Prosegue a piccoli passi la marcia nerazzurra verso l’obiettivo “straordinario” (Conte dixit).
Ivan Perisic e il Principe Eriksen hanno difeso il capitale accumulato dall’Inter con l’esaltante galoppata durata undici giornate. Un capitale di punti da non dilapidare nella manciata di gare che mancano al fatidico “Les jeux sont fait”.
Mentre mister Conte e i suoi ragazzi sudavano in campo per difendere il capitale accumulato in classifica, la società nerazzurra ha deciso di provare ad accumulare un grosso capitale di denaro per colmare le voragini di bilancio dilatate dalla pandemia. Zhang non ha resistito al profumo dei soldi che Andrea Agnelli gli ha fatto odorare mettendogli sotto il naso il progetto “Superlega”. Un progetto che trasudava business sfrenato da ogni poro e che poco o nulla aveva di sportivo. Un’idea di Capitalismo estremo figlia dei tempi cupi che il mondo sta vivendo.
Non è più tempo di romanticismo, non è più tempo di valori. I valori si misurano in soldi che sono l’unica unità di misura che conta nella moderna società umana. Lo sport nacque nell’antica Grecia, come avevamo già scritto, per creare una nicchia in cui le bassezze umane restassero fuori dalla porta e nella quale gli uomini potessero affrontarsi lealmente, senza uccidersi, per vedere chi era il più bravo. Veniva semplicemente premiato il migliore. Nel corso del XVIIII secolo nacque la “Rivoluzione industriale” con la formazione di imprese costituite, da chi aveva capitali a disposizione, per conseguire profitti atti ad aumentare gli stessi capitali investiti. Fu l’avvento del “Capitalismo” cui fece rapidamente da contraltare il “Comunismo” di cui Karl Marx e Friedrich Engels furono i fautori.
Il Capitalismo era sfociato in una dittatura del capitale causa l’avidità dei cosiddetti “Padroni” che sfruttavano i “poveri” speculando sui modestissimi salari rifilati alle maestranze accumulando sempre più ricchezza. Ne scaturì una guerra di Classe che si poteva riassumere nel confronto tra “ricchi e poveri” (nulla a che vedere col famoso gruppo musicale degli anni ’70). Dopo il secondo conflitto mondiale il pianeta si spaccò in due, con una cortina di ferro a separare l’universo capitalista da quello comunista. Il secondo, sorretto dalla fragile utopia del Socialismo reale, è imploso lasciando spazio al Capitalismo globale che ha presto preso il sopravvento anche nello Sport.
Sport nato, come citato, per creare una nicchia o se preferite, utilizzando un termine tristemente attuale, una “bolla” impermeabile alle storture della società umana. Anche in questo caso si trattava di un’utopia che si è dovuta piegare alla forza della cupidigia, dell’avidità, della cattiveria degli uomini come la stessa storia delle Olimpiadi, l’evento sportivo per eccellenza, insegna (citiamo, come esempio, il massacro degli atleti israeliani a Monaco 1972 e i boicottaggi delle Olimpiadi Mosca 1980 e Los Angeles 1984).
Oggi a demolire i valori dello sport è il Capitalismo globale abbracciato anche dalla Cina comunista, terra che ha dato i natali alla famiglia Zhang, azionista di maggioranza del Gruppo Suning e del F.C. Internazionale. I signori Zhang non hanno sangue nerazzurro nelle vene come aveva Angelo Moratti e ha tuttora suo figlio Massimo che qualche scrupolo l’avrebbe avuto prima di cedere alle lusinghe del rampollo degli Agnelli.
L’accordo tra Andrea Agnelli e Steven Zhang è stato un pugno nello stomaco di gran parte della tifoseria interista che mai avrebbe voluto vedere il proprio numero 1 flirtare con il boss dell’eterna e acerrima rivale distante anni luce dai valori fondanti del F.C. Internazionale. Purtroppo, oggigiorno le squadre di Calcio professionistico non sono più semplicemente tali, ma sono aziende a tutti gli effetti per le quali contano molto di più i risultati del Bilancio rispetto a quelli conseguiti sul campo. Quest’ultimi hanno una minima rilevanza solo quando possono comportare qualche euro di ricavo in più.
La Superlega ha rappresentato l’ennesimo capitolo della guerra tra ricchi e poveri, uno scenario di cui è impregnata la storia umana e di cui è impregnata la nostra quotidianità. Il ricco fa la voce grossa e così hanno fatto i 12 club aderenti al circo Barnum del pallone. Stavolta, però, al tappeto sono finiti i club ricchi sconfitti da quelli, sulla carta, meno potenti.
Nello spazio di due soli giorni la Superlega è implosa come è accaduto all’Impero sovietico (durato qualcosina in più di un paio di giornate…) “tradita” dai club inglesi indotti alla fuga dalla reazione avversa dei loro stessi tifosi e del Governo britannico. Aperta la crepa nel progetto anche all’Inter non è restato altro da fare che battere rapidamente in ritirata per rientrare nei ranghi. Guerra tra ricchi e poveri insolita quella del Calcio perché i club ricchi sono sommersi dai debiti e, quindi, non sono poi così ricchi, mentre i club poveri (meglio dire con minor ricavi) erano rappresentati da Uefa e Fifa che tutto possono sembrare tranne che enti di carità.
Venendo al club che amiamo, il F.C. Internazionale Milano, ci preme che le vicende del capitale societario, ossia dei travagli di bilancio, non comportino lo sperpero del capitale che l’Inter ha meritatamente (in barba all’abortito progetto in cui non c’era posto per la meritocrazia) accumulato nella classifica del nostro massimo Campionato nazionale. Se, toccando ferro, possiamo immaginare cosa sarà dell’Inter in Campionato, non ci è dato invece sapere cosa accadrà del pacchetto di maggioranza della “Beneamata” di cui conosciamo benissimo la storia e la tradizione che rappresentano un capitale da preservare e da non dilapidare in nome del business.
Noi amiamo il F.C. Internazionale Milano non l’Inter Milan che, per giunta, riporta il nome di una rivale che alberga dall’altra parte del Naviglio. Chi siamo noi? Siamo i tifosi! Siamo il capitale umano del Calcio, quel capitale che con la sua rivolta, ha battuto la Superlega dell’altro capitale del pallone, quello che vuole crescere votandosi al cinico e sfrenato business buttando nella pattumiera i valori fondanti dello sport e della vita.
(La foto in apertura di servizio è di proprietà di Hashtaginter.it)
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