È sempre facile associare le qualità di un calciatore al loro momento di forma, al loro errore decisivo o al loro goal decisivo. Lautaro Martìnez ha segnato la rete fondamentale da tre punti contro il Napoli, lo scorso Santo Stefano, ed era improvvisamente diventato un fenomeno, idolo di tutti e principale pretendente per un posto da titolare. Quindici giorni prima, però, tutti ricordiamo il colpo di testa fallito al 93’ minuto contro il PSV. Una palla che, se fosse entrata, avrebbe mandato il delirio tutti i nerazzurri e avrebbe cambiato sorti e giudizi della stagione di questa Inter. Sbaglia un goal facilissimo nei primi minuti contro il Torino e, quattro giorni dopo, sbaglia il rigore contro la Lazio che, insieme all’errore di Nainggolan, ha sancito l’eliminazione dalla Coppa Italia. Conseguenza? Critiche e definizioni ingenerose (fondate o meno), ma quello che salta all’occhio è la messa in dubbio delle sue qualità. Sia chiaro, il talento Lautaro ce l’ha; ce l’ha eccome, ed è cristallino. Il goal vittoria contro il Parma ne è un palese esempio: senso della posizione e del goal, istinto puro da attaccante, qualità tecniche e fisiche. Ha ancora tanto da dimostrare e tanto da giocare, poiché giustamente è messo in ombra dal Capitano Icardi, titolare inamovibile. Ma andiamoci piano con i giudizi affrettati. Dopo il goal di sabato sera non è ritornato un fenomeno e, sicuramente, al prossimo errore non ritornerà a essere un “Bidone”.
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