“Salta con noi, Antonio Conte!” ha intonato la Curva Nord, seguita da tutto il pubblico del Meazza, durante il match che l’Inter ha vinto alla grande contro il malcapitato Genoa di Thiago Motta (applaudito all’inizio dai tifosi nerazzurri che non hanno scordato uno dei grandi eroi del “Triplete”). Il coro è stato un omaggio che i tifosi nerazzurri hanno voluto tributare a colui che ha spalancato al pianeta interista inaspettati orizzonti di gloria.
Alla fine del 2019 l’Inter respira, inebriata, a pieni polmoni l’aria del primato in classifica a quota 42 punti e la coabitazione della vetta della Serie A con la Juve non toglie nulla all’impresa di mister Conte e dei suoi ragazzi, anzi, ne certifica l’assoluto valore. Sì perché chiudere l’anno appaiati a chi doveva stravincere il Campionato per via di una rosa piena zeppa di Campioni (tra cui un certo CR7), cui aggiunge una potenza economica e politica inarrivabile, rappresenta un’impresa che ha del sensazionale. Essere al comando con 42 punti conquistati su 51 disponibili nonostante l’accanirsi della “sfiga” che ha tolto a Conte un giocatore importante dopo l’altro e nonostante l’handicap di essere all’inizio di un nuovo progetto tecnico che ha comportato una rivoluzione dell’organico è un qualcosa che deve spingere ogni tifoso interista a pizzicarsi e a domandarsi: “Sogno o son desto?”.
I soliti interisti affetti da “tifo funereo” ci terranno a sottolineare che l’obiettivo della qualificazione agli Ottavi di Champions è stato fallito, ma non bisogna farsi “infettare” da questa patologia e applaudire, invece, la truppa di Conte e Marotta che è stato l’ingegnere meccanico perfetto della fuoriserie nerazzurra, poi, sapientemente messa a punto dall’allenatore pugliese.
I successi di un club iniziano dalla dirigenza e l’arrivo di Beppe Marotta alla corte del Presidente Zhang ha cambiato sensibilmente le prospettive dell’Inter avvilita da una serie di stagioni fallimentari che ne stavano intaccando la prestigiosa storia. L’ingegnere Marotta si è rimboccato le maniche, ha individuato i pezzi del motore da cambiare e per far correre veloce la fuoriserie che aveva in mente ha scelto Conte come pilota. Antonio Conte si è dimostrato un eccezionale pilota collaudatore che assieme all’ingegnere Beppe ha selezionato i pezzi giusti per il motore della fuoriserie interista che è sfrecciata per prima sul traguardo del campionato di fine anno.
Tra i “pezzi giusti” del motore nerazzurro c’è Romelu Lukaku che con la doppietta messa a segno col Genoa ha spinto sulla vetta l’Inter raggiungendo il considerevole bottino di 12 reti segnate in Campionato. A queste si aggiungono le 2 realizzate in Champions per un totale complessivo di 14 palloni infilati nel sacco. Davvero niente male e non lasciatevi traviare dai “tifosi funerei” e da chi appiccica a “Big Rom” la colpa dell’eliminazione dalla massima competizione europea. Mica sono interisti quelli che sostengono quella roba lì, ma soggetti che aspirano a vedersi spuntare una “gobba” (bianconera…) sulla schiena. Noi ci godiamo alla grande il nostro Romelu senza se e senza ma. Tutto il resto è noia!
Tornando a Inter-Genoa, è stato bello giungere alle soglie del 2020 con il poker rifilato ai rossoblù abbinato alla prestazione convincente dei nostri ragazzi che si sono così buttati alle spalle il periodo buio che sempre arriva nel corso di una stagione. Periodo “buio” per via degli infortuni “sfigati” che hanno colpito la ristretta rosa nerazzurra e che hanno originato 3 risultati negativi consecutivi (2 pari in Campionato e il Ko di Coppa col Barcellona) nel mese di dicembre. Teniamo a precisare che le coraggiose prestazioni offerte dalla rimaneggiatissima truppa interista avrebbero, comunque, meritato ben altro. Del resto, nel match col Genoa è stato sufficiente recuperare Candreva e Gagliardini per sentire di nuovo ruggire il “motore” nerazzurro e per rivedere quelle trame offensive avvolgenti, veloci, verticali, penetranti e incisive che avevamo ammirato nella prima parte di stagione. La preziosa vittoria e la bella performance sono state, inoltre, ben condite dal sospirato rientro di Stefano Sensi che ha giocato i 20’ finali dando “geometrie” che mancavano alla manovra nerazzurra da due mesi e mezzo. Naturalmente, gli interisti colpiti da “tifo funereo” con la gobba ormai sporgente sulla schiena (sono sempre lì, in agguato) non hanno mancato di sottolineare la fragilità e la pochezza dei genoani, ma ciò non ci preclude la visuale sugli orizzonti di gloria che il primato in classifica ci ha dischiuso. Con l’infermeria che si svuota sognare è lecito.
Dai sogni, però, bisogna passare alla realtà: per competere fino alla fine con la Juve (e con la Lazio) per vincere lo scudetto e per provare seriamente a mettere in bacheca Coppa Italia e, magari, anche la Europa League, occorre rimpolpare la rosa. “Vogliamo dominare il mondo” è il proclama lanciato dal Presidente Steven Zhang dal palco della festa di Natale dell’Inter ed è già ora di tradurre le parole in fatti concreti. Non ci devono essere venduti sogni, ma solide realtà. I progetti sportivi vincenti riguardano il futuro, e il futuro è adesso! È adesso che l’Inter può finalmente mettere qualcosa nella bacheca togliendole le ragnatele. Conquistare lo scudetto dopo tanti anni non è una chimera e, allora, dal mercato di gennaio devono arrivare rinforzi pesanti perché vogliamo saltare di gioia a fine stagione assieme al nostro mister.
Dunque, Signor Zhang compri ciò che Conte le chiede e noi le urleremo: “Salta con noi!”.
(Le foto di questo servizio sono di #MattiaOzbot)
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