L’inter ha conquistato il secondo posto in Campionato battendo l’Atalanta con il classico punteggio all’inglese: 2 a 0, firmato da due difensori, D’Ambrosio e Young. Bellissima la rete di quest’ultimo.
La truppa di Conte ha superato la squadra considerata più bella e pimpante dell’italico panorama calcistico con una prestazione brillante e autoritaria raggiungendo così la ragguardevole quota di 82 punti, a un passo dalla scudettata Juve di Sarri. Ragguardevoli anche altri numeri dell’Inter contiana che, oltre ad aver messo assieme un bottino di punti che la “Beneamata” non conquistava dal 2010 (fu scudetto e poi Triplete) e raggiunto il miglior piazzamento interista dal 2011 (piazza d’onore conquistata dietro il Milan, con Leonardo in panchina, a quota 76) è risultata la miglior difesa, la squadra meno battuta con tanto di migliore differenza reti e il secondo attacco della Serie A.
Premesso che: come ha affermato il mister nerazzurro il secondo classificato è il primo dei perdenti, i numeri totalizzati in questo Campionato dall’Inter sono importanti e meritano un plauso soprattutto in considerazione dei numerosi infortuni che hanno l’hanno colpita e degli arbitraggi sfavorevoli. Oltre ad avere il conforto dei numeri, il team guidato dal tecnico pugliese ha mostrato un’impronta chiara e riconoscibile di gioco con una manovra piacevole e “ficcante”. Insomma, le basi per iniziare a riempire la bacheca di trofei sono state gettate.
Purtroppo, la vittoria sull’Atalanta e la conquista del secondo posto in Serie A potrebbero non rappresentare il punto di partenza dell’Inter targata Antonio Conte, ma piuttosto il suo epilogo. L’ottimo lavoro svolto dal mister e le basi da lui poste sembrano destinate ad andare in fumo dopo l’attacco che ha lanciato alla società nel post match di Bergamo. Ripartire per l’ennesima volta con un nuovo progetto tecnico azzerando quello precedente non farebbe altro che allontanare gli orizzonti di gloria.
Il mister ha lamentato scarsa protezione da parte della dirigenza dagli attacchi mediatici, una costante fuga di notizie, la fragilità del club che subisce il “Palazzo”, la lontananza della proprietà, l’assenza nei momenti difficili della Dirigenza e il salire sul carro di quest’ultima a seconda piazza acquisita. Conte ha difeso la squadra aggiungendo che ringrazia soltanto i giocatori riguardo la sua prima esperienza interista che, a livello personale, è stata molto difficile. Ha precisato che il mercato non ha nulla a che vedere col suo sfogo e che per vincere bisogna avere un’identità di vedute ed essere forti anche fuori dal campo. Ovviamente, la tifoseria del “Biscione” si è spaccata in due partiti: pro e contro Conte.
L’attacco frontale del mister ha confermato ciò che pensiamo e che esterniamo da tempo e, cioè, che nell’Inter non ci sono solo “bravi ragazzi”, ma personaggi che, Conte docet, curano il proprio orticello e non formano un blocco compatto con l’obiettivo di portare il club ai successi sportivi che gli competono. Per detti personaggi la vittoria di uno Scudetto o di una Coppa è soltanto un danno collaterale, ciò che conta è rafforzare la propria posizione di potere all’interno dell’azienda (così, considerano l’Inter, non un club sportivo) e portare avanti i propri “affari”.
La denuncia di Conte è grave perché ha sbattuto in faccia a tutti che all’interno del club c’è una sorta di piccola mafia che lo sfrutta e lo danneggia. Francamente, osservando attentamente le vicende nerazzurre dell’ultimo decennio la denuncia di Conte sembra centrata. Gli allenatori passano, ma certi Dirigenti sono sempre lì, inchiodati alle loro poltrone alla stregua dei peggiori politici.
Conte non è stato il solo a lamentarsi dei nemici interni. Forti lamentele in tal senso le avevano avanzate a suo tempo anche: Stramaccioni, Mancini e Spalletti. Un ottimo Dirigente del calibro di Sabatini ha lasciato l’Inter sbattendo la porta. Parliamo di un Dirigente che aveva portato ad Appiano: Škriniar, João Cancelo e Rafael Alcântara, facendo i salti mortali con lo striminzito bugdet che gli era stato messo a disposizione. Tre giocatori che hanno svolto un ruolo determinante per il ritorno in Champions della “Beneamata”, dopo sei anni di esilio dalla competizione.
Chi della tifoseria è contro Conte è, probabilmente, influenzato dal suo passato bianconero. Conte è arrogante, prepotente, infinitamente polemico si urla sui Social da parte dei suoi detrattori. Ci pare quasi l’identikit di Mourinho. Se le stesse affermazioni le avesse espresse Mou quelli che adesso attaccano Conte non avrebbero battuto ciglio. Mou era più portato a lavare i panni sporchi in casa e ad attaccare i nemici esterni, ma sembra che all’interno del club avesse espresso il suo malcontento riguardo l’organizzazione. Non a caso si è aggrappato a Oriali che voleva sempre vicino a sé. Non è casuale che anche Conte straveda per Oriali, l’unico Dirigente che lo difende. Persino colui che lo ha chiamato sulla panchina nerazzurra l’ha abbandonato al suo destino piegandosi all’andazzo societario.
I Media hanno preso posizione compatti contro il nostro mister, in particolare (combinazione!) le testate che appartengono a una potente holding che gestisce il club concorrente per eccellenza.
Che Conte sparisca dall’orizzonte interista fa comodo a molti.
Possibile che non sia piovuto nemmeno un velato accenno di critica addosso a un Diesse che si è disfatto per 2 lire del più grande talento espresso dal Calcio italiano nell’ultimo ventennio? Ci riferiamo alla cessione di Zaniolo, naturalmente. Nessun appunto mosso dai Media a detto Diesse quando il medesimo si è giustificato sostenendo che era impossibile notare il valore tecnico di Zaniolo nella Primavera perché tanti promettono nelle giovanili, ma non sfondano. Impossibile? Mancini, attuale C.T. della Nazionale, ha confessato ai microfoni di aver deciso di convocare Zaniolo dopo aver notato il suo grande talento vedendolo giocare in una partita della Nazionale Under 20. L’ha visto una sola volta e lo ha subito convocato a 19 anni! Al contrario da quanto spiegato dal Diesse di cui sopra, l’operazione per portare Nainggolan all’Inter non sarebbe saltata se da parte interista fosse stato posto il veto sul nome di Zaniolo. A svelare ciò è stato Monchi, il Direttore Sportivo giallorosso di allora che aveva proposto un ampio ventaglio di nomi di giovani dell’Inter da inserire come contropartita tecnica. Il tutto per portare in nerazzurro un giocatore notoriamente problematico che ha confessato a dei tifosi, facendosi da questi inopportunamente registrare (al termine della per lui solita serata in discoteca), che aveva lasciato Roma molto malvolentieri e che voleva tornarci. L’autore di questo grande capolavoro di mercato non compare quasi mai e lascia che a metterci la faccia siano altri come ha denunciato Conte. Autore che ha messo la firma anche sull’acquisto di tale Valentino Lazaro.
La costante fuga di notizie riguardanti le magagne interiste, peraltro non sempre veritiere, è un fatto acclarato e non frutto della fervida immaginazione di un tecnico in preda all’isteria. Il nostro pensiero è che si possono criticare tempi e modi delle esternazioni di Conte ma, purtroppo, non la sostanza. Si è portati a pensare che i buoni stiano nel club per cui tifiamo e i cattivi stiano su altre sponde e fa male accorgersi di essersi cullati in una ingenua illusione. I bravi ragazzi che sono dentro l’Inter ricordano per alcuni tratti “Quei bravi ragazzi” del film di Martin Scorsese che raccontava le vicende di piccoli operai della mafia italo-americana. Nulla a che vedere con traffico di droga e morti ammazzati per carità, ma subdole cospirazioni, colpi bassi e tradimenti per aumentare il proprio potere e ingrossare il proprio orticello sì.
Invitiamo il partito anti Conte a riflettere attentamente sui contenuti del suo sfogo. Impone riflessione approfondita anche l’affermazione del mister riguardo l’acquisto di Lukaku quando fu costretto a dare l’aut aut alla società per vedere approdare l’attaccante belga ad Appiano. Conte ha fatto capire che nella stanza dei bottoni interista “Big Rom” era considerato una sorta di “bidone” anziché un forte top player come si è poi regolarmente dimostrato essere. Ostracismo e incompetenza che il mister non ha digerito. Il modo di condurre la campagna di rafforzamento della rosa da parte della Dirigenza nerazzurra non è piaciuto al mister nonostante abbia precisato che il mercato non aveva a che fare con le critiche che stava rivolgendo ai piani alti dell’Inter.
A proposito di riflessioni la Curva Nord le sue le ha fatte e si è schierata dalla parte pro mister come si evince dallo striscione piazzato sotto la sede di FC Internazionale. Un bel successo per un tecnico con un passato a forti tinte bianconere. Avevamo scritto di un duello, parafrasando i film Western, tra Conte e Zhang, oggi pare che il mister debba fronteggiare più avversari proprio come Clint Eastwood nelle sfide di frontiera con le Colt in pugno. Clint aveva gli occhi di ghiaccio, quelli del mister sono sanguigni come il suo temperamento di ragazzo del Sud che è arrivato in alto con grinta, forza e determinazione.
In chiusura regaliamo un’altra riflessione: Hakimi ha dichiarato che ha scelto l’Inter tra i diversi club che gli hanno avanzato proposte di ingaggio perché l’ha chiamato Conte, che ritiene un grande manager, restando affascinato dal suo progetto. Rammentiamo che pure Lukaku e Barella scelsero l’Inter perché chiamati dal tecnico pugliese. Se il mister verrà sconfitto nel duello e lascerà la panchina nerazzurra l’Inter perderà molto appeal nei confronti dei Top Player che potrebbero scegliere altri lidi già nel prossimo futuro complicando i piani di rafforzamento interisti. Senza contare che Hakimi e Lukaku potrebbero avere dei ripensamenti.
Il regolamento di conti (gioco di parole) tra Conte e Zhang circondato dagli affezionati bravi ragazzi è ora in standby per l’impegno in Europa League, ma è soltanto rimandato. I contendenti stanno affilando le armi. Non ci saranno prigionieri. Il mister dovrà guardarsi le spalle perché i colpi arriveranno da tutte le parti. La Curva Nord ha scritto che i veri interisti stanno con Conte. Noi siamo orgogliosi di essere interisti veri e speriamo che alla fine dello scontro dei duellanti, come avveniva nelle polverose main street dei villaggi dell’Ovest americano, ne resti in piedi soltanto uno: Antonio Conte, non uno di quei bravi ragazzi.
(Le foto del servizio sono di #MattiaOzbot)
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