Ora è ufficiale, Perišić si trasferisce al Bayern Monaco in prestito con diritto di riscatto, per una cifra totale di 25 milioni.
La prima domanda che ci si pone vedendo questa cifra è: ma come, sicuramente con i prezzi spropositati di adesso, Perišić vale molto di più, o no?
Beh… Evidentemente no.
Il trentenne croato è stata una delle delusioni più grandi dell’Inter degli ultimi anni.
Con le sue strepitose qualità individuali, da “decatleta” (citando la telecronaca di Adani), ci si è sempre aspettato un giocatore in grado di fare la differenza, un giocatore che spacca le partite, un top player invidiabile e potenziale titolare in molte squadre italiane ed europee.
Ambidestro, fisico imponente e progressione di corsa in grado di accendere le partite ed entusiasmare il pubblico.
Ma di entusiasmante c’è stato davvero poco nella sua esperienza in maglia nerazzurra.
Esatto, perché Perišić è stato sempre un giocatore discontinuo, imprevedibile nelle prestazioni e spesso deludente.
Tante, troppe prestazioni di pessimo livello nonostante la titolarità praticamente assicurata, probabilmente per problemi di profondità di rosa e di una conseguente assenza di vera competizione.
Durante questi quattro anni a Milano ha fatto imbestialire tanto i tifosi nerazzurri per la sua svogliatezza, caratteristica che in campo si è sempre evidenziata molto di più rispetto a quelle fisiche sopracitate.
Quando i tifosi vedono un giocatore scarso e con poche potenzialità fa arrabbiare, poiché si potrebbe avere di meglio e ci si deve accontentare, ma quando un giocatore forte (sulla carta) non ci mette la voglia e quindi gioca in modo ridicolo, il pubblico si irrita ancora di più.
Per non parlare dei casini nello spogliatoio; non ha mai nascosto la sua volontà, in tutte le sessioni di mercato, di volersene andare da Milano, spesso destinazione Manchester, ammiccando più volte alla Premier League e ai Red Devils.
Come si fa a mantenere un ambiente sano con un giocatore che se ne vuole esplicitamente andare e che non gioca bene ?
Impossibile, se si aggiunge e si ricorda che, poco prima del “Caos Icardi”, c’era proprio il “Caos Perišić”, che aveva costretto Spalletti ad ammettere che il croato era “distratto nel lavoro quotidiano”, nonché a essere accostato a varie squadre soprattutto verso la fine di gennaio.
Nell’Inter di Conte non avrebbe trovato spazio, non avendo le caratteristiche giuste per fare l’esterno di tutta fascia o l’attaccante, provato nell’International Champions Cup in coppia con Esposito.
Dunque, se ne va con 162 presenze e 40 goal un giocatore dalle grandi potenzialità e dalla poca voglia.
I tifosi nerazzurri non soffriranno, soprattutto perché ora si cercherà un sostituto, sperando che, chiunque sia, abbia un minimo desiderio di giocare per l’Inter.