È risaputo che le prestazioni non eccellenti della propria squadra del cuore non facciano gioire i tifosi, io – nonostante le mie competenze – in primis mi faccio influenzare negativamente da un brutto risultato, soprattutto se si parla della mia Inter. In tutto questo, però, un sorriso ce lo strappano sicuramente coloro i quali la domenica o il lunedì mattina si improvvisano Commissari tecnici e allenatori degni della scalata verso il “Triplete”.
È davvero così, apostrofi e toni sarcastici che fanno un baffo a Dante e alla Divina Commedia, rivolti agli allenatori che “hanno fallito” si alternano come in un valzer si alterna il ritmo ternario e domenica, abbiamo avuto l’ennesima dimostrazione di non clemenza da parte di chi ha criticato Mister Spalletti.
Critiche poco costruttive nei confronti delle scelte tattiche e tecniche, critiche a riguardo della scelta dei giocatori chiamati a sostituire quelli presenti nella formazione titolare, critiche poco costruttive perché alla seconda giornata di Campionato abbiamo solamente un punto avendo a disposizione un parterre di atleti che (sulla carta…) dovrebbero farci vincere lo scudetto. E allora… “Perché Lautaro ha giocato solo due minuti?”, “Perché ancora Dalbert?” … “E Nainggolan perché non ha ancora avuto spazio?” …
Si sa, se i giocatori hanno il compito di fare goal, all’allenatore spetta il compito arduo (e spesso ingrato) di forgiare la squadra e imbastire la tela del gioco.
Ma quali sono le competenze che un Tecnico dovrebbe mostrare nella guida della squadra? La Psicologia dello sport ci aiuta a fare un excursus delle competenze necessarie affinché un allenatore possa guidare una squadra saggiamente a prescindere dalla propria dimensione scientifico-metodologica, dalla propria esperienza professionale sia come tecnico, sia come giocatore e dalla capacità intuitiva che consiste di “fare le cose giuste al momento giusto”.
Nello specifico, facendo riferimento al ruolo del tecnico, vengono distinte le seguenti competenze:
– Tecniche/didattiche
– Organizzative
– Motivazionali
– Gestionali
– Istruttive
– Psicologiche
– Nella guida della squadra
– Comunicative
Analizziamo oggi le competenze psicologiche, perché sono quelle che in riferimento all’allenatore possono influenzare l’andamento di una prestazione in termini positivi o negativi.
Un buon allenatore deve possedere una certa abilità e capacità di giudizio nel momento in cui si accinge a lavorare con e tramite altre persone e per questo, deve imparare a comprenderne le motivazioni, esercitando sempre e comunque una leadership efficace (dove il termine significa “influenzare il comportamento di un individuo o di un gruppo, indipendentemente dal motivo”).
Nell’impatto con una squadra, l’allenatore deve dapprima fare una accurata analisi dei “materiali umani” che ha a disposizione seguendo un iter che sia preferibile partendo da:
– Comprensione della condizione del singolo giocatore: il parametro fa riferimento allo stato di salute mentale di un giocatore in un determinato momento, alla capacità da parte del tecnico di individuarne punti forti e deboli, eventuali stati di disagio o di preoccupazione. Tale analisi accurata porta il giocatore a sentirsi considerato, rispettato e capito dai compagni di squadra e dall’allenatore stesso.
– Comprensione del gruppo: si prende in considerazione l’analisi del gruppo inteso come unione di forze coese per il raggiungimento di un obiettivo comune. È noto che spesso all’interno di un team si creino sottogruppi con elementi che si aggregano per età, nazionalità, antipatie, simpatie, interessi comuni…; l’allenatore deve essere quindi in grado di percepire i disagi all’interno della squadra e il ruolo dei singoli giocatori nel gruppo (capro espiatorio, leader, trascinatore, etc.).
– Comprensione di sé stesso: l’allenatore potrà comprendere gli altri solo se avrà piena coscienza dei propri limiti e dei propri punti di forza e, inoltre, dovrà essere ben consapevole del proprio ruolo all’interno della società in cui opera.
Sono fiduciosa relativamente al fatto che questa analisi sarà spunto di riflessione … Costruttiva e per tutti.
È veramente facile e comodo criticare “da fuori”; nelle situazioni bisogna esserci e soprattutto bisogna comprendere che un tecnico è sottoposto a pressioni non indifferenti. Due prestazioni non soddisfacenti non mettono in dubbio le capacità di Spalletti , un allenatore, ma soprattutto un uomo riflessivo e con ottima capacità critica , umile ma anche saggio nel momento in cui cerca di sciogliere le pressioni alle quali sono sottoposti i nostri giocatori, pedine che si muovono per via di una mano saggia e sicura che cerca di superare gli ostacoli e che, soprattutto, non si abbatte.
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