E se il Calcio sparisse… – Era il 1999, Agosto. Ci capitò di compiere un pellegrinaggio: a Roma, da soli, a piedi, sui passi della Via Francigena. Il Santo Padre, Giovanni Paolo II aveva indetto il Grande Giubileo per l’anno 2000. Come era stato predetto sarebbe stato lui a introdurre la Chiesa Apostolica Romana nel terzo millennio. Il nostro proposito era pregare per i bambini che soffrono nel mondo, ma non solo quelli in zone dove c’è carestia, mancanza d’acqua o guerra. Anche per i figli dei divorziati, per quelli che sono sottoposti a vicende di “Bullismo”, per quelli con problemi di disabilità minori o maggiori, per quelli vittime di violenze domestiche, per quelli sottoposti a insegnanti isterici… Che sono molti. Insomma, come detto, tutti i bambini che soffrono. All’epoca eravamo Redattore Capo de “LA RIVISTA DEL TREKKING”, ben allenati, ma la scelta fu proprio quella del pellegrino antico, medievale: niente materiali tecnici di ultima generazione, pochi soldi, orientamento “a senso”.
Capitò in quei giorni qualcosa di particolare, che non ci saremmo mai aspettati alla partenza e nemmeno dopo alcuni giorni di cammino. Pregando (e camminando) ore e ore si sviluppa una sensibilità difficile da descrivere in poche righe, ma vi proviamo con un esempio, stimolati da un “incontro” avvenuto in questi giorni in cui l’Inter è vincente, ormai da settimane. Eravamo oltre la Versilia e camminavamo verso il Lazio. Superate le montagne (Passo della Cisa) e alcuni problemi fisici, l’avvicinarsi di Roma ci dava vigore. D’un tratto, mentre camminavamo veloce, avvertimmo come una presenza alle nostre spalle, che ci bloccò… Nulla di spirituale o “spiritistico”, era solo una percezione, di quelle tipiche dei viaggiatori. Camminavamo sull’Aurelia, ma quello era un tratto che aveva sostituito da qualche anno il tracciato precedente. Ci girammo e ci venne il “magone”. Ci venne spontaneo recitare una preghiera per tutte le Civiltà che sono scomparse. Davanti a noi si presentava il tratto della vecchia Aurelia. L’asfalto si stava sgretolando da solo, ai lati della carreggiata la natura si era già ripresa quanto era suo. Alcuni alberelli spuntavano nelle crepe lungo la strada. Ora, purtroppo, questo è uno spettacolo al quale ci stiamo abituando anche nelle nostre città: edifici abbandonati, case dismesse, giardini mal curati e una mandria di cerebrolesi (coperti da una certa “cultura”) che, armati di bombolette di vernice spray, completano l’opera di disgregamento.
Così, proprio pochi giorni fa, ci capitò per caso di parcheggiare accanto a un campo trascurato, in una località dell’hinterland milanese. Alzando lo sguardo notammo qualcosa a noi conosciuto: nel grigio cielo milanese appariva un faro di illuminazione di quelli tipici dei campetti di Calcio a 5 o a 7.
Era evidente che la struttura davanti a noi rappresentasse quelli che un tempo dovevano essere gli spogliatoi. Le porte non c’erano più. Era rimasta solo una panchina, quella dove chissà quanti bambini e ragazzi si sono seduti infreddoliti, in attesa che il loro mister gli concedesse almeno dieci minuti di gioco. Ci venne il “magone”… È accaduto non solo a quel tratto di antica strada romana, ma anche al meraviglioso Impero di Roma e ai suoi Imperatori. Il Calcio miliardario di oggi, vale molto meno.