Brenda Pedrazzini, una hostess dal cuore nerazzurro

Nerazzurri

Brenda Pedrazzini, una hostess dal cuore nerazzurro. L’abbiamo conosciuta alla presentazione dei libri “Giuseppino e Biscione – Storia dell’Inter” e “Giuspepino e Angelino Diavolino – Storia del Milan” (Fabbrica dei Segni editore), che si è tenuta il giorno 8 Ottobre (alle ore 18.00) a Milano, presso l’Urban Center, in Galleria Vittorio Emanuele II. Si chiama Brenda Pedrazzini, da poco 22 anni: una passione per l’Inter iniziata con Ronaldo quando era ancora una bambina di quattro anni. Molto tempo dopo Brenda si ritrova a lavorare come hostess in Tribuna Rossa allo stadio “Meazza”, è così che conosce anche alcuni giocatori dell’Inter. La sua prima trasferta (come tifosa) è stata proprio in occasione di Juventus-Inter (nella scorsa stagione) e in lei c’è il ricordo della “espressione degli juventini al goal di Icardi”; per Brenda è stata una “goduria immensa”. Ecco perché l’abbiamo scelta per l’intervista di questa settimana. Brenda ha, poi, accettato di posare per il nostro fotografo Mattia Pistoia nella Sala Coppe del F.C. Internazionale Milano.

Brenda_Pedrazzini_in _Galleria_Vittorio_Emanuele_II

Pierluigi Arcidiacono (#INTER): Lei ha lavorato come hostess allo stadio “Meazza” di Milano, quando ha iniziato e per quanti anni ha svolto questa attività?

Ho iniziato a lavorare come hostess allo stadio a partire dalla stagione 2012-2013 e ho terminato nel 2014-2015, quindi, per tre stagioni.

Pierluigi Arcidiacono (#INTER): Quali erano le sue mansioni specifiche e in quale settore dello stadio lavorava?

Ho lavorato presso il Primo Rosso, precisamente negli sky-lounge e la mia mansione era di accogliere i clienti-tifosi, successivamente, insieme alla mia collega, controllare il biglietto e indirizzarli verso il loro posto.

Pierluigi Arcidiacono (#INTER): Molti tifosi si chiedono se tutte queste signorine in “divisa” e tacchi alti servano davvero a qualcosa…

A questi tipi di battute mi sono sempre messa a ridere,  secondo la mia esperienza svolgere questa attività in un ambiente tipicamente maschile non è semplice, sei facile preda di battutine e apprezzamenti che certe volte sono veramente fastidiosi, però, penso che dipenda molto dalla signorina in questione, se sa svolgere seriamente il proprio lavoro di accoglienza sicuramente il tifoso-cliente torna a casa contento non solo del risultato ma anche del servizio che gli è stato offerto.

Pierluigi Arcidiacono (#INTER): Lei, però, è anche una tifosa appassionata ed è andata anche a seguire la squadra in trasferta.

Mi sono sempre divertita a tifare per l’Inter. Logico che assistere a una partita da tifosa sia completamente diverso da lavorare negli sky-lounge.

Pierluigi Arcidiacono (#INTER): Per fare la hostess bisogna essere bella o (almeno) appariscente o non è indispensabile?

Personalmente penso che la bellezza sia soggettiva, però, è anche vero che le agenzie che si occupano di eventi tendono sempre a puntare su ragazze di bell’aspetto, questo purtroppo trae in inganno perché non sempre la bellezza è “indossata” da persone anche competenti.

Pierluigi Arcidiacono (#INTER): Quali sono le caratteristiche richieste?

Per poter essere una hostess non bisogna avere molte caratteristiche, come ho detto prima sicuramente il bell’aspetto, però, io punterei molto di più sullo spirito di collaborazione e la capacità di saper trattare con il pubblico, questo è fondamentale.

Pierluigi Arcidiacono (#INTER): Qual è la prima partita alla quale ha assistito?

Nel lontano 1997 Inter-Bologna, avevo 4 anni, partita vinta 4 a 2 con il primo goal del mio idolo di allora: Ronaldo. Quello vero, però.

Pierluigi Arcidiacono (#INTER): Qual è la prima trasferta che ha affrontato? Cosa ricorda?

La mia prima trasferta è stata un anno fa, ormai, Juve-Inter, partita finita 1-1.

La cosa che ricordo? L’espressione degli juventini al goal di Icardi, goduria immensa.

Pierluigi Arcidiacono (#INTER): Qual è la prima partita in cui ha prestato il suo servizio da hostess? Cosa ricorda?

La mia prima partita fu Inter- Siena , persa 2-0.  Ricordo il dolore atroce ai piedi causa tacchi e la pesante arrabbiatura per la sconfitta.

Pierluigi Arcidiacono (#INTER): Al di là delle vittorie, quale Inter sente più “sua”?

La prima Inter di Mancini, sicuramente, perché è stata la prima che ho seguito proprio da tifosa, da piccolina non capivo ancora molto, per me c’era solo Ronaldo.

Pierluigi Arcidiacono (#INTER): Si fa fatica, però, essendo tifosa, a contenersi quando si lavora come hostess? Oppure qualche volta è consentito lasciarsi andare un po’?

(Brenda ride…) È molto molto difficile sapersi “contenere” mentre si lavora, in particolare se si è appassionate. Di base bisognerebbe assolutamente essere impassibili ma ormai i miei responsabili mi conoscono e qualche volta riesco a saltare come una pazza per un goal decisivo in un derby.

Pierluigi Arcidiacono (#INTER): Quali personaggi ha avuto occasione di incontrare da vicino svolgendo questa professione? Si è emozionata per qualcuno?

Ho avuto l’opportunità di conoscere la maggior parte dei giocatori dell’inter ma quello per cui mi sono più emozionata è stato Sneijder.

Pierluigi Arcidiacono (#INTER): Quando l’Inter giocava fuori casa e lei non era impegnata non le veniva voglia di  tornare a essere la piccola Ultrà di un tempo?

Certo, difatti qualche trasferta l’ho fatto e la faccio tuttora.

Pierluigi Arcidiacono (#INTER): Il suo allenatore preferito?

Roberto Mancini , la mia Inter da tifosa seria parte da lui.

Pierluigi Arcidiacono (#INTER): Per una donna giovane è possibile separare l’attrazione per il giovane atleta dal giocatore?

Premetto che io in uomo prima di tutto guardo la testa e non intendo “figurativamente” parlando, intendo che guardo molto il carattere e il modo di ragionare penso, però, che in certi casi sia difficile riuscire a separare l’attrazione per un’atleta dal giocatore, sono dei personaggi pubblici, per alcuni, quindi, molte ragazze subiscono il fascino del bello e calciatore.

Brenda_Pedrazzini_in_piazza_del_Duomo

Pierluigi Arcidiacono
Pierluigi Arcidiacono
Il nostro Direttore, Pierluigi Arcidiacono, un giorno chiese al suo papà di portarlo ad assistere a Inter-Sampdoria, nel 1971, quando non aveva ancora dieci anni. Aveva saputo che Suarez non giocava più con la maglia nerazzurra, ma con quella blucerchiata. Questo, nella logica di un bambino, gli appariva come una cosa molto strana, quindi, desiderava vederlo in campo. Quel giorno giocavano gli uomini che avrebbero vinto l’11° scudetto della storia dell’Inter e quella squadra rimarrà sempre nel cuore del nostro Direttore. La partita finì 3 a 1 per i nerazzurri. Segnò prima Mazzola al 46°, poi, Boninsegna su rigore al 65°, ancora Boninsegna all’80° e, infine, proprio davanti agli occhi del nostro Pigi Arcidiacono, Suarez segno il goal della bandiera su rigore. Passarono un po’ di anni. Pigi scrisse molto (poesie, articoli, libri e testi teatrali) e tra i suoi scritti si trovano anche diversi testi sull’Inter. Si ricordano soprattutto: “Vade retro Satana - Storie di una vita neroazzurra” (Librificio-Proedi - 2004), “Marco Materazzi - Degno della maglia” (Il Flabello - 2006), la monografia “La Grande Inter Anni ’60” (Cigra 2003 - 2007) e “Armando Picchi - Un nome già scritto Lassù” (Il Melograno - 2011). Da non dimenticare anche: “Massimo Moratti - Mai visto un cuore così grande” (Il Flabello - 2006) e il primo libro pubblicato in Italia su Javier Zanetti, “Milano siamo noi - Il cuore del Capitano” (Il Flabello - 2009) . Nel 2013, Arcidiacono, inizia a pensare al sito #INTER (Hashtag Inter) dove si tenterà di parlare di Calcio e dell’Inter diversamente, ma sempre con cuore.
http://www.hashtaginter.it