Riccardo Arcidiacono: Dottor Sossich lei ha sempre abitato a Milano in Zona 7, quindi vicino allo stadio di San Siro, vero?
Sossich: In verità, io ho sempre abitato in Zona 8, ma da casa mia allo stadio dell’Inter, c’erano dieci minuti a piedi.
Riccardo Arcidiacono: Ora lei si candida alle consultazioni amministrative per un posto da Consigliere al Municipio 7, dove sorge lo stadio intitolato a Peppino Meazza. Il dibattito sul nuovo stadio si è interrotto con l’inizio della pandemia, se lei (una volta eletto) avesse voce in capitolo sarebbe a favore della demolizione di San Siro e di un nuovo stadio?
Sossich: Sono logiche che sfuggono a un semplice Consigliere (figuriamoci di Zona) e probabilmente anche all’Assessore allo Sport… Io, in generale, sono per gli stadi moderni che abbiano altri servizi all’interno. Certo non sono favorevole al fatto che si possa prendere questa decisione per il piacere di uno o dell’altro. Se dovessi decidere io farei come accaduto a Wembley, demolizione dell’impianto e ricostruzione di uno stadio simile al precedente, ma con gli ambienti interni completamente ripensati e riprogettati, al fine di contenere anche altre attività: toilette pulite, ristoranti, cinema…
Magari si potrebbe mantenere la facciata (integrandola): quella dove vi sono le targhe delle Coppe, come hanno fatto a Torino all’Allianz, dove non hanno voluto demolire un luogo dove sono transitati, personaggi come Michel Platini.
Parlo comunque di uno stadio progettato solo per il Calcio, senza pista di Atletica.
Riccardo Arcidiacono: Lei crede che i tifosi interisti la pensino come lei?
Sossich: Tutti siamo affezionati a San Siro, ma chi può negare che questo stadio non sia più quello glorioso al quale erano affezionati i nostri nonni e i nostri padri. Dopo la ristrutturazione del 1990 per i Mondiali italiani non è più stato lo stesso. E anche dopo il concerto di Bob Marley il manto erboso non è più lo stesso…
Se si costruisse un un nuovo impianto lo si potrebbe riproporre esternamente proprio come quello degli Anni Sessanta/Settanta. Via il Terzo Anello e le torri, alle quali non penso proprio che sia affezionato qualcuno.
Riccardo Arcidiacono: Sembra particolarmente coinvolto nel parlare di San Siro, non è, sembra, un interesse soltanto da tifoso interista…
Sossich: È vero. A me interessa in particolar modo lo sviluppo delle decisioni su San Siro, perché sono candidato per le prossime consultazioni amministrative del Comune di Milano, proprio nel Municipio 7, che si svolgeranno all’inizio di ottobre.
Riccardo Arcidiacono: Parliamo di Inter. La sua prima?
Sossich: L’Inter di Herrera. Mi è entrata nel cuore, perché da piccolo ne sentivo parlare. Vincevano sempre. Mi ritrovai da bambino con una maglia nerazzurra a strisce larghe. Quella che ho iniziato a vivere direttamente (quando avevo sette anni) è l’Inter 1970-1971 (quella di Invernizzi e dell’undicesimo scudetto, con sorpasso sul Milan). Era una squadra con ancora sei giocatori della “Grande Inter”: Facchetti, Bedin, Burgnich, Jair, Mazzola e Corso. A dire il vero c’era anche Mauro Bellugi, che ai tempi di Herrera era nelle Giovanili.
Riccardo Arcidiacono: Il giocatore interista che ritiene il miglior esempio di maglia nerazzurra?
Sossich: Senza alcun dubbio (per me) Roberto Boninsegna. Mai visto uno così forte e così preciso.
Riccardo Arcidiacono: Chi vincerà il Campionato 2021/2022?
Sossich: Sono indeciso tra l’Inter di Herrera e quella di Invernizzi, ma penso quella di Inzaghi…
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