Ciao “Randagio”

Fuori Campo

Se ne stanno occupando un po’ tutti, forse ci ricaveranno i soliti titoli, qualche decina di minuti nelle trasmissioni che del dolore fanno spettacolo. Forse sta già accadendo. Aveva solo 22 anni, era un tifoso dell’Inter, i suoi amici più intimi si ricordano di quando previde che sulla panchina nerazzurra sarebbe arrivato Rafael Benitez. Si chiamava Vittorio Andrei, viveva a Roma, e quando ci fu la Finale di Champions League nel 2010 tornò a Milano (dove era nato) per la grande festa nerazzurra. Il suo video “Petrolio” si apre con la scritta: DEDICATO A CHI, NONOSTANTE TUTTO, NON HA MAI MOLLATO, proprio come si cantava a san Siro una volta: Non mollare mai! Sì, un video, perché Vittorio era un rapper “d’impegno” che stava per assaggiare il sapore delle luci del palco più importanti. Scriveva cose belle, testi non banali. Stava per raggiungere il successo. Artisticamente era “Cranio randagio”, ma basta guardare i suoi video su You Tube o le fotografie che si trovano on-line per osservare un ragazzo tutt’altro che aggressivo. Quando si esibì a X FACTOR, con  i dread educatamente raccolti, gli occhiali e i baffetti all’insù (in stile primo Novecento), commosse tutti, fu difficile trattenere le lacrime: “Adesso sono qui, dove tu mi hai lasciato…”, “…cantavo sotto la doccia. Dopo il tuo funerale pensavo che le canzoni dessero pace a tutto lo strazio…”, una strofa dedicata al suo papà che non c’era più e inserita nel testo della canzone che presentava quel giorno (“Adesso sono qui” di Ghemon), senza tanto preoccuparsi di cantarla bene, ma lasciandosi andare alle emozioni. Vittorio è morto a una festa, nella notte tra venerdì e sabato scorsi. Si è addormentato. Forse sfortuna, forse ingenuità. Chi gli era accanto non ha saputo intervenire prontamente. Anzi. Storia vecchia… La sua mamma, Carlotta, rimane sola con i suoi due fratellini Sergino (di 17 anni) e Giovanni (di 13 anni).

Cranio_randagio_hashtaginter.it

 

 

Pierluigi Arcidiacono
Pierluigi Arcidiacono
Il nostro Direttore, Pierluigi Arcidiacono, un giorno chiese al suo papà di portarlo ad assistere a Inter-Sampdoria, nel 1971, quando non aveva ancora dieci anni. Aveva saputo che Suarez non giocava più con la maglia nerazzurra, ma con quella blucerchiata. Questo, nella logica di un bambino, gli appariva come una cosa molto strana, quindi, desiderava vederlo in campo. Quel giorno giocavano gli uomini che avrebbero vinto l’11° scudetto della storia dell’Inter e quella squadra rimarrà sempre nel cuore del nostro Direttore. La partita finì 3 a 1 per i nerazzurri. Segnò prima Mazzola al 46°, poi, Boninsegna su rigore al 65°, ancora Boninsegna all’80° e, infine, proprio davanti agli occhi del nostro Pigi Arcidiacono, Suarez segno il goal della bandiera su rigore. Passarono un po’ di anni. Pigi scrisse molto (poesie, articoli, libri e testi teatrali) e tra i suoi scritti si trovano anche diversi testi sull’Inter. Si ricordano soprattutto: “Vade retro Satana - Storie di una vita neroazzurra” (Librificio-Proedi - 2004), “Marco Materazzi - Degno della maglia” (Il Flabello - 2006), la monografia “La Grande Inter Anni ’60” (Cigra 2003 - 2007) e “Armando Picchi - Un nome già scritto Lassù” (Il Melograno - 2011). Da non dimenticare anche: “Massimo Moratti - Mai visto un cuore così grande” (Il Flabello - 2006) e il primo libro pubblicato in Italia su Javier Zanetti, “Milano siamo noi - Il cuore del Capitano” (Il Flabello - 2009) . Nel 2013, Arcidiacono, inizia a pensare al sito #INTER (Hashtag Inter) dove si tenterà di parlare di Calcio e dell’Inter diversamente, ma sempre con cuore.
http://www.hashtaginter.it