L’Inter di Antonio Conte è indubbiamente in un momento di forma, esaltazione e ottimismo, tale che i sei punti di vantaggio sulla seconda sembrano pochi.
Non si è arrivati fino a questo punto per caso, ci è voluto tempo e lavoro per trovare la quadratura giusta; si è passati dall’Inter col trequartista, all’Inter che pressa alto, lascia praterie in difesa e subisce due goal a partita, al “Conte Zen”, ovvero l’incarnazione umana di un palese ossimoro.
Il primo posto in classifica porta con sé responsabilità che in molti hanno trasformato in “obbligo di vincere lo Scudetto” o “L’Inter è l’anti-Juve”, appellativo che per chi ha memoria riecheggia sin dal primo Spalletti.
Se ora l’obiettivo è vincere il Campionato (spinti dall’aiuto indesiderato di non partecipare alla Champions League), bisogna cercare di fare punti in tutte le prossime 13 partite.
Per fare ciò, eventuali turnover non obbligati da esigenze fisiche servirebbero solo a intralciare un meccanismo che sta funzionando molto bene.
Per forza di cose qualche punto verrà lasciato per strada anche con la formazione titolare, ma il concetto di turnover non piace ai tifosi come non piace a Mister Conte.
Proprio Conte, durante la Conferenza Stampa, prima della partita contro il Parma, lo ha detto chiaramente: “L’esperienza mi porta a dire di non guardare oltre la prossima partita. Fare calcoli non mi interessa; ho grande fiducia, non vedo perché debba fare calcoli stupidi”.
Questa è la mentalità giusta, la mentalità vincente che ti porta a macinare punti (quantomeno a provarci usando il massimo delle tue possibilità), guardando tutti allo stesso modo e senza sottovalutare nessuno.
I tre punti hanno la stessa valenza contro tutte le squadre, non solo negli scontri diretti: Parma, Crotone, Spezia, Bologna, Torino. Sono tutte tappe fondamentali per puntare a vincere lo Scudetto, e il gruppo ha assimilato questo tipo di pensiero ottenendo già i primi risultati.
C’è da sottolineare una cosa importante: l’Inter non ha grandi sostituti per i titolari. Si può affidare a Sanchèz per Lautaro, Vidal per Eriksen (finalmente e giustamente diventato titolare fisso) e Darmian per Hakimi. In difesa il discorso è diverso, poiché se si dovesse fare male uno dei titolari, i sostituti sarebbero Ranocchia, Kolarov e D’Ambrosio. Non esattamente rimpiazzi di grandissimo livello per un reparto che, oggi, è praticamente perfetto.
A centrocampo ci si deve affidare alla fortuna, fattore che qualsiasi allenatore non vorrebbe neanche prendere in considerazione. Vidal e Gagliardini sono gli unici quasi sempre disponibili, Vecino non si vede in campo da un anno e Sensi fa tappa fissa in infermeria.
Dunque, nelle prossime famose tredici “Finali”, ci aspettiamo la “solita” Inter, consolidata e con poche modifiche apportate di tanto in tanto.
(La foto in apertura è di ©Mattia Ozbot)
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