Milano è nerazzurra; l’unica cosa che conta – Di Luca Sullivan Amoretti

In Campo In Primo Piano Nerazzurri

Quattordici giorni di attesa per rivedere la nostra Inter scendere in campo. Ma ogni interista è da duecento giorni che aspetta. Dall’ultimo derby, quello 0 a 0 che ancora brucia per il doppio errore a porta vuota di Maurito. Ma fu un doppio errore?

Un forte vento imperversa in uno “Stadio Meazza” tutto esaurito, l’atmosfera è elettrica, lo spettacolo è garantito: si apre con la coreografia mozzafiato della Curva Nord il 222esimo “Derby della Madonnina. La coreografia dei “cugini” (li chiamano così, alcuni…) passa inosservata, al confronto di quella della Curva nerazzurra. Sarà così anche per la prestazione in campo: i neroazzurri attaccano alla gola un Milan confuso e impreciso, che sotto il pressing asfissiante e continuo di un Inter che somiglia a tratti al Liverpool di Klopp, non riesce a costruire praticamente nulla, se non qualche debole contropiede. La tanto celebrata “tecnica superiore” dei rossoneri (così come l’aveva definita Gattuso) non ha modo di esprimersi. C’è solo una squadra in campo, ma il goal, purtroppo, non arriva.

Allora sale l’ansia, a ogni rintocco dell’orologio il fiato si fa più corto, lo spettro di un altro pareggio immeritato è sempre più consistente. Sono tre i minuti di recupero concessi dall’arbitro, prima della fine. Scorrono veloci, velocissimi. Ma Candreva alza un pallone sulla fascia per Vecino, che, di prima intenzione, mette un cross a giro in mezzo all’area, Donnarumma esce a vuoto, Musacchio non tiene Icardi e scivola; il Capitano la mette, segna il vantaggio nerazzurro, liberando l’urlo dei tifosi, rimasto lì ad aspettare e a caricarsi dal quattro aprile scorso.

Finalmente esplode San Siro al nome di Mauro Icardi. Ma non è finita, il recupero ora sembra ancora infinito, e il Milan tenta un ultimo disperato arrembaggio alla ricerca del pareggio. Ma la difesa è solida e concentrata, non si passa; Guida rilascia il triplice fischio insieme all’ultimo e imponente grido dagli spalti, è finita, Milano è nerazzurra. Questa è l’unica cosa che conta. Perché si può anche fallire le stagioni, ma se si vince il derby, il sorriso al tifoso nerazzurro non lo puoi togliere. Questa è una competizione a parte, una rivalità che si rinnova anno dopo anno, tra le “gufate” e gli sfottò, e i risultati non se li dimentica nessuno. Con questo 1 a 0, per qualche mese, Milano siamo noi.

(La foto in apertura della Curva Nord 69 è di Pigi Arcidiacono)

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