Interviste: meno eleganza ma più educazione

Fuori Campo

Forse nelle interviste nei dopo partita servirebbe meno eleganza ma più educazione. Chi ci conosce sa che non abbiamo molta simpatia per il mondo giornalistico di oggi, nel nostro caso (e in questo caso in particolare) riferendoci a quello del Calcio: sempre le stesse domande (poche di queste sensate); poca competenza; titoli sui giornali a sproposito; troppe donne alla conduzione dei programmi televisivi (oggi sembra quasi obbligatorio che a condurre sia un’esponente del gentil sesso…). Noi la pensiamo così. Ora, però, la faccenda è altra. Piaccia o no il Calcio moderno (che brutta espressione…) è strettamente collegato alla televisione: c’è la telecamera negli spogliatoi prima della partita (assolutamente inutile anche se urlano: “le immagine esclusive!”), c’è l’intervista alla fine del primo tempo (anche in questo caso assolutamente inutile) e gli allenatori devono presentarsi per le interviste a fine partita, prima qui e poi là… queste, però, potrebbero davvero essere occasione di “approfondimento”.

Sono lontani i tempi in cui in occasione delle trasferte di Coppa dei Campioni, Helenio Herrera dava disposizione che i giocatori fossero alloggiati in un albergo e i giornalisti in un altro. Fioccano soldoni, il contratto lo prevede: bisogna essere a disposizione delle televisioni e bisogna fare così!

Detto ciò rimaniamo davvero un po’ stupiti dall’atteggiamento di alcuni. Ci riferiamo in particolare a Siniša Mihajlović e a Massimiliano Allegri (impeccabili nel vestire) e alle domande loro rivolte da Mikaela Calcagno. Se le loro squadre (Milan e Juventus) hanno per ora fatto poco più che compassione la colpa non è certo della conduttrice di Mediaset Premiun. Le sue domande (quelle della Calcagno), per competenza, non sono peggiori di quelle fatte dagli altri “opinionisti” o dagli ospiti della sua trasmissione, né di quelle fatte nelle trasmissioni in onda sui canali RAI. “Io faccio l’allenatore e lei la presentatrice”, sono state le parole di Mihajlović dopo il derby. Davvero? Bene allora sino questo momento l’allenatore lei lo ha fatto davvero male, in compenso ha già dato ampiamente dimostrazione di una certa arroganza che non ci sembra in linea con il Mihajlović che abbiamo conosciuto quando era all’Inter. Meglio non indossare il gilet, ma cercare di essere un po’ più sereni nelle interviste dopo che il campo ci ha bocciati.

Lo stesso è accaduto con Massimiliano Allegri dopo la sconfitta con il Napoli per 2 a 1: risposte degne del peggior Mazzarri a San Siro, quando dopo una partita (dell’Inter) in cui avevamo difficoltà a rimanere svegli, alla domanda di un giornalista sul perché di quella situazione di gioco, rispose: “Ma lei l’ha vista la partita?”. Certo che l’avevamo vista ed era stata una pena inverosimile.

Allegri ha risposto a “spizzichi e bocconi” senza quello stile che da vincente aveva dimostrato lo scorso anno. Lo ricordiamo mentre parlava come un papà con i tifosi che lo aspettavano fuori dall’hotel dopo la vittoria della Coppa Italia a Roma, quando chiedeva con gentilezza di lasciarlo andare a mangiare. Dopo la batosta presa a Napoli, invece, anche lui ha mostrato un lato antipatico, con risposte peggiori delle peggiori domande che si possano sentire dai commentatori delle peggiori televisioni commerciali. Ha lasciato di stucco anche Ciro Ferrara che (almeno per il momento) nella storia dei bianconeri è stato certamente più importante.

Sulla presenza (sempre al termine di Napoli-Juventus) e su quanto pronunziato da una certa signora che, ci dicono, si chiami Barbara D’Urso, inutile sprecare parole. D’altronde non possiamo sconfiggere il mondo. Cyrano de Bergerac avvisava che la Stupidità è uno dei peggiori nemici…

Massimiliano_Allegri

Pierluigi Arcidiacono
Pierluigi Arcidiacono
Il nostro Direttore, Pierluigi Arcidiacono, un giorno chiese al suo papà di portarlo ad assistere a Inter-Sampdoria, nel 1971, quando non aveva ancora dieci anni. Aveva saputo che Suarez non giocava più con la maglia nerazzurra, ma con quella blucerchiata. Questo, nella logica di un bambino, gli appariva come una cosa molto strana, quindi, desiderava vederlo in campo. Quel giorno giocavano gli uomini che avrebbero vinto l’11° scudetto della storia dell’Inter e quella squadra rimarrà sempre nel cuore del nostro Direttore. La partita finì 3 a 1 per i nerazzurri. Segnò prima Mazzola al 46°, poi, Boninsegna su rigore al 65°, ancora Boninsegna all’80° e, infine, proprio davanti agli occhi del nostro Pigi Arcidiacono, Suarez segno il goal della bandiera su rigore. Passarono un po’ di anni. Pigi scrisse molto (poesie, articoli, libri e testi teatrali) e tra i suoi scritti si trovano anche diversi testi sull’Inter. Si ricordano soprattutto: “Vade retro Satana - Storie di una vita neroazzurra” (Librificio-Proedi - 2004), “Marco Materazzi - Degno della maglia” (Il Flabello - 2006), la monografia “La Grande Inter Anni ’60” (Cigra 2003 - 2007) e “Armando Picchi - Un nome già scritto Lassù” (Il Melograno - 2011). Da non dimenticare anche: “Massimo Moratti - Mai visto un cuore così grande” (Il Flabello - 2006) e il primo libro pubblicato in Italia su Javier Zanetti, “Milano siamo noi - Il cuore del Capitano” (Il Flabello - 2009) . Nel 2013, Arcidiacono, inizia a pensare al sito #INTER (Hashtag Inter) dove si tenterà di parlare di Calcio e dell’Inter diversamente, ma sempre con cuore.
http://www.hashtaginter.it