Una volta (a noi sembrano secoli) c’era “Inter Football Club”. Era il nostro giornale ed eravamo abituati a vederlo e a leggerlo ogni mese sin da quando eravamo ragazzi. Certo, c’è stato il periodo in cui era più bello e quello in cui ci piaceva meno, così, come alcune copie sono nella nostra libreria, ben ordinate, come monografie e altre, di un passato remoto, appaiono ritagliate, perché le foto di Facchetti, Mazzola, Corso, Boninsegna e degli altri nostri eroi di quei tempi sono finite incollate sui diari o sui quaderni di scuola, oppure, attaccate con lo scotch, che oggi appare secco e giallo. Il nostro giornale non c’è più, perché? Perché non guadagnava. Noi ci chiediamo: ma il giornale di una grande società come la nostra deve guadagnare? Guadagnavano i manifesti affissi (tra l’altro bellissimi) che annunziavano le partite alcuni anni fa? Nella pressante logica di marketing che vive nei nostri tempi il giornale è solo e unicamente “un prodotto”, ma nella nostra mente è qualcosa di molto di più.
