Una vittoria sofferta, quella contro il Torino, dopo una grande rimonta, che rialza finalmente il morale della squadra in vista della partita decisiva contro il Real in Champions, ma non quello di tanti tifosi.
Questa la sintesi della partita col Torino, conclusa 4 a 2 a favore dei nerazzurri dopo essere stati sotto per 2 a 0 a mezz’ora dalla fine, ribaltata con orgoglio e con il contributo fondamentale dei giocatori chiave dell’Inter, che si sono destati nell’ultima parte della gara.
I granata sono scesi in campo a San Siro già incerottati per alcune assenze, causa Covid, cui si è aggiunta quella de “Il Gallo” Belotti, giocatore simbolo, pochi minuti prima del match.
Nonostante l’avversario, di modesto valore guardando la classifica, l’Inter scende in campo poco determinata e anche poco illuminata: col solito 3-5-2 e una formazione con molti difensori e mediani a centrocampo manca qualità (e chi sa saltare l’uomo, pecca nella rosa di Conte).
Si sente anche l’assenza in regia di Brozović (out anche lui per il Covid) e il primo tempo è un’esibizione penosa, la peggiore fin qui vista della nostra squadra.
Sì perché fino a questa partita non si può certo dire che l’Inter abbia giocato male in questa stagione. Sono mancati i risultati ma le prestazioni non sono mai mancate, e in ogni partita si erano create più palle goal nette degli avversari, contro tutti. Il Torino invece si chiude bene in difesa e poi approfitta facilmente degli spazi lasciati dalla retroguardia dell’Inter i cui i centrali difensivi altissimi a centrocampo o in zona offensiva lasciano delle voragini dietro per le ripartenze granata, a volte anche belle da ammirare nella costruzione.
E così le occasioni più grandi sono del Toro, vicino al goal sempre con Zaza, che prima mette fuori da buona posizione e in seguito sciabatta un tiro ben respinto di piede da Handanovič, ma poi trova a fine primo tempo il vantaggio dopo uno splendido assist di tacco di Meïté che gli consente di piazzare appena entrato in area un bel diagonale che batte il nostro portiere.
Il goal è un mezzo regalo di Alexis Sánchez, con un passaggio inspiegabile che ha dato il là all’azione granata, emblema del suo primo tempo giocato quasi da difensore del Torino (in questa occasione attaccante) più che per la causa della propria squadra.
Nella ripresa Conte sceglie di confermare la formazione e tenere anche la punta cilena in campo nonostante la prestazione sciagurata fornita. Il canovaccio è lo stesso della prima frazione, e dopo un quarto d’ora di passaggi sbagliati e squadra senza mordente, da un’apparentemente innocua sciabolata di Ansaldi di 30 metri, Young interviene in maniera scomposta e in ritardo sullo scatenato Singo e il VAR segnala il penalty che Ansaldi realizza. Per quanto visto fino a quel momento il 2 a 0 granata sembra porre irrimediabilmente fine alla partita.
E, invece, contro ogni previsione arriva la feroce reazione nerazzurra. Trascinati dall’indomito guerriero Vidal (in crescita esponenziale nelle ultime due gare) che recupera un preziosissimo pallone sulle trequarti dopo l’ennesimo tackle vinto della sua partita, riusciamo a creare una bella azione conclusa da Lukaku che dopo una sfortunata traversa si butta sul rimpallo e riesce a far carambolare il pallone verso Sánchez, rapido a buttarla dentro mostrando un istinto rapace sotto porta che gli mancava ormai da tanto tempo.
È la scossa che cambia la gara.
L’Inter inizia a macinare gioco e Conte azzecca i cambi e le mosse con gli ingressi di Lautaro in un tridente con l’arretramento di Sánchez trequartista, Perisic per un deludentissimo Young e De Vrij per Ranocchia.
Lukaku va vicino al pari e poi lo trova ben servito da un cross da destra di Sánchez. San Siro sarebbe a questo punto esploso in una bolgia per supportare la squadra nella rincorsa ai tre punti, ma lo stadio è deserto e tanti tifosi, ormai, da casa si sono trasformati in haters e leoni da tastiera più che supporter della squadra.
Così l’importanza della splendida rimonta completata dal penalty trasformato da Lukaku per fallo da rigore guadagnato da Hakimi che vale il 3 a 2 e il goal di Lautaro entrato in campo con grande verve a suggellare un’azione magnificamente illuminata da un esterno smarcante di Perisic e rifinita con un cross basso da perfetta ala sinistra del solito straripante “Big Rom” viene messa in discussione da Media e soprattutto nostri tifosi come se non fosse mai accaduta.
Già, perché gran parte della tifoseria pare considerare finita la partita sullo 0 a 2 a leggere i commenti sui social.
L’antipatia e la contestazione verso Conte, visto come l’emblema di tutti i mali che hanno colpito l’Inter, sfociano ormai in un odio viscerale che fa perdere lucidità di analisi e di vedute e così il “fuoco amico” si aggiunge al “rumore dei nemici”, la Stampa e i Media che processano la squadra dopo una partita caratterizzata, sì, da un’ora brutta, ma conclusa con un’ottima mezz’ora in cui la squadra ha giocato alla grande segnando quattro goal e, soprattutto, con i 3 punti… Ma non erano fino a ieri l’unica cosa che contava?
I tempi della rimonta interna dell’Inter di Mancini e Recoba 3 a 2 sulla Samp considerata una grande impresa del passato, pure in una squadra con grandi giocatori ma che non ha vinto nulla, sembrano così lontani.
(La foto in apertura di servizio è di ©Mattia Ozbot)