Capito Mauro? Zanetti soffrì e amò… Così vinse!

Il Direttore In Primo Piano

Quando, nel 2007, pubblicammo la monografia sportiva: “La Grande Inter Anni ‘60” (per Editore Cigra 2003 S.r.l.), Leo Picchi, Capo Ufficio Stampa del F.C. Internazionale Milano e figlio primogenito del Capitano della “Grande Inter”, Armando Picchi, ci concesse gentilmente una sua introduzione alle pagine che presentavano tutti i giocatori di quella vittoriosa compagine, guidata da “Il Mago” Helenio Herrera e comandata dal “Presidentissimo” Angelo Moratti. Le sue righe si concludevano affermando che, pur avendo nel cuore quell’Inter e la sua gloriosa storia (vinse tre scudetti, due Coppe dei Campioni e due Coppe Intercontinentali) adesso, però, sentiva forte il desiderio di vincere quella coppa europea (divenuta Champions League) con questo Presidente, con questo Moratti, con Massimo Moratti.

Il vento era già cambiato (nel 2006); scoperte le losche faccende di cui tutti sappiamo. L’Inter portava sulla maglia lo scudetto vinto “a tavolino”. Vinto, però, sul campo, perché i nerazzurri sul campo e solo sul campo giocarono, mentre altri (sicuramente molto forti e degni delle proprie vittorie) avevano Dirigenti che il Campionato lo giocavano anche attraverso le telefonate…

Il vento era già cambiato, ma all’Inter, si sa, sono da sempre molto superstiziosi. Ne sappiamo qualcosa personalmente: per un sms, inviato al momento sbagliato da Roma (il 9 Maggio 2007, in occasione dell’andata della Finale di Coppa Italia in cui l’Inter perse 6 a 2) un Dirigente non ci rivolse quasi più la parola. Poco prima del fischio di inizio scrissi a Paolo Viganò (Responsabile della Comunicazione): “Io e mio figlio presenti in Curva…”. Finì come finì e, pur rimanendo con noi sempre gentile, Viganò (da quel momento) fece di tutto per evitarci.

D’altronde, come si accennava, all’Inter è sempre stato così; dai tempi del primo Presidente, il povero Giovanni Paramithiotti: sostenevano che portasse “sfiga” (all’epoca a Milano si diceva “mena gramo” (e così, per poter assistere a un derby dovette travestirsi con cappello e baffi finti. L’Inter vinse e la brutta leggenda sulla sua persona scomparse.

Massmo Moratti era il primo a essere superstizioso, lo ammetteva senza indugio. Sosteneva che molte iatture sportive dipendono proprio da chi incontri e da quando lo incontri; cioè, non tanto dal fatto che Tizio o Caio siano presenti a San Siro, ma che, magari, li si incontri prima del fischio di inizio e, magari, si sia anche “costretti” a stringergli la mano.

E, così, quando Leo Picchi scrisse quella introduzione su “La Grande Inter Anni ‘60”, apriti cielo! In via Durini (all’epoca la sede dell’Inter era lì) si mormorava: “Adesso la Coppa dei Campioni non la vinceremo mai più!”.

Ebbene, date un’occhiata alla fotografia in apertura di questo servizio (scattatami tempo fa dal fotografo Mattia Pistoia, mio fedele amico); guardate cosa ho trovato nella Sala Coppe dell’Inter…

Il 22 Maggio 2010 l’Inter, guidata da José Mourinho e presieduta da Massimo Moratti scese in campo a Madrid contro il Bayern di Monaco. In Semifinale quei giocatori avevano eliminato i presuntuosi e arroganti giocatori del Barcellona. La Finale di Champions League 2009-2010 finì 2 a 0 (con due goal realizzati dall’argentino Diego Milito). Un altro argentino era in campo: Javier Zanetti. Aveva saputo aspettare (arrivò all’Inter nel 1995). Aveva saputo soffrire. Aveva saputo amare i colori nerazzurri. Amava i tifosi interisti e Milano. Vinse così la sua Coppa dei Campioni. Capito Mauro?

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Pierluigi Arcidiacono
Pierluigi Arcidiacono
Il nostro Direttore, Pierluigi Arcidiacono, un giorno chiese al suo papà di portarlo ad assistere a Inter-Sampdoria, nel 1971, quando non aveva ancora dieci anni. Aveva saputo che Suarez non giocava più con la maglia nerazzurra, ma con quella blucerchiata. Questo, nella logica di un bambino, gli appariva come una cosa molto strana, quindi, desiderava vederlo in campo. Quel giorno giocavano gli uomini che avrebbero vinto l’11° scudetto della storia dell’Inter e quella squadra rimarrà sempre nel cuore del nostro Direttore. La partita finì 3 a 1 per i nerazzurri. Segnò prima Mazzola al 46°, poi, Boninsegna su rigore al 65°, ancora Boninsegna all’80° e, infine, proprio davanti agli occhi del nostro Pigi Arcidiacono, Suarez segno il goal della bandiera su rigore. Passarono un po’ di anni. Pigi scrisse molto (poesie, articoli, libri e testi teatrali) e tra i suoi scritti si trovano anche diversi testi sull’Inter. Si ricordano soprattutto: “Vade retro Satana - Storie di una vita neroazzurra” (Librificio-Proedi - 2004), “Marco Materazzi - Degno della maglia” (Il Flabello - 2006), la monografia “La Grande Inter Anni ’60” (Cigra 2003 - 2007) e “Armando Picchi - Un nome già scritto Lassù” (Il Melograno - 2011). Da non dimenticare anche: “Massimo Moratti - Mai visto un cuore così grande” (Il Flabello - 2006) e il primo libro pubblicato in Italia su Javier Zanetti, “Milano siamo noi - Il cuore del Capitano” (Il Flabello - 2009) . Nel 2013, Arcidiacono, inizia a pensare al sito #INTER (Hashtag Inter) dove si tenterà di parlare di Calcio e dell’Inter diversamente, ma sempre con cuore.
http://www.hashtaginter.it