L’analisi di Roberta Santoro (dottoressa in Scienza dello Sport è specializzata in Marketing Organizzazione e Sociologia dello Sport) su quanto può accadere in campo ad alcuni giocatori in certi momenti della stagione: l’importanza del fisico e l’importanza della mente. Forse prima di disapprovare alcune prestazioni dei giocatori bisognerebbe riflettere un po’. P.A. (Le immagini di Fabio Pistoia sono del ritiro estivo dell’Inter a Riscone di Brunico – Estate 2015).
Finalmente arriva il tanto atteso giorno della partita e sale la tensione, ci si prepara per vederla in compagnia degli amici, allo stadio, al bar o da soli seduti comodamente sul divano. In quella magica atmosfera che precede il fischio dell’arbitro si favoleggia, si fanno pronostici, ci si chiede se abbiamo scelto la formazione giusta per il fantacalcio e perché no… già immaginiamo cosa dire all’amico tifoso della squadra avversaria.
Ecco finalmente in campo gli 11 eroi, fortissimi tecnicamente, belli e atleticamente preparati. Sono un insieme di potenza, una garanzia di vittoria, ci fanno sognare. Le nostre aspettative sono nelle loro mani, anzi, nelle loro gambe, e nelle decisioni prese dall’allenatore. L’“allenatore”, il “tecnico”, questa figura indispensabile per la squadra, il migliore se la squadra vince, vittima spesso dei peggiori epiteti se la partita finisce male.
Sembra tutto così facile visto da fuori. Le società sportive dispongono dei migliori elementi, hanno infiniti privilegi, godono del supporto di preparatori atletici davvero in gamba e di uno staff medico al top in caso di necessità e l’allenatore prescelto per la guida della squadra è il migliore.
Ma allora perché una squadra perde? Semplice: perché è normale che sia così! Una squadra vince, l’altra perde o terminano in parità. Tutto avviene a causa della fortuna e della sfortuna? A volte sì ma concretamente non tutti i tifosi sanno che tanti e variegati sono gli elementi che determinano la prestazione eccellente di una squadra o del singolo giocatore seppur si trovi in una “scuderia” al top.
Si sa che la preparazione atletica è fondamentale nel gioco del Calcio e che le componenti atletiche sono molteplici dal momento in cui il Calcio, definito come uno sport di squadra con impegno aerobico e anaerobico alternato, necessità in primis che ogni atleta goda di un ottimo trofismo muscolare che corrisponde ad una determinata potenza nell’esecuzione di gesti fondamentali al gioco e che gli consente di contrastare nel miglior modo gli avversari.
Un buon calciatore possiede reattività, precisione e coordinazione elevate che gli permettono di gestire le situazioni al meglio e prendere decisioni esecutive in frazioni di secondi.
Forza esplosiva e velocità sono altre caratteristiche necessarie al giocatore che deve inoltre possedere anche una validissima componente aerobica che gli consente di mantenere costante lo sforzo nel tempo.
Tutte le “capacità” appena nominate necessitano di un allenamento specifico e normalmente ogni atleta distinto nel suo ruolo dovrebbe avere un programma personalizzato.
Ogni squadra dispone di un team che si cura di tutto questo al fine di ottenere prestazioni eccellenti , ma purtroppo si sa che così, come la più bella tra le Ferrari può ritrovarsi senza benzina o subire danni, la stessa cosa vale per i calciatori più blasonati. Poco turn over, gare sempre più ravvicinate nelle varie competizioni, stress fisico e mentale, situazioni personali, scarsa “group cohesion”, difficile gestione del team e del singolo giocatore da parte dell’allenatore, fanno si che il meccanismo si inceppi ed ecco la catastrofe.
Magari all’inizio si pareggia, poi purtroppo arriva la sconfitta , il “beniamino” di turno sbaglia i rigori ed ecco l’avvio di una catena che porta alla crisi, al nervosismo, a contestazioni e a decisioni risolutive prese dalle società che non corrispondono sempre a riportare la squadra alle stelle.
È vero che negli ultimi tempi la preparazione atletica grazie all’apporto della tecnologia ha permesso miglioramenti notevoli e che attorno alla squadra gravitano preparatori che si occupano di migliorare le performances in ogni singolo aspetto e spesso ormai per ogni singolo giocatore, ma risulta davvero difficile gestire determinati carichi di lavoro in virtù degli impegni che le squadre devono affrontare ed è vero che si sono ridotti drasticamente i tempi dedicati ai ritiri questo per motivi economici e nuovamente di impegni da sostenere. Molto probabilmente quella del “gioco”, della “situazione” è la componente sulla quale si dovrebbe investire di più accantonando quella che prima privilegiava lunghe corse e lavori sulla resistenza.
Le migliori società dispongono di “figure” rilevanti che ruotano intorno all’allenatore e una di queste è lo “Psicologo dello Sport” che spesso osserva gli allenamenti dei giocatori e con il quale i giocatori sostengono alcuni colloqui nei quali emergono determinate condizioni psicologiche che, si sa, hanno anche loro effetto sull’andamento della gara e, purtroppo, non sempre c’è sinergia tra una ottima capacità fisica ed una “mens sana”.
Detto questo, per quanto spesso permanga la “rabbia” nel vedere brutti risultati, dovremmo pensare che in campo ci sono uomini e non autonomi e pertanto essendo umani possono sbagliare e riflettere sul fatto che così come il fisico sottoposto a duro sforzo necessità di riposo, anche la mente per recuperare ha bisogno di serenità e il fatto di essere giocatori di Serie A con stipendi dorati ha poco a che vedere con l’andamento naturale e fisiologico degli eventi al quale purtroppo difficilmente si può far fronte.