Finalmente il gioco più bello del mondo è tornato a disputarsi, con tutti gli annessi e connessi del caso, non ultimo quel gesto automatico di espulsione della fatica pisicofisica, sottoforma di saliva che, nonostante artifizi preventivi messi in atto da ogni Federazione per tenere a bada una nuova epidemia, non può essere impedito ai calciatori.
Già, ma come verrebbe sanzionato oggigiorno, alla luce di un quadro così ferreo di norme restrittive contro chi non rispetta distanze sociali e utilizzo di mascherine sui normali luoghi di lavoro, lo stesso getto di saliva, se la destinazione ultima non fosse il manto erboso, bensì, la figura del diretto avversario?
Il Calcio per sua natura è sport rude, che induce l’uomo a estrinsecare le più basse e rozze pulsioni frutto di un agonismo ancestrale in cui, per vincere, si mette in campo tutto l’arsenale bellico di cui si dispone. Ed è forse questo un dei tanti aspetti che rende questo gioco appetibile agli occhi dello spettatore come se fosse un disperato richiamo a non dimenticarci che anche noi siamo animali, sociali sì, come disse Aristotele, ma pur sempre animali.
Sarà per questo che la nostra memoria sportiva magari potrà cancellare qualche goal visto qua e là, distrattamente, soprattutto dopo l’avvento della “Pay per view”; ma mai e poi mai ci priverà del ricordo di alcuni singolari episodi, vili e virili al tempo stesso, nei quali più che Homo omini Lupus, l’uomo è stato… Lama per l’altro uomo.
24 Giugno 1990: il “Derby della Madunina” si traspone nelle nazionali di Germania Ovest e Olanda, tre tedeschi dell’Inter contro tre tulipani rossoneri. Uno di questi, Franklin Benjamin Rijkard, beniamino, di fatto e anche di nome, in onore all’inventore del parafulmine, della Curva Sud di San Siro (quella milanista), ingaggia un duello a “singolar tenzone” non con uno dei cugini milanisti, ma con Rudi Völler, centravanti della Roma: i due si insultano e capiscono benissimo, dal momento in cui cugini lo sono a livello di confine. Rijkard perde la testa e lascia partire, a distanza di un minuto, due copiosi sputi sul coppino ricciolo e trattenitore della “Alte Tante” (Vecchia Zia), soprannome di Rudi dovuto proprio a quella permanente naturale che lo contraddistingue dagli altri. L’arbitro Loustau, previo consulto, caccia sì il vile Rijkard, ma manda anzitempo a lavarsi il capo dall’offesa liquida ricevuta anche Völler, lasciando inspiegabilmente la gara in parità numerica. Le giornate di squalifica saranno solamente due per l’autore dello sputo, tutto sommato poche.
Andando avanti di nove anni ci imbattiamo in un’altra regolazione di conti all’OK Corral, sempre rigorosamente con pistole ad acqua. Si disputa il derby Roma-Lazio e Tombolini sta estraendo il rosso in faccia a Antonio Carlos Zago, centrale brasiliano della Roma. Effettivamente Zago ha sputato in bocca (come minacciò di fare Zucchero a Staffelli dopo una lite alla consegna di un Tapiro) a Simeone, ma i giocatori giallorossi stanno protestando: anche “Il Cholo” andrebbe sanzionato, perché anche lui avrebbe sputato. Tombolini semplicemente non lo ha visto perché lo sputo di Simeone è stato sopraffatto dal getto di quello di Zago, e questo è chiaro solo a un trash replay, diventato ormai icona di un’accesa rivalità capitolina, in questo caso spenta in maniera oscena dalla saliva dei due sudamericani. Per la cronaca solo tre giornate a Zago, sebbene, sul referto, si parli di: “atto violento, lesivo sul piano fisico e morale”…
Nessuno può dimenticarsi di Totti all’Europeo del 2004, andato subito in frantumi per i nostri anche a causa della cacciata anzitempo dal campo del “Pupone” caduto nella trappola di Poulsen, sacrificatosi a bersaglio delle le fauci di Francesco per la sua nazione, che invece andrà avanti.
E ancora Walter Samuel su Nedved in un Inter-Juve di Supercoppa; Mihajlovic su Mutu in una faida dell’Est Europa in Champions League; Douglas Costa che, incalzato dalla Stampa dirà di non dovere delle scuse a Di Francesco reo di averlo provocato in maniera molto più sporca della sua saliva, e tanti e tanti altri…
Ma c’è un episodio ancor più singolare che risale solo all’anno scorso: Ranocchia in Inter-Cagliari viene colto da un fermo immagine mentre sembra sputare all’indirizzo del “Quarto uomo” Ivan Pezzuto a gara già terminata: il fatto che stia animosamente protestando lo mette sotto la lente d’ingrandimento, ma subito dopo si capirà che la prospettiva del fermo immagine è ingannevole e così verrà scagionato da una possibile pesante squalifica.
Squalifica che potrebbe avere ripercussioni serissime e anche fuori dall’ambito sportivo se, ai nostri giorni intaccati ormai endemicamente dal Covid, un malcapitato di turno perdesse le staffe e decidesse di rinverdire questo vasto elenco di Campioni di uno degli sport più in voga da sempre, il lancio dello sputo. Che però, come infaustamente disse Eugenio Fascetti dopo un increscioso episodio al termine di un Bari-Torino, stavolta sì, potrebbe anche essere infetto.
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