C’era già aria di sconforto in quella “metà” dei tifosi che amano più “il parlare” del tifare per i colori nerazzurri: sono gli “spettatori”. Già, proprio così, perché non ci stancheremo mai di affermarlo: v’è una grande differenza tra i tifosi e gli spettatori e questi ultimi – vi parrà strano – hanno poco a che vedere con i primi. Sono quelli che già dopo dieci minuti di gioco (ve lo assicuriamo: solo dieci!) criticano questo o quel giocatore; quelli che affermano: «Io pago! Quindi, posso parlare!»; quelli che se gli spieghi qualcosa di Calcio (motivandolo) ti rispondo: «Con quello che guadagnano!».
C’era già aria di piaggeria spavalda (ma non nei confronti dell’Inter) dalle parti di Cologno Monzese: differenti i servizi messi in onda da “Studio Sport” (dopo la seconda giornata di Campionato) sui quali sarà meglio tacere.
Invece, eccoci qua; tre giorni dopo la partita di Bologna, terminata 3 a 0 e con la possibilità anche di affermare che Spalletti ha azzeccato i cambi…
Candreva, in fondo, ha segnato (il 3 a 0) al 37’, soltanto tre minuti (mannaggia a questo numero 3!) dopo essere entrato in campo.
Invece no, non cadiamo in questi tipo di trappole. Ribadiamo, invece, quanto già affermato in occasione della sconfitta con il Sassuolo e del pareggio con il Torino: c’è tempo per capire, c’è tempo per parlare; c’è tempo – specialmente – per fare bilanci…
In fondo, a vederla bene bene, l’Inter aveva giocato meglio con il Torino, a Milano.
Ripetiamo, in questa fase tutto ciò conta davvero poco e, rimembrando l’Inter della seconda metà del 2010 è facile che sia in corso Vittorio Emanuele a Milano, sia ad Appiano Gentile la testa sia già proiettata su qualcosa che abbiamo desiderato quasi come un trofeo vinto: la partecipazione alla Champions League.
Dialogare, discutere e criticare sul punto in più, sul punto in meno in classifica , oppure, su questa vittoria o il precedente pareggio, nelle prime dieci giornate interessa soltanto a chi, dovendo fare i conti con gli ascolti o con qualche copia in più venduta, deve fare presa proprio su quegli spettatori che non vedono l’ora di scatenare polemiche e di scaricare rabbia; non sui veri appassionati di questo sport.
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