Lu-La Hoop in #InterLazio e l’Inter è balzata in testa alla classifica scavalcando il Milan battuti a sorpresa dallo Spezia. L’Inter è prima alla 22^ giornata come non accadeva dai tempi di Mourinho. Nerazzurri primi nonostante il caos societario, gli insulti degli avversari, la campagna mediatica avversa, parte della tifoseria contraria al tecnico e svariati torti arbitrali. Essere primi in queste condizioni è un’impresa davvero unica. Primi e unici!
Grande prova corale dei nerazzurri che hanno vinto il match con la Lazio di mister Inzaghi grazie alle reti dei suoi attaccanti tornati “Gemelli del goal”.
L’Inter ha affrontato i biancocelesti con sagacia tattica, ha lasciato l’iniziativa agli avversari scesi sul prato di San Siro per dettare legge, forti di sei vittorie consecutive.
I laziali hanno puntato su una manovra avvolgente per cercare di aprire l’attenta difesa interista e favorire gli inserimenti di Milinković e Luis Alberto. Immobile cercava di sottrarsi a De Vrij allargandosi a sinistra, ma scivolava dalla padella alla brace, incappando in Škriniar, spietato in marcatura e nelle chiusure.
Quando l’Inter ha alzato il pressing e ha dato il via a ficcanti transizioni, la Lazio è affondata.
Al 20’ palla riconquistata da Eriksen, verticalizzazione su “Big Rom” e invito di prima per Lautaro messo a tu per tu con Reina: un’azione da manuale interrotta da un intervento scomposto, in area biancoceleste, di Hoedt franato su “Il Toro”. L’inevitabile rigore (Inzaghi non ha gradito la decisione arbitrale evidenziando deficit di sportività) è stato trasformato da par suo da Lukaku.
A differenza dell’inizio di stagione quando l’Inter balbettava nella fase difensiva e mostrava carenze a difendersi a ridosso della propria area, De Vrij e soci hanno mostrato determinazione e padronanza di nervi nel fronteggiare la pressione ospite. I difensori interisti non hanno fallito un solo intervento, sterilizzando completamente la fase offensiva dei laziali. Immobile ha calciato in porta una sola volta senza impensierire Handanovič.
Poco prima del the il morso letale, degno di un cobra, di “Big Rom”.
Pressione alta dell’Inter, Brozović si e avventato in scivolata sul pallone, carambola su Lazzari e zampata assassina di Lukaku che ha beffato, sul filo dell’offside, Patric e Reina.
Nella ripresa “Big Rom” e l’Inter hanno dimostrato la personalità che solo i grandi possiedono. Nessun tentennamento dopo il possibile 3 a 0 “bruciato” da Hakimi e il bizzarro goal che ha dimezzato il vantaggio nerazzurro, incassato da una punizione di Milinković, deviata involontariamente da Escalante.
Come un pugile che a un pugno pesante reagisce assorbendo il dolore per ripartire all’attacco e sferrare il colpo del Ko, l’Inter ha piazzato un contropiede (usiamo per una volta il vecchio vocabolo) magistrale con verticalizzazione di Brozović, dopo la riconquista del pallone ai limiti dell’area nerazzurra, per “Big Rom” che ha ridicolizzato in accelerazione Parolo e ha messo il “cioccolatino” da scartare a “Il Toro”, che ha ringraziato e insaccato a porta vuota il pallone del 3 a 1 definitivo. Il pugno del Ko o, se vogliamo, parafrasando un’altra disciplina, scacco matto in 3 mosse.
Amministrazione impeccabile del vantaggio della truppa di Conte fino al triplice fischio e tanti saluti ai bellicosi e baldanzosi propositi di Simone Inzaghi, cui non sono serviti i cinque cambi operati. Poco felice l’idea di rimpiazzare Radu (forfait dell’ultimo minuto) con Hoedt al centro della difesa, tanto come quella di sostituire quest’ultimo, dopo l’intervallo, col bravo ma lento Parolo. Il classico rimedio peggiore dei mali.
Inter in testa, dunque, dopo aver coronato con successo l’inseguimento al Milan durato 20 giornate. Migliore viatico per il derby più importante degli ultimi dieci anni non ci poteva essere. Che sfida sarà? Quale sarà la chiave tattica? I derby sono sempre impronosticabili. Siamo moderatamente fiduciosi perché l’Inter ha salito un altro gradino verso l’attico principesco che spetta ai grandi. La squadra funziona con meccanismi ben oliati ed è parsa tonica anche sotto il profilo atletico. Antonio Conte ha svolto un lavoro egregio riuscendo a creare una “bolla” in cui ha plasmato la formazione da primato rendendola impermeabile alle pressioni esterne e, soprattutto, al travaglio societario.
L’Inter si è inerpicata in vetta nel momento più delicato della sua storia. Non abbiamo notizie di un caso simile accaduto in passato nei cinque Campionati top d’Europa.
Conte è riuscito a rendere la sua formazione rocciosa, compatta e più forte di tutto. Lo stesso mister ha digerito critiche e insulti di ogni tipo tesi a complicargli oltre misura il compito di rendere competitivo il suo team. I tifosi interisti detrattori di Conte gli dovrebbero chiedere venia e da adesso in poi supportarlo e non sopportarlo col dispetto. Il mister non è nemmeno più attaccabile sul fronte Eriksen perché il danese pare aver, finalmente, appreso i compiti da svolgere in campo ed è stato innestato da Conte sul telaio interista con successo nel ruolo di mezzala. Eriksen è diventato parte integrante del progetto tecnico dopo aver convinto anche in cabina di regia come vice Brozović. Con la Juve e la Lazio ha giocato dal 1’ da interno sinistro e ha dato un contributo di sostanza e tecnica al centrocampo nerazzurro.
Nelle ultime due sessioni di mercato il Presidente Zhang ha negato al mister gli innesti richiesti sulla fascia sinistra, ma Conte non si è dato per vinto e ha risolto il problema trasformando il bozzolo a disposizione in farfalla. Il bozzolo è Ivan Perisic, trasformato da anarchico e capriccioso esterno offensivo in un disciplinato soldato a tutta fascia, disposto a sacrificarsi in copertura pur di dare il proprio contributo per arrivare all’obiettivo comune.
Ora Conte deve guidare la sua armata nel derby per rinsaldare la prima posizione appena conquistata. Un derby che vedrà una sfida nella sfida perché incroceranno i ferri i due “nemici” Lukaku (ora capocannoniere con 16 reti in coabitazione con CR7) e Ibrahimović.
Sarà un derby degno di quelli mitici disputati negli Anni ’60, quando le milanesi dominavano in Italia, in Europa e nel mondo e se gli spalti fossero pieni si potrebbe persino pensare a un derby della “Milano da bere”. Ci aspetta un derby affascinante che la truppa interista potrà fare proprio se seguirà senza esitare il proprio condottiero con la convinzione di poter restare saldamente in cima alla classifica. Angelo Moratti disse che non aveva scelto di essere Presidente di un club di Calcio, ma dell’Inter che è diverso.
Conte ha recepito la filosofia morattiana e ha compreso che l’Inter è un club “unico” e che vincere con la “Beneamata” ha un significato molto particolare. Il condottiero leccese deve trasmettere tutto questo ai suoi soldati che andranno a combattere nel derby per restare “Primi e unici”.
(La foto in apertura di servizio è di ©Mattia Ozbot)
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