Storia del Presepe e del Principe Milito – Chi erano i Lari? La Mitologia (è Ovidio che scrive…) ci racconta che nacquero due gemelli, partoriti, appunto, dalla Ninfa Lara. Il padre era Mercurio, figlio del Dio degli Dei: Giove. La storia non è del tutto “edificante”, perché, pare, che Lara non fosse riuscita a tenere la lingua a freno e aveva raccontato alla moglie di Giove, Giunone, di un “flirt” del marito con un’altra Nifa: Giuturna. La bella e tettona Giunone aveva fatto la sua scenata da moglie, ma non se l’era presa più di tanto, perché era ben a conoscenza delle scappatelle del marito e, parliamoci chiaro, anche perché pure lei era un bel “puttanone”. Anche se sei il Dio degli Dei (anzi, specialmente per questo motivo) sentire la moglie che urla non è piacevole… Così, Giove, molto arrabbiato, fece tagliare la lingua a Lara, ma come punizione non gli bastò. Chiese al figlio Mercurio di condurla nell’Ade (gli Inferi). Il figlio garantì, ma, evidentemente, essendo Lara una Nifa, era bellissima, e così, Mercurio, degno figlio di cotanto padre, ci provò. Qui il dramma: Lara oppose resistenza e Mercurio la spinse a terra e la violentò, lasciandola incinta.
Ma i Lari che a noi interessano sono i Lares familiares… Ma sì, li avrete visti nel film “Il Gladiatore”: sono quelle statuette che rappresentano i familiari e, possiamo dirlo, sono le antenate delle nostre statuine del Presepe. Bene, si sa, nella tradizione del Presepe Napoletano vi sono statuite di ogni genere: personaggi del mondo della canzone e dello spettacolo, politici, personaggi storici. Ecco ci siamo, ora si parla di Inter…
Diego Milito è stato certamente il Gladiatore della stagione sportiva 2009/2010; ha siglato i quattro goal che hanno dato all’Inter la conquista del “Triplete”. In Coppa Italia (0 a 1 sulla Roma), poi, il goal a Siena (vittoria dello scudetto); infine, i due goal di Madri nella Finale di Champions League contro il Fußball-Club Bayern München. Diego Milito è rimasto nei cuori di molti tifosi nerazzurri e non è blasfemo che abbia anche lui un posto nei Presepi milanesi.
Il Principe, Diego Alberto Milito
“Il Principe”, Diego Alberto Milito. “Né Campari né Mojito, ubriachi di Milito”, era scritto su uno striscione che accoglieva i giocatori ad Appiano Gentile. Basterebbero questo soprannome e questo slogan, coniato dai tifosi interisti all’indomani del suo sbarco a Milano, per far capire chi è stato Diego Alberto Milito e cosa ha rappresentato per i colori nerazzurri. Già bomber di razza in due continenti, prima di scrivere con le sue reti i capitoli più belli della storia della “Beneamata”. Si era già fatto apprezzare nella Genova rossoblu, che non ha mai smesso di amarlo nemmeno dopo il suo addio al Grifone per tentare l’avventura nella grande squadra. Chiamato a sostituire nei cuori dei tifosi e negli schemi di Mourinho un certo Zlatan Ibrahimovic, Milito non si fa intimidire dalla pesante eredità e anzi nel giro di soli diciassette giorni scolpirà il suo nome nella leggenda. Il “Triplete” del 2010, ovvero, l’impresa mai riuscita a nessun’altra squadra italiana di conquistare tutti i trofei stagionali, porta in calce il suo prezioso autografo. È suo il goal che piega la Roma, decidendo la Finale di Coppa Italia. È sua la rete che batte il Siena regalando all’Inter i tre punti fondamentali per ricucirsi il tricolore sulle maglie all’ultima giornata. Ed è sua la doppietta al Bayern Monaco, con la quale l’Inter torna dopo 45 anni sulla vetta d’Europa. Nella sua bacheca nerazzurra figurano inoltre un’altra Coppa Italia, una Supercoppa Italiana e un Mondiale per club.