L’insulto e il bacio – Di Carlo Codazzi

In Campo In Primo Piano

Il derby del 9 febbraio 2020, #InterMilan, è stato una gioia infinita per l’Inter e per i suoi tifosi: passerà alla storia per l’incredibile girandola di emozioni che ha fatto vivere agli appassionati delle due squadre milanesi e per l’epica “remuntada” nerazzurra.

Primo tempo colorato di rossonero terminato con un secco 0 a 2 per gli uomini di Pioli. Ribaltone nella ripresa dominata dall’Inter, sferzata di Conte nell’intervallo, che ha rifilato 4 pere ai cugini aggiudicandosi derby e primato in classifica appaiati alla Juve. Incredibile!
L’Inter non vinceva un derby rimontando uno svantaggio di almeno due reti dal lontanissimo novembre 1949 (vinse 6 a 5 rimontando da 1 a 5!).

Alzi la mano chi all’intervallo della stracittadina milanese avrebbe scommesso 1 solo euro sull’Inter vincente. Pensiamo che nessuno o pochissimi avrebbero azzardato la rimonta interista anche perché non era stato solo il punteggio a condannare Lukaku e soci.

Nel primo tempo l’Inter era stata sovrastata dai rossoneri in ogni zona del campo ed era parsa alla totale mercé degli avversari che hanno raccolto i meritati frutti del loro predominio negli spiccioli finali del parziale anche grazie, ahinoi, a Padelli e Škriniar. Inter molle, frenata e quasi impaurita nella prima frazione come se la possibilità di agganciare al comando la Juventus vincendo il derby avesse appesantito mente e gambe dei giocatori nerazzurri. Milan, al contrario, perfettamente in partita con un assetto tattico esemplare: il 4-2-3-1 scelto da Pioli ha messo in inferiorità l’Inter in mezzo al campo e la mossa Çalhanoğlu in pressione su Brozović ha messo il bavaglio alla costruzione della nostra manovra. L’atteggiamento timido dell’Inter ha invece permesso a Bennacer di impostare a piacere per tutto il primo tempo. Milan dirompente in particolare sulla fascia sinistra dove Hernández e Rebić hanno fatto neri (senza l’azzurro) Candreva e Godín. L’ex Ibra ha quasi sempre vinto i duelli con le torri nerazzurre Godín e Škriniar e ha calamitato su di sé quasi tutta la manovra offensiva milanista. A reggere l’urto rossonero è stato lo stoico De Vrij che ha messo pezze ovunque nell’area interista con la lucidità e il tempismo dei grandi difensori. Senza Sensi e Eriksen l’Inter balbettava in fatto di qualità e le punte risultavano scollegate e distanti dal resto della squadra, così, per avanzare, i nostri si sono spesso affidati al lancio lungo per Lukaku. Sánchez sgommava voglioso, ma di palloni ne ha ricevuti ben pochi. Nonostante il predominio dei cugini, la truppa di Conte ha avuto due palle goal nitide per passare in vantaggio nei primi 45’: la prima occasione è arrivata da corner con Godín a sfiorare il palo con una deviazione di testa, la seconda opportunità l’ha creata Big Rom che è volato via a Romagnoli e ha messo su piedi di Vecino un pallone che andava solo spinto in porta, ma “Il Mate” ha colpito centrale e Donnarumma ne ha bloccato la conclusione. Nel finale di parziale, come citato, il patatrack, con Ibra a fornire assist per il primo goal milanista e a infilare personalmente il raddoppio. In quel momento Conte si è accorto di avere un “buchetto” nel ruolo di portiere di riserva perché, purtroppo, Padelli ha “padellato” in entrambe le circostanze che hanno permesso al Milan di segnare. Nel primo goal Padelli ha bucato un’uscita comoda, nel raddoppio rossonero Škriniar ha avuto la sua grossa parte di colpa. Milan (forse il suo nome ne ha influenzato il rendimento nel derby?) si è completamente dimenticato di Ibra che ha colpito di testa il pallone proveniente dal corner, nell’area piccola, in perfetta solitudine. La capocciata dello svedese, in realtà, è parsa un passaggio al portiere, ma Padelli si è fatto prendere in controtempo e ha solo toccato il pallone senza riuscire a deviarlo. La parata era alla sua portata. Tutti a prendere il the, dunque, con Il Milan avanti 0 a 2 e un bel bacio-sfottò rifilato da Ibra alla Curva nerazzurra dopo il suo raddoppio.

Chi la fa l’aspetti: nella ripresa totale metamorfosi delle due squadre e del copione della gara. Conte, contrariamente all’auspicio di quasi tutta la tifoseria interista presente sugli spalti del Meazza, non ha cambiato nulla e ha rimandato sul campo la stessa formazione “bastonata” severamente nel primo parziale. Il mister non si riconosceva in quella squadra e ha sicuramente pungolato nell’orgoglio la sua truppa concedendole la possibilità di riscattarsi: missione compiuta! Lo stesso undici del primo tempo ha ribaltato il derby e quando il mister ha effettuato il primo cambio (Eriksen per Sánchez al 73’) il punteggio volgeva già a favore dei suoi per 3 a 2. Al 2’ Brozo (magistrale sinistro al volo da fuori) e Vecino (tap in su assist di Sanchez) avevano agguantato i cugini e De Vrij, con una splendida torsione in tuffo di testa, aveva firmato il sorpasso conquistandosi lo status di “MVP” del derby. L’Inter ha poi sfiorato il goal con Barella, tremato per un palo colpito da Ibra (unico pericolo milanista del secondo tempo) su azione viziata da ben due falli non rilevati dal signor Maresca, e chiuso il derby con Lukaku che ha incornato perfettamente un cross del neo entrato Moses (che ha rilevato Candreva all’80’). Il Milan? Inabissato sotto i colpi dei nerazzurri con Çalhanoğlu che si è involuto sovrastato da quel Brozović che aveva fatto impallidire nella prima frazione. Le crepe del turco si sono estese a tutti i compagni e anche sulle fasce si è persa traccia dei vari Hernández, Rebić e Castillejo. Al triplice fischio il Meazza nerazzurro è esploso di gioia lasciando Ibra e compagni neri (senza il rosso) di rabbia e delusione.
Derby vinto con merito sul campo, ma anche sugli spalti. Bellissima la coreografia della Nord interista che ha risposto con una versione diversa e più consona di S. Ambrogio rispetto a quella utilizzata dalla Sud rossonera nel derby di andata. Qui arriviamo al sodo titolo di questo nostro pezzo: l’insulto e il bacio.

Gli Ultras milanisti, nel pre match, quando lo stadio era nella penombra illuminato solo dal bel gioco di luci nerazzurre al led, hanno composto con la luce dei cellulari un poetico “Inter m…a”. Nei derby non si era mai caduti così in basso. Insulti vocali se ne sono sempre sentiti a volontà, ma nessuna delle due fazioni era ricorsa all’insulto riportato chiaro per iscritto in una coreografia. Sempre più in basso i “cugini”, in classifica tanto che nell’etica sportiva. Di ben altro stile lo striscione srotolato, assieme a uno Tricolore, dalla nostra curva dedicato ai “Martiri delle “Foibe” a ricordare e onorare vittime italiane innocenti.

Veniamo al bacio: all’insulto della Sud si è aggiunto l’affettuoso bacio indirizzato da Ibra alla Curva Nord interista per sfotterla dopo il suo goal. Un pensiero romantico che lo svedese non ha replicato a fine derby. In chiusura di una storica stracittadina noi abbiamo visto solo il bacio alla maglia nerazzurra di Romelu Lukaku. Un bacio intenso che ha fatto innamorare sempre di più la tifoseria interista del suo gigante. Un gigante in campo e nell’etica sportiva che ha fatto diventare “piccolino” il centravanti avversario.

L’insulto e il bacio hanno avuto l’adeguata risposta sul campo. Cari milanisti e caro Ibra: saluti e baci nerazzurri!

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