Quando il bisogno di punti prevale su tutto il resto

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Da qualche anno a questa parte, chi è interista è succube di una puntuale delusione calcistica per mano della Beneamata nei mesi di dicembre e di gennaio (giorno più o giorno meno, poco cambia). Delusione forse prevedibile per i superstiziosi, ma impensabile, assurda, per gli ottimisti e i meno scaramantici.

Chi è interista lo sa, si sente parte integrante di un circolo vizioso impossibile da fermare, travolto assieme alla squadra da una valanga di risultati e prestazioni negative, che distruggono le basi solide createsi nei mesi precedenti. È successo con Pioli e con Mancini, e così con Spalletti la scorsa stagione e, ovviamente, anche in questa, ancora in corso.

L’Inter, nel complesso, in questa stagione ha fatto bene, molto bene. Certo, c’è stato qualche rammarico e qualche punto in meno rispetto alla stagione passata, ma, con l’impegno in Champions League e le dirette concorrenti così forti, era inaspettato consolidare il terzo posto, staccandosi dalla Roma di così tanto quasi subito. Poi è arrivato quel periodo maledetto e c’è stata la flessione negativa. La Roma, il Milan, l’Atalanta e la Lazio ormai sono dietro di pochi punti e vanno staccate al più presto, possibilmente partendo da Parma.

Però, parliamo seriamente: razionalmente non può essere colpa di un periodo dell’anno. La ragione logica forse non si può capire in questi casi, ed è evidente che l’Inter abbia disperato bisogno di punti. Lasciamo stare l’eventuale prestazione positiva, che senza il risultato è fine a se stessa. Lasciamo stare il livello dell’avversario, o il fatto che il Bologna non vinceva da quattro mesi. Lasciamo stare Spalletti, che di responsabilità ne ha fino a un certo punto. Lasciamo stare i fischi, spesso esagerati e inconcludenti. Servono i punti per allontanare le paure. Servono i punti per avere una base solida con cui lavorare sui difetti. E quando non arrivano, bisogna vedere in che modo. Perché se l’avversario è più bravo gli si fanno i complimenti, ma se giochi senza passione e senza voglia, non va bene. I giocatori che vanno in campo devono lasciare SEMPRE tutto sul campo; poi sono inevitabili gli errori tecnici e le sconfitte, ma la regola deve valere per tutti: non si esce dal campo senza aver dato tutto. Infine, potrà suonare come una frase fatta, ma chi scende dal carro in questi momenti non è ben accetto. Perché si deve continuare uniti, tutti insieme. Nel bene e nel male.

(Le foto di #InterBologna sono di Mattia Ozbot)

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Nicola Amoretti
Nicola Amoretti
Nicola Amoretti è nato in Toscana, ad Arezzo, il 4 Gennaio 1998, proprio nel giorno in cui a San Siro si giocava Inter-Juve e Ronaldo, dopo una lunga corsa sulla destra (sfuggito anche a un tentativo di fallo) serviva a Youri Djorkaeff il pallone della vittoria. Amoretti vive a Milano dai primi Anni 2000. Attualmente studente, è appassionato di Calcio e dell’Inter, ama il Calcio inglese e si interessa anche di altri sport, specialmente: Pallacanestro e Tennis. Gioca nella Macallesi, società di periferia di Milano (squadra dove ha giocato Walter Zenga dal 1969 al 1971). Le sue passioni sono: Giornalismo, Lettura e Musica.