Uno, come il punto di differenza che ha distanziato l’Inter dal Milan al quinto posto e di conseguenza dall’Europa League. Quinto posto che avrebbe sancito una stagione fallimentare e deludente. Se sul secondo aggettivo si può discutere se è il caso di associarlo a questo Campionato o meno, sul primo possiamo ammettere la sua inesattezza: aver raggiunto il quarto posto (quindi il target prestabilito) rende questa stagione appena conclusa come minimo accettabile.
Due, come gli anni consecutivi in cui l’Inter ha raggiunto l’obiettivo stagionale: la Champions League. I titoloni di giornale di inizio stagione che davano i nerazzurri come principale antagonista della Juve erano chiaramente illusori, poiché razionalmente era impossibile pensare di riuscire a competere con i bianconeri, addirittura rafforzati da un fenomeno come Cristiano Ronaldo. Il processo di crescita sta funzionando, ma non possiamo pretendere che in due anni si arrivi ai livelli delle big europee. Certo, l’attesa è stata tanta e non ne possiamo più del livello scadente degli ultimi anni, ma bisogna lavorare bene e aspettare il momento giusto per raccogliere i frutti.
Tre, come il terzo posto che anche quest’anno scivola via dalle mani dell’Inter. Se l’anno scorso i nerazzurri si sono guadagnati il quarto posto all’ultimo respiro, quest’anno l’Inter è stata fissa al terzo posto per tanto, tanto tempo; alla fine ha prevalso l’Atalanta grazie agli scontri diretti. Se ci si vuole migliorare bisogna alzare il livello dei propri obiettivi, e “garantire” la terza posizione dall’anno prossimo in poi vorrebbe dire alzare l’asticella, vorrebbe dire avere il coraggio di guardare più lontano, senza timore.
Quattro, come gli anni di contratto prolungati a Milan Škriniar. Lui, insieme a De vrij e Godín, formeranno una difesa da brividi, probabilmente uno dei tris di difesa più forti d’Europa. Da 12 anni, in Italia, avere la miglior difesa equivale a vincere il Campionato. Il “Back Four” dell’Inter è solido come una roccia; confermare l’ottimo reparto difensivo e aumentare il numero di goal vorrebbe dire competere con una certa importanza ad alti livelli.
Cinque, come la posizione in Europa dell’Inter per media spettatori: 61.444. Prima in Italia per il quarto anno consecutivo e sopra squadre come il Real Madrid, l’Arsenal e l’Atletico Madrid, il “Meazza” s’è vestito di nero e blu per un totale di 1.411.165 spettatori, con un picco di 78.275 nel Derby d’andata. La passione, l’amore incondizionato verso questi colori non si può descrivere a parole, ma i dati parlano. Questi tifosi meritano palcoscenici importanti, meritano di non essere delusi, meritano anche soltanto che la squadra tiri fuori tutto quello che ha ogni domenica. Per i soldi spesi, per il tempo, per i viaggi, per i sacrifici. Ma, anche se questi fattori dovessero mancare, sappiamo che il tifo nerazzurro non mancherà mai.
Sei: è dolce la notizia di due settimane fa che sancisce l’uscita dal Settlement Agreement. Ma che vuol dire ? Per chi non lo sapesse già, l’Inter aveva firmato un accordo (nel maggio del 2015) con la Uefa riguardo a determinati obiettivi da raggiungere per poter rientrare nel Fair Play Finanziario. Bene, questi obiettivi sono stati raggiunti e ora l’Inter potrà gettare le basi già dalla prossima sessione di mercato senza particolari limitazioni. Inoltre, non si avrà più la rosa ristretta nelle competizioni europee.
Sette: come si muoverà sul mercato, ora che i rubinetti sono più aperti di prima (ovviamente bisogna sempre rientrare nei parametri del FPF)? I nomi fatti fino ad ora sono tanti, da Barella a Lukaku passando per Džeko e Berwijn. Nomi esagerati come Modrić e, Rakitić sono già stati archiviati. Il reparto più in difficoltà della rosa, ed è una cosa di cui si è discusso più volte, è il centrocampo. C’è carenza di un vero leader e di un frangiflutti; il 3-5-2 di Conte avrà un disperato bisogno di infoltire il centrocampo. Con Conte, ora, si intavoleranno gli obiettivi possibili dell’Inter 2019/20.
Otto, come gli anni che distanziano l’Inter attuale dall’ultima volta che ha vinto un trofeo, ovvero la Coppa Italia il 29 maggio 2011 (#InterPalermo 3 a 1). La storia dell’Inter dice che manca una sorta di costanza, di continuità nel vincere trofei, spesso caratterizzata da anni di digiuno. I ricordi del “Triplete”, quando l’Inter guardò tutti dal punto più alto d’Europa, sono ancora freschi. C’è fame di vittoria, anche partendo da un trofeo meno importante come la Coppa Italia, più volte ingiustamente “snobbato”.
Nove, come Mauro Icardi: il centravanti, l’ex Capitano, il più fischiato e il più discusso; ma soprattutto, il passato. In un modo o nell’altro, l’argentino rappresenta il recente passato e quello che è stato il rapporto intricato tra lui, la società e una parte dei tifosi. Rappresenta il passato perché è stato una pedina fondamentale per l’Inter, un punto di riferimento negli ultimi 6 anni. Ora, come tutti sappiamo, la situazione è ancora irrisolta e c’è ancora da decidere il suo futuro. Qualcuno spera che se ne vada, qualcuno spera che rimanga. Certo è che non ci si può dimenticare ciò che ha significato per l’Inter.
Dieci, come Lautaro Martìnez: figura antitetica proprio rispetto a Icardi. Si contrappone alla figura del n°9 (probabilmente partente e sicuramente in guerra con la Curva Nord) come speranza per il futuro. La sostituzione, sempre con Icardi, ne è la prova: l’uscente non riesce a non tenere la testa bassa, mentre lui, a petto in fuori, viene accolto con un boato che universalizza il tifo. Futuro, futuro, futuro.
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