Sulla base della mia esperienza personale mi piace mettere l’andamento della squadra di Calcio a paragone con quello di una azienda. Questo perché una squadra è una azienda vera e propria all’interno della quale sono ben definiti i ruoli e, soprattutto, obiettivi e priorità.
Non ho mai raggiunto grandi traguardi nella mia vita, sebbene abbia sempre messo il massimo impegno in tutto, ma se fossi alla testa di una azienda mi prefisserei il più alto degli obiettivi con l’ausilio di ogni mezzo lecito. Quindi, pensando alla nostra Inter mi sembra scontato e banale dire che qualcosa non va. I commenti da bar sul treno e sui “Social”, come sempre, mi danno lo spunto per riflettere e l’unica conclusione è questa: per far funzionare l’“azienda Inter” ¬– oggi come oggi – servono: o un mago, oppure, un team che sia davvero vincente a partire dalla mentalità con la quale gestisce la partita dentro e fuori dal campo .
Si parla tanto di Psicologia dello Sport, ma sul lato pratico mi sembra palese che il tema vacilli. Un tecnico e una squadra necessitano supporto. Le competenze tecniche e tattiche degli attori che scendono in campo sono appurate; è, però, indispensabile che si lavori TANTO sul piano psicologico . Sicuramente all’Inter qualcuno ha delle colpe. Qualcuno dice che ieri la voglia di vincere c’era ma mancava la testa, qualcuno lamenta le scelte del tecnico, qualcuno critica la condizione atletica… Davvero difficile individuare la formula segreta di un piatto proveniente dalla peggiore delle cucine da incubo.
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