascia del nostro Campionato. Il terzo gioiello nerazzurro che da opaco è tornato a mostrare tutta la sua preziosa lucentezza proviene dal reame di Danimarca è: Christian Eriksen. Christian ha rappresentato un pregiato colpo di mercato, ma si era involuto al punto da diventare un peso ingombrante nello spogliatoio. Conte lo aveva schierato in tutti i ruoli della “terra di mezzo”, ossia trequartista, interno e regista sempre con risultati poco confortanti. La sua cessione, considerata anche la riottosità del danese a sacrificarsi in compiti di copertura, pareva certa nel mercato di gennaio perché la volontà di disfarsene del club nerazzurro era stata certificata da una dichiarazione ufficiale di Marotta. Il tentativo di cessione è fallito e Conte ne ha preso atto così come ha fatto buon viso a cattiva sorte con il diniego di Zhang a effettuare acquisti nel mercato invernale. Il mister ha ripreso a lavorare alacremente sul chip di Eriksen riuscendo a modificarlo. Eriksen è tornato a esprimersi a livelli principeschi divenendo pedina fondamentale dello scacchiere nerazzurro. Il “Principe” di Danimarca ha immesso una dose robusta di qualità nel centrocampo dell’Inter trasformandola in una macchina quasi perfetta. Eriksen si alterna in regia con Marcelo Brozović, dividendo con lui compiti d’impostazione, di sostegno alle punte e di copertura. Corre, chiude, recupera palla e verticalizza. Una trasformazione totale che ha premiato la costanza di Conte.
Si possono fare altre escursioni nella leggenda nerazzurra in cui ricorre il numero perfetto. Potremmo citare il trio d’attacco delle meraviglie dell’Inter Anni ’50 che fruttò due scudetti consecutivi: István Nyers, Lennart Skoglund e Benito Lorenzi. Il numero perfetto fu dolce anche per la “Grande Inter” di Herrera che vinse la Prima Coppa dei Campioni, nel 1964 al Prater di Vienna, liquidando il mitico Real Madrid di Ferenc Puskás e Di Stefano con un secco 3 a 1. Tre (!) reti leggendarie marcate da Mazzola (2) e Milani.
L’anno 1965 fu magico per la “Beneamata” che conquistò nell’anno solare tre (!) titoli, ovvero, mise in bacheca la seconda Coppa dei Campioni della sua storia (battuto in Finale il Benfica di Eusebio), lo Scudetto (vinto recuperando 7 punti sul Milan nell’era dei due punti a vittoria) e la Coppa Intercontinentale (sconfitto nella doppia Finale l’Independiente). Un anno formidabile per i colori nerazzurri.
Dopo stagioni difficili approdò sulla panchina dell’Inter, nell’estate ’77, Eugenio Bersellini. Anche in quel periodo il 3 la fece da padrone. Durante la presentazione del tecnico ex Sampdoria, l’allora neo A.D. dell’Inter Sandro Mazzola dichiarò che l’obiettivo era vincere lo Scudetto entro tre anni dall’avvio del progetto tecnico. Puntuale arrivò la conquista dello scudetto nel 1980 al terzo (!) anno di gestione di Bersellini che conquistò nei suoi anni in nerazzurro anche due Coppa Italia per un totale di 3 (!) titoli.
Altri riferimenti storici col numero 3 anche nei ’90 in cui l’Inter si aggiudicò 3 (!) Coppa Uefa (1991, 1994, 1998), l’ultima delle quali giunse nella bacheca nerazzurra dopo il perentorio 3 (!) a 0 rifilato alla Lazio nella Finale tutta italiana di Parigi. La rete numero 3 (!) la segnò Ronaldo “Il Fenomeno”, guarda caso il terzo (!) Pallone d’Oro in ordine cronologico ad avere militato nell’Inter dopo Suarez e Matthäus (nel 2005 arrivò alla Pinetina il quarto, Luis Figo).
Nel 2004 Roberto Mancini venne chiamato a rilanciare dalla panchina l’Inter in astinenza da vittorie da sei stagioni. “Il Mancio” vinse 3 (!) scudetti consecutivi (2006, 2007, 2008) e nella Stagione 2005/2006 si aggiudicò 3 (!) titoli (Supercoppa Italiana, vinta battendo la Juventus, Scudetto e Coppa Italia). Negli anni “manciniani” il trascinatore e leader dell’Inter fu Zlatan Ibrahimović che divenne capocannoniere del Campionato al suo terzo (!) e ultimo anno in maglia nerazzurra.
A questo punto arriviamo all’apice del feeling tra l’Inter e il numero perfetto. Con José Mourinho alla guida tecnica la “Beneamata”, nel 2010, conquistò lo storico “Triplete”, regalando al Presidente Moratti e ai “Bauscia” la Champions League, lo Scudetto e la Coppa Italia nella medesima stagione calcistica. Il primo e tuttora unico “Triplete” realizzato nella storia del Calcio italiano che fa ancora schiattare di invidia tanto la famiglia Agnelli che quella Berlusconi facendo rosicare le tifoserie di Juve e Milan. La stagione 2010/2011 fu l’ultima vittoriosa per l’Inter che conquistò il “Mini Triplete” (o “tripetino”) portando in dote a Massimo Moratti il Mondiale per Club, l’ennesima Supercoppa Italiana e la settima Coppa Italia. Il Mondiale conquistato fu il terzo (!) della gloriosa storia interista e fu vinto dopo aver superato per 3 (!) reti a 0 il TP Mazembe.
Il numero perfetto ricorre fortemente nel palmares “internazionale” dell’Inter che è proprio composto da un 3 al cubo. Nella bacheca della sede di Viale della Liberazione si possono, infatti, ammirare 3 Champions League/Coppa dei Campioni, 3 Mondiali per Club/Coppa Intercontinentale e 3 Coppa UEFA.
Vogliamo chiudere il romanzo del 3 “interista” ricordando che il grande Giuseppe Meazza, a cui è intitolato lo stadio di San Siro, mise in carnet nel periodo di militanza nerazzurra 3 trofei (2 scudetti e 1 Coppa Italia) e 3 titoli di Capocannoniere della Serie A.
A questo punto auspichiamo che la “Regola del 3” possa durare a lungo nel prosieguo di Campionato dell’Inter. Continuare a segnare tre reti a gara sarebbe davvero un bell’andare che ci farebbe sognare un “qualcosa” che non vogliamo specificare in ossequio alla scaramanzia. Quel “qualcosa” che Conte ha già conquistato con 2 club (Juve e Chelsea) ma, come noto, l’attuale mister nerazzurro non si accontenta mai ed ambisce a vincere quel “qualcosa” anche con un terzo (!) team…
Insomma, sempre Il numero 3 che ritorna.
(La foto in apertura di servizio di Giacinto Facchetti è di Marco Ravezzani – Archivio Alessandro Ravezzani)
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