Da qualche parte era scritto che un giorno si ritrovassero, non poteva non tornare in quella che è stata casa sua per moltissimi anni. Lele Oriali, “Piper”, come lo aveva soprannominato Gianni Brera in virtù della sua vivacità paragonata a una marca di Champagne, torna a far parte della grande famiglia dell’Inter.
Una vita da mediano, trascorsa in gran parte in neroazzurro: cinque anni nelle giovanili più tredici in prima squadra con due scudetti, due Coppe Italia e un Mondiale memorabile con la maglia della Nazionale.
Da dirigente ha vissuto al fianco di Mancini prima e Mourhino poi, la rinascita interista, culminata con lo storico Triplete. Il nuovo corso del Biscione non poteva non ripartire anche da lui, dopo gli arrivi di Beppe Marotta e Antonio Conte. Due personaggi con grande personalità e un passato juventino importante anche se diverso: per Marotta più professionale, legato al suo ruolo manageriale, per Conte, invece, con un senso di appartenenza alla Juve sicuramente più radicato, avendo rappresentato un modello per tutto il popolo bianconero. La fascia da Capitano e le vittorie, sia da giocatore, sia da allenatore, ne hanno rafforzato la sua juventinità. Serviva dunque all’Inter una figura forte che ne ricordasse e rappresentasse i valori e la storia del club. Lele Oriali incarna alla perfezione quello che per molti tifosi rappresenta insieme a Giacinto Facchetti uno degli uomini simbolo dell’Inter. Lui, che ha giocato insieme a Facchetti e Mazzola, Altobelli, Beccalossi e Beppe Bergomi; lui, che da dirigente ha vinto la Coppa dei Campioni accanto allo “Special One”, dopo averne persa una da giovanissimo contro l’Ajax di Johan Cruiyff. Lui che sa cosa vuol dire aver indossato “questa maglia”. Una vita da mediano, come dice il Liga, passata “a recuperar palloni per chi finalizza il gioco”. Ma al di là dell’aspetto emotivo l’Inter, con Oriali, ritrova un uomo di grandi capacità, di valore assoluto che darà un contributo di competenza e esperienza davvero importante.
Bentornato a casa Lele.