Con il punteggio tennistico di 6 a 0 l’Inter ha travolto il Brescia a San Siro rispondendo alle vittorie di Juve e Lazio. Una grande abbuffata con uno scarto di sei reti che i tifosi nerazzurri non applaudivano dal 12 marzo 2017 quando a essere travolta dall’Inter con un perentorio 7 a 1 fu l’Atalanta del tanto celebrato Gasperini. A guidare la truppa interista dalla panchina allora c’era Pioli che non riuscì a evitare il crollo dei suoi uomini nel finale di stagione, ma di crolli mister Conte non vuole sentire parlare.
Le premesse per una chiusura di Campionato degna della storia prestigiosa del club nerazzurro ora sembrano esserci tutte. Qualche dubbio, in questo senso, era sorto dopo il secondo tempo cosi così sciorinato dall’Inter con la Samp e dopo la scialba prestazione offerta da Handanovič e compagni col Sassuolo. Il confronto col Brescia ha mostrato una squadra spumeggiante, cattiva e determinata a non dare respiro allo sfortunato avversario e Handanovič ha, finalmente, terminato il match imbattuto. Ok, ma in campo c’era il Brescia, non il Real Madrid, obietteranno i soliti disfattisti. Certamente, le rondinelle non hanno nulla a che spartire con i “Blancos”, ma nella nostra Serie A se la formazione di un grande club non è in salute rischia magre figure anche con l’ultima in classifica.
Sei goal con marcatori tutti diversi e una manovra scoppiettante dimostrano che l’Inter è pimpante e in grado di mettere in difficoltà chiunque.
Tutto perfetto? No, come dimostra la disattenzione che ha regalato un’occasione d’oro al 2’ a Donnarumma che, fortunatamente per i nerazzurri, ha sprecato il rigore in movimento sparando in Curva il pallone servitogli da Tonali. L’errore all’origine della clamorosa opportunità bresciana è stato commesso da Young che si è poi ampiamente riscattato mettendo a segno la rete che ha sbloccato il match al 10’ e, successivamente, fornendo l’assist a D’Ambrosio per il 3 a 0. Una prova, quella del colored brittannico, da autentico dominatore della fascia mancina.
Ritornando all’errore iniziale, rimarchiamo l’ovvio ossia che per essere competitiva ai massimi livelli l’Inter deve eliminare questi blackout che la colgono improvvisamente in partita. Questa volta è capitato all’alba della gara e se Donnarumma avesse fatto malauguratamente centro la serata si sarebbe messa in salita per i ragazzi di Conte. A noi piace pensare che l’Inter, vista poi la prestazione, avrebbe comunque rimontato e vinto la partita in scioltezza, ma non c’è la controprova.
In ogni caso, suggeriamo alla esigente tifoseria interista di godersi questo bel successo senza andare a cercare il pelo nell’uovo. Se a vincere così col Brescia fossero state la Juve o la Lazio i loro supporters brinderebbero felici lodando la “grandeur” della propria squadra senza obiettare alcunché, dunque, brindiamo e guardiamo avanti con fiducia.
Nel match col Brescia Conte ha effettuato un corposo turn over tenendo in panchina big del calibro di Lukaku e Eriksen. In campo dal 1’ Sanchez e Borja Valero. Sulla corsia destra, a macinare chiilometri, Moses ha rilevato Candreva. Schema 3-5-2 per l’Inter con Borja Valero che in fase offensiva cercava le zolle solitamente occupate da Eriksen. La prova dello spagnolo è stata di elevato spessore per corsa, sacrificio, letture tattiche sia in fase di ripiego che di attacco e qualità delle giocate. Un giocatore importantissimo per serietà e etica professionale, oltre che per le qualità tecniche. Peccato che non sia di verde età, ma con le rondinelle è stato super assieme a Moses e Sánchez. Difficile per noi scegliere il migliore tra questi tre cui diamo la palma pari merito di “Man of the match”. Riguardo il cileno ha ragione Conte a sottolineare quanto ha pesato la sua assenza per due terzi della stagione. Il suo valore tecnico è indiscutibile e se fosse sempre disponibile avrebbe evitato alla coppia Lukaku-Lautaro di fare gli straordinari e di perdere, in momenti importanti, freschezza e lucidità. Con la possibilità di fare turn over in attacco avremmo racimolato qualche punticino prezioso in più e ottenuto risultati migliori nelle Coppe.
Analizzando l’ultima gara, a parte la stecca iniziale nell’Inter anti Brescia ha funzionato tutto. Difesa alta con buona pressione della mediana, manovra con sbocchi sulle fasce in cui ruggivano Moses e Young, penetrazioni centrali con Lukaku e Lautaro ad aprire varchi e a dialogare con i centrocampisti pronti nell’inserimento. Nota assai positiva la prova “gagliarda” di Gagliardini che ha saputo reagire alle critiche (sacrosante!) post Sassuolo. È (così che si cresce e così che si diventa giocatori vincenti degni di indossare la maglia di un club ambizioso. Barella è ormai una certezza e ha coperto brillantemente le spalle a Borja dando il suo contributo al dominio nerazzurro a centrocampo facilitato dall’atteggiamento un po’ remissivo dei dirimpettai bresciani.
Sull’altra sponda, gli occhi dei tifosi interisti erano tutti per Tonali che radio mercato dà in procinto di vestire la casacca dell’Inter la prossima stagione. Il giovane talento di Cellino non è riuscito a esprimere le sue doti e al di là dell’assist fornito a Donnarumma, a inizio gara, non ha offerto altri spunti degni di nota.
Al contrario, altra nota di merito nel centrocampo nerazzurro da assegnare al “Principe danese” Eriksen che, subentrato nel finale e sempre nel mirino della critica di tifosi interisti affetti da sfascismo, ha messo insieme, in pochi minuti, un goal e un assist. Non male per un “bidone”. Ricordiamo agli sfascisti che il danese aveva un valore di mercato di circa 80 milioni di euro e che è stato acquistato per una ventina solo perché prossimo alla scadenza di contratto. Avevamo scritto che doveva buttare sul rettangolo verde più grinta e determinazione e Christian ha reagito nel giusto modo alla panchina iniziale. Deve continuare su questa strada e per l’Inter sarà una pedina preziosissima. Ottimo impatto sul match anche da parte di Candreva pure lui subentrato al tramonto della partita. Per Antonio un buon bottino con una bella rete e una traversa colpita all’attivo. Peccato per “Il Toro” che avrebbe meritato la soddisfazione del goal che gli auguriamo di ritrovare già nella prossima sfida che vedrà i nerazzurri opposti al Bologna.
In definitiva, l’Inter ha mostrato di avere buone basi per assurgere al ruolo di grande squadra e di formazione vincente. Bisogna lavorare, come ha detto il mister nel post match, sulla mentalità per eliminare quei momenti di superficialità che costano goal pesanti e un ridimensionamento delle ambizioni. Come ha affermato Conte occorre stare sul pezzo per tutta la gara senza cedere mai nell’attenzione. Bisogna perfezionare certi meccanismi tattici e operare bene sul mercato per acquisire gli innesti giusti ad alzare il livello tecnico della rosa.
A oggi il bilancio dell’Inter “contiana” è positivo perché 64 punti alla 29^ giornata il club meneghino non li ha mai conquistati negli ultimi dieci anni. Non ci era riuscita nemmeno la formazione autrice del “Triplete”. Una bella impresa se si considera che Conte aveva a disposizione una rosa ristretta limitata ancor più da una raffica pazzesca di infortuni e danneggiata da alcuni arbitraggi negativi che sono costati punti pesanti nei momenti clou del campionato. Se l’Inter riuscirà a conservare il terzo posto nel nostro massimo torneo nazionale e a disputare un’onorevole fase finale di Europa League, con i giusti innesti di mercato potrà farci divertire davvero e regalarci in futuro tante abbuffate come quella gustata col Brescia.
Applausi a Young, Sánchez, D’Ambrosio, Gagliardini, Eriksen e Candreva autori del punteggio degno di Wimbledon che ha deliziato il nostro palato. Una grande abbuffata, ma niente paura: i veri tifosi interisti non sono favorevoli alla dieta. Che abbuffate come quella col Brescia giungano pure con frequenza, abbiamo ancora tanta fame di goal e di vittorie. L’appetito non manca nei cuori nerazzurri.
(La foto in apertura di servizio è di #MattiaOzbot)
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