A esperienza, coscienza e monito di cosa significhi davvero essere interisti, la commovente lettera di Leo Picchi per la morte di Giuseppe Biundo; un uomo che ha speso la propria vita per la famiglia e accanto all’Inter.
Con il bene di sempre
Il Direttore
Caro Giuseppe, amico mio,
mi manchi infinitamente. Manchi a tutte le persone che ti hanno conosciuto appena oltre la superficie. Manchi a tutta la mia famiglia. Perfino la mia mamma che tu chiamavi, come ormai non la chiama più nessuno da tempo, signora Picchi, nonostante la malattia che la sta aggredendo cancellandole il ricordo, si è subito emozionata. Era così sconsolata alla notizia che la cosa mi ha toccato.
Ricordo ancora la prima volta che ti ho incontrato da adulto. Io ero da poco stato assunto all’ufficio stampa dell’Inter e tu prestavi servizio come volontario in tribuna stampa al ‘Meazza’. Il tuo viso mi era empaticamente familiare. Qualche tempo dopo mi sono ricordato dove ti avessi già incontrato. Da ragazzino, infatti, mi capitava di essere invitato dal vecchio capo-ufficio stampa nerazzurro alle partite dell’Inter. Alcune volte non resistevo alla tentazione di intrufolarmi insieme a mio fratello Gianmarco, in tribuna stampa. Ogni volta ci ‘pizzicavi’ e ci accompagnavi fuori, ma sempre con quella tua calma serafica e imperturbabile.
Poi, abbiamo cominciato a collaborare durante le partite a San Siro, tu, Mario ed io, con Bruno, Paolo, Andrea, Beppe, Luigi, Davide, Benny, Mode, Antonio, Stefano, Claudia, Paolo, Roberto, Tano, Silvia, Armando, Alex, Giovanni, Christian e tutti gli altri che con noi si sono affannati su e giù dagli scalini e per i banchi della tribuna stampa o al box degli accrediti stampa. Tutti insieme, con la neve, la pioggia, la nebbia o con il cielo terso e limpido o con un caldo e un’umidità soffocanti, tutto per la nostra adorata Inter che non ci faceva sentire fatica o stanchezza.
In quegli anni si sono rafforzate l’amicizia, la stima e la capacità di intendersi con un cenno o un semplice sguardo. Ti ho conosciuto per quello che eri un uomo buono, forte, coraggioso ed estremamente altruista. E così, anche dopo, quando le nostre strade si sono separate, non è mai venuta meno l’amicizia che per anni ci ha legato. Nemmeno per un istante.
Voglio concludere con un pensiero per la signora Masina, per Barbara, per Laura e per tutti gli altri tuoi cari. Siate orgogliosi di Giuseppe, marito e papà amorevole, nonno premuroso, collega generoso, tifoso appassionato e fedele devoto. Sempre presente, sempre disposto a donare agli altri un aiuto al momento opportuno, che fosse qualcosa di materiale o una semplice parola di incoraggiamento e conforto o uno dei suoi sorrisi affettuosi.
Conservatene il ricordo. Il ricordo di un uomo che ha vissuto pienamente la sua vita fino alla fine, circondato dall’affetto delle persone che ha incontrato lungo il suo cammino.
Tutto il bene che proviamo per lui è la testimonianza di come abbia lasciato un segno in ognuno noi.
Un abbraccio per sempre, Giuseppe.
Leo Picchi