Voi non ci crederete, ma qualche mese fa in un Editoriale di TUTTOSPORT qualcuno (non ricordiamo il nome di questo luminare della scienza calcistica) sosteneva che Massimiliano Allegri avrebbe dovuto imparare come si metteva in campo una squadra da Roberto Mancini. Pensate quale valenza possono avere certe firme del nostro giornalismo sportivo. Era un Editoriale non un Taglio nelle pagine interne scritto di un collaboratore alle prime armi…
Si sta giocando il più bel Campionato degli ultimi vent’anni, ma sembra che pochi se ne accorgano. Sappiamo che dal 1999-2000 al 2005-2006 il torneo è stato con certezza falsato dal sistema creato da Moggi e dagli arbitri (per noi anche dalla stagione precedente, quella di Simoni-Ronaldo). Poi, c’è stato il “dominio Inter”, con un po’ di concorrenza della Roma e, successivamente, il “dominio Juve”. Quest’anno gli equilibri sono cambiati sovente e potranno cambiare ancora, ma dobbiamo ancora subire gli “espertoni” delle pagelle, i tecnici da post risultato che prima, però, non prevedono mai nulla.
Riflettete. Tutti gli allenatori delle prime sei squadre in classifica (a eccezione di Spalletti della Roma, che è appena “arrivato”) sono stati criticati per questo o per l’altro motivo. Anche di Sarri s’è detto che non fosse all’altezza di una squadra come il Napoli… Roberto Mancini è dal Trofeo Tim che si sforza di fare capire che il torneo è lungo, che ci sono gli scontri diretti, che la forma può calare in certi momenti e crescere in altri, che la condizione psicologica del singolo atleta o dello spogliatoio possono cambiare le cose. Ma loro no, continuano… 4-4-2, 3-2-4-1, 3-4-2-1, più che giornalisti sembrano operatori telefonici: “Ma perché non ha messo questo e spostato quello? Perché non quell’altro?”, e lui ci prova ancora e spiega: “Se la squadra gioca bene non cambia nulla se usi un modulo o l’altro…”, ma nulla, loro sanno tutto e, così, anche i tifosi, sanno sempre tutto.
“Mancini è un pirla!”, sosteneva uno spettatore in Tribuna Rossa seduto accanto a noi dopo Inter-Juve (Semifinale di Coppa Italia), “Perché non ha messo Handanovič, quando mancavano due minuti ai rigori?!”. Un altro poco prima: “Cretino, ma metti Icardi che segna di sicuro!”…
I tifosi, Ma sono ancora tifosi o sono spettatori? Sono spettatori o clienti? E quali responsabilità vi sono i questa “metamorfosi” che ha portato il pubblico nerazzurro a non tifare durante una partita perfetta come quella giocata contro la Juve in Coppa Italia?
Il tifo dell’Inter, ormai, è soltanto quello della Curva Nord. Il nostro ricordo va a José Mourinho, quando disse: “…gli altri tifosi cosa vengono a fare?”. Tutti l’avevano presa come una delle sue tante “boutade”, ma non era così. Un tempo il pubblico dell’Inter era meraviglioso. Durante la partita con la Juve, non ostante il ribaltamento del risultato dell’andata, quindi dopo il 3 a 0 per l’Inter, invece di sentire il sostegno dei tifosi nerazzurri chi spronava i propri giocatori erano i tifosi delle Juventus. Addirittura quando Palacio (dopo i tempi supplementari) si dirigeva sul dischetto di rigore è stato sommerso dai fischi come se si giocasse a Torino.
Ecco cosa scriveva il nostro Direttore Pierluigi Arcidiacono sul suo “Milano siamo noi – IL CUORE DEL CAPITANO” (Il Flabello Editore – 2009), riferendosi a un periodo in cui l’Inter non era ancora quella del riscatto del 2006:
«Ricordo una sera (contro una squadra inglese in Champions o, forse, in Coppa Uefa, ma non rammento quale), c’era lo stadio pieno. Davanti a me tre tifosi inglesi. Uno dei tre si girava ogni dieci minuti e ripeteva: “It’s fantastic! It’s fantastic!” e, poi, riprendeva a guardare la partita. Altri dieci minuti, dava un’occhiata al pubblico, alla Curva Nord di fronte a noi, e ancora si girava: “It’s fantastic! It’s fantastic!”. Eppure, non ci vogliono più. Il pubblico allo stadio non lo vogliono più. Stanno facendo di tutto per uccidere il calcio vissuto allo stadio. Noi, “il pubblico”, siamo solo una percentuale di bilancio, ma troppo piccola. It’s fantastic… Non so come si dica in spagnolo, ma lo deve aver pensato anche Zanetti il 27 Agosto 1995. Prima non aveva mai giocato davanti al pubblico de “La Scala del Calcio”.»
Non è più così. Proviamo a pensarci.