Juventus-Inter, 48 ore dopo… – Lunedì, 11 Dicembre 2017; se si apre qualsiasi sito che parli di Calcio, guardando la classifica della Serie A la prima squadra, la Capolista, è il F.C. Internazionale Milano; la squadra nerazzurra guidata da Luciano Spalletti. Al secondo posto (a -1 punto) il Napoli (la squadra che dovrebbe insegnare il Calcio al mondo intero, da poco eliminato dalla Champions League). Al terzo posto (a meno 2 punti) la Juventus (la squadra con la quale bisognerebbe fare i conti se si desidera rimanere in alto alla classifica). Ebbene, l’Inter qualche conticino lo ha fatto: non ha ottenuto quanto desiderava alla vigilia del “Derby d’Italia”, cioè, la vittoria allo “Juventus Stadium” di Torino ed è innegabile che – oltre alla bravura del portierone Samir Handanovič, i nerazzurri siano stati aiutati anche da un po’ di fortuna. Che si volesse vincere lo si è capito dai volti all’uscita dal campo: essere primi a questi ragazze al loro allenatore non basta. Però, è innegabile, il loro dovere lo hanno fatto. La Juve ha giocato di più in avanti e ci ha provato, ma non erano niente male anche loro come “barricate”. Altrimenti non si giustificherebbe la buonissima prestazione di Chiellini.
Spalletti ha provato Marcelo Brozović dall’inizio e, almeno secondo noi, ha risposto alla chiamata. Nei primi 20 minuti ha mostrato quella sicurezza che sembrava aver perso (la sicurezza in se stesso). Poi è calato, ma le “maglie” difensive dei bianconeri erano – come abbiamo detto – molto fitte. Lui è sparito, ma dalla metà campo in poi è sparita anche l’Inter. Per no la sufficienza c’è… 6,5.
Non tutti, però, sembrano d’accordo. Abbiamo sentito tre amici; tre giornalisti seri, tre interisti: Fulvio Floridia di “Che Calcio che fa” (silvermusicradio.it) e “Sportitalia” (l’unico che da la sufficienza piena a Marcelo; Giulio Peroni di “Avvenire” e di “Sportitalia” e, infine, il preparato e attento Michele Borrelli di InterFanTV e collaboratore di 7 GOLD (anch’egli boccia Brozo, anzi, è il più severo).
FULVIO FLORIDIA – Brozović 6,5 – Difficile per Brozović giocare in libertà, visto com’era stretto nella morsa del centrocampo fisico della Juve con gli alfieri Khedira e Matuidi, le giocate veloci e di qualità del dinamico Pjanić e le fasce superprotette da Allegri. Brozović ha cercato di rispettare il ruolo del rifinitore assegnatogli da Spalletti, ma non è stato facile, è così non è stata mai attivata la linea diretta con rifornimenti centrali a Icardi. Da segnalare invece due buone conclusioni, specie la seconda, a pochi minuti dalla fine, avrebbe potuto dare i tre punti all’Inter. In ogni caso il suo moto perpetuo e il suo giocare in appoggio agli altri, gli ha consentito comunque di ottenere una discreta sufficienza.
GIULIO PERONI – Sì, Professor Spalletti – L’Inter con la Juve non ha vinto, ma nemmeno ha perso. Un mezzo successo? Tutt’altro. Almeno per Luciano. Che ha così commentato: “Sembrava ci bastasse il possesso palla. Come se ci accontentassimo di giocarcela ad armi pari, come se fossimo in quella posizione di classifica non per un percorso svolto, per un lavoro fatto”. Disamina oggettiva, inconfutabile. Spalletti lavora sulle aree di criticità della squadra, del gruppo. Fossero anche parziali, residuali. Vuole una crescita costante, esponenziale. Non si accontenta di essa, se da essa non escono i contenuti, i risultati. Luciano è l’uomo perfetto. Nel posto che aspetta uno come lui da tempo.
Brozović: 5.5 – Mai verticale tra le linee bianconere, mai un pallone per Icardi. Tanta corsa, qualche sacrificio, poca sostanza.
MICHELE BORRELLI – Brozovic: 4,5 – Il peggiore dell’Inter. Al di là dei due tiri sbilenchi nel secondo tempo, corre tanto (più di 13 km, più di chiunque in campo), ma spesso a vuoto, perdendo anche palloni importanti e non dando mai l’impressione di capire davvero dove si trovi e per chi e cosa stia giocando: “Derby d’Italia” nel ruolo di trequartista con la maglia dell’Inter. Spalletti ha detto che i compagni lo hanno cercato poco, ma lui non riesce a comunicare né con le giocate tanto meno con il linguaggio del corpo di essere completamente dentro la partita! Se per lui era l’esame di maturità per riprendersi l’Inter, lo ha fallito miseramente. Fin quando il suo agente lo definirà un “top player” senza averlo mai dimostrato con un minimo di continuità, sarà difficile che faccia quel cambio di chip (per dirla alla Ranieri) che gli cambi la testa. E gennaio si avvicina, chissà le offerte dalla Premier, che ad agosto, però, sono mancate…