Tutti un po’ attoniti dopo l’esordio dell’Inter a Reggio Emilia, contro il Sassuolo. Spalletti elogia gli avversari nel loro essere “stati bravi ad agire in contropiede”; e prosegue: “Ci hanno aspettato, lasciandoci fare la partita e scegliendo il momento giusto per venirci a pressare. Purtroppo è facile perdere palla su un campo così se la devi giocare, se invece giochi sulle ripartenze è più semplice”. Infine, ammette: “Le sconfitte condizionano l’entusiasmo e le pressioni ma ci sono cinquanta partite da giocare e sappiamo come gestire la situazione. Non dovevamo prendere goal, perché poi siamo stati costretti a sbilanciarci troppo”.
Ora, però, al di là delle considerazioni tecniche (e sono molteplici) che si possono fare su questa partita, una cosa è indiscutibile: se si gioca una partita a scacchi e uno dei due giocatori può muovere l’Alfiere anche orizzontalmente e verticalmente e così il Cavallo, non solo a L, ma anche su e giù per la scacchiera, questo giocatore sarà notevolmente avvantaggiato e vincerà la partita velocemente.
Ecco, non si tratta di fare (come ci accusano) «i “piangina” come al solito» o di cercare “giustificazioni” a ogni costo per una prestazione che – è evidente – è stata insufficiente, ma solo di fare notare, da amanti di questo sport (il Calcio) che, ancora una volta, c’è stata un’anomalia. Ci pare indiscutibile che valutando i due episodi da rigore durante Sassuolo-Inter chiunque, esperto di questo sport, dovendo sceglierne solo uno da concedere avrebbe scelto il rigore su Kwadwo Asamoah. Pensiamo a buona ragione che ieri sera tutti abbiano pensato: «Ma sì, tanto ora la VAR chiarisce tutto, avvisano l’arbitro che concede il rigore…». Invece? Invece non è successo.
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