L’Italia ha vinto. Non è una faccenda di “sentimentalismo” o di eccessivo nazionalismo, non è “paternalismo”: è la verità. L’eliminazione da Euro 2016 non è una sconfitta dei nostri giocatori e del Commissario Tecnico Antonio Conte, ma, appunto, solo un’eliminazione dal torneo. Era il giorno del dolore per quanto accaduto in Bangladesh, nove italiani sgozzati (perché non conoscevano il Corano), anzi, dieci, perché una donna tra le vittime era incinta. Come avvenuto per Marcinelle e Nassiriya il Paese – in queste occasione – sembra unirsi. Sembra risvegliarsi un pochino di quella coscienza nazionale che, purtroppo, svanisce in poco tempo. Viviamo in un periodo molto particolare della nostra storia, certamente uno dei peggiori. Siamo mal rappresentati e non è una questione di appartenenza al Centro, alla Sinistra o alla Destra (semmai esistano ancora), è così, e nessuno, davvero, si sente figlio di questa Italia… La nostra Nazionale di Calcio, invece, per qualche giorno, ci ha ridato un po’ di sentimento italiano.
Gli Azzurri hanno mostrato agli italiani e al mondo la bellezza di essere una squadra (calcisticamente “spogliatoio”). Davvero uniti hanno lavorato seriamente, hanno seguito, quasi nei minimi particolari, le indicazioni e le strategie del proprio allenatore. Sono stati davvero “uno per tutti e tutti per uno”, ma in quei “tutti” non c’erano solo i propri compagni di squadra, ma anche i milioni di italiani che hanno seguito le cinque partite in televisione. È stato un po’ come nelle parole dell’inno della Roma scritto Antonella Venditti, gli Azzurri ci hanno fatto “piangere e abbracciarci, ancora…”. Roma, la nostra Capitale, così gloriosa e tanto vilipesa in questi anni.
Sabato sera, prima del fischio d’inizio i giocatori lo hanno urlato, buttando la testa in avanti, quel “Siam pronti alla morte l’Italia chiamò! Sì!”. Ci hanno creduto e ci abbiamo creduto tutti e così è stato. Hanno lottato sino in fondo e hanno ceduto solo dopo diciotto tiri dal dischetto di rigore. Si può considerare questa una sconfitta? No, per noi non è cosìe per una volta siamo tutti d’accordo. GRANDE ITALIA è il titolo del “Corriere dello Sport – STADIO” e l’Editoriale di Alessandro Vocalelli titola: MA QUESTA SQUADRA NON HA PERSO. “La Gazzetta Sportiva” pensa al futuro: SU LA TESTA – Un’Italia indomabile porta i campioni ai tiri dal dischetto: siamo fuori ma si riparte da qui. GRAZIE! è il super titolone di “Tuttosport”; Atroce eliminazione dopo 9 rigori.
Atroce, sì, forse è il termine giusto, questa eliminazione è stata atroce.
Ma poi, c’è stata quell’intervista a Barzagli…
No Andrea, non ci dimenticheremo di voi. Stai tranquillo. Abbiamo capito, abbiamo assistito, abbiamo sofferto insieme a voi e siamo stati e saremo sempre orgogliosi di quello che avete fatto per il Tricolore italiano e per il nostro sport. È vero, di solito ci si ricorda soltanto di chi vince, negli annali rimane scritto il nome di chi alza la Coppa, ma, forse, mai come in questa occasione, voi avete fatto di più di vincere. Voi siete stati la nostra Nazionale. Voi siete stati quel lieve attimo di orgoglio che da vita alla speranza. E non ci riferiamo allo sport.
E, poi, in verità, la nostra Vittoria l’abbiamo avuta. Non era in campo, ma sugli spalti: la piccola Vittoria Conte. Lei e la sua mamma, così pulite, così innamorate del loro papà e del loro marito. Così lontane dalle sexy-selfie-girl da rotocalco di Urbano Cairo. Lei, Elisabetta, sempre vicina a suo marito, sempre discreta. Con il trucco tricolore sulle guance che si è sciolto per le lacrime. Subito a scrivere due sms di conforto a suo marito. Una bella famiglia e lui (il C.T.) lo abbiamo visto: il suo sguardo è cambiato quando è iniziata la giostra dei rigori. Sapeva. A questo punto lui non poteva più nulla. Quando si gioca alla roulette è difficile che tra il rosso e il nero vinca lo zero, ma evidentemente non era giusto che questa Italia venisse eliminata e, allora, è stato pareggio al 90’, è stato pareggio al 120’, è stato così dopo la serie dei primi cinque rigori, così al sesto, al settimo, all’ottavo… ma, poi, qualcuno doveva vincere. A noi è accaduto solo nel 2000, ma poi che sofferenza in Finale. Poi, è accaduto nel 2006, In Finale contro la Francia, e siamo saliti sul tetto del mondo. Abbiamo vinto anche una Coppa d’Europa (nel 1968), vincendo la Semifinale contro l’Unione Sovietica a “testa o croce”. Le altre volte i rigori sono stati letali, come in questa occasione.
Rimane solo una cosa da fare. Andare a comprare le maglie di questi ragazzi e indossarle orgogliosi questa estate, specialmente quando seguiremo i Campioni italiani alle Olimpiadi di Rio. Non dobbiamo dimenticare questi italiani.