Se ne parla spesso quando si raccontano le vicende del Calcio: l’esperienza è un fattore determinante, soprattutto nei grandi palcoscenici, nei big match. Di sicuro la spensieratezza e la voglia di un giovane talento che ha tutto da dimostrare hanno anch’esse dei risvolti positivi, ma in una squadra che vuole essere vincente sono insostituibili le figure di guida rappresentate dai giocatori più anziani. Quelli a cui non tremano le gambe entrando da straniero negli stadi più caldi e imponenti, perché quella paura l’hanno già sperimentata e sanno come gestirla. Quelli che sanno prendersi sulle spalle la squadra nei momenti della partita in cui tutto va storto, perché pensano lucidamente, senza farsi trascinare dall’idea che se tutto è andato male fino a
quel momento, andrà male fino alla fine. Restando lucidi nei momenti chiave del match, danno il buon esempio, danno la carica a tutta la squadra, anche senza parlare, anche solo dimostrando che si può continuare a giocare a Calcio pur avendo le gambe stanche e il cuore deluso dalla propria prestazione.
L’Inter ha trovato il suo uomo d’esperienza in Diego Godín, grazie a un trasferimento a parametro zero di cui probabilmente non si è parlato abbastanza.
Nel derby ha dimostrato tutto il suo valore, con una prestazione impeccabile se non per un errore nel finale. Prendendosi falli con furbizia, per far respirare la squadra. Leggendo le situazioni di gioco prima degli altri, colmando così la differenza di velocità con gli esterni del Milan anticipando la giocata. Verticalizzando con ottima visione di gioco, così da creare pericoli in attacco.
Contro la Lazio ha un po’ faticato a inizio gara, ma una volta prese le misure ha imposto il suo gioco.
Sulle spalle porta la saggezza delle Finali giocate in carriera, alcune perse, come le due di Champions League nel derby di Madrid, alcune vinte, come le due di Europa League, la Copa America con l’Uruguay, la Coppa di Spagna, oltre ad aver vinto un Campionato spagnolo spodestando i due colossi Barcellona e Real Madrid.
Ora è all’Inter, in uno degli ultimi capitoli della sua carriera. È il valore aggiunto che è mancato a questa squadra successivamente al “Triplete”, quando piano piano tutti i protagonisti della stagione migliore della storia delle squadre italiane se ne sono andati, chi ritirandosi dal Calcio giocato, chi cercando fortuna altrove.
Forse è un po’ presto per dare giudizi definitivi, perciò, come sempre, lasciamo la parola al campo. Con la speranza che Diego Godín possa rappresentare sempre di più il leader di cui l’Inter ha bisogno per tornare ai livelli che gli spettano.
Insieme a due difensori come De Vrij (mostruoso contro la Lazio) e Škriniar (inizio di stagione un po’ sottotono, complice forse il doversi abituare alla difesa a 3) e un portiere come Handanovič, l’Inter riparte dalla difesa, con un reparto che fa invidia a tutta Europa.
(La foto in apertura di: Candreva, Godín e Škriniar è di Mattia Ozbot)