Milano si inchina davanti a Don Aldo, il Rettore

Fuori Campo

Milano si inchina davanti a Don Aldo, il Rettore – Da questa mattina Milano è più povera. Lo è per davvero. Ieri sera la notizia si è diffusa velocemente (seppur nella discrezione): “È morto Don Aldo”… Nessuno ha chiesto: “Don Aldo chi?”. Nessuno. Prima sono volati i messaggi su WhatsApp: agli amici, ai Professori del Collegio “San Carlo”, ai genitori degli allievi. Poi, la notizia ha raggiunto i “Media”. Già verso l’ora di pranzo si era capito che era giunto il momento del distacco dalla vita terrena, ma lui ha tenuto duro ancora un pochino, per permettere ai “suoi” di passare a visitarlo ancora, per salutarlo per l’ultima volta, anche se, ormai, non era più cosciente. Così, gli è stata somministrata ancora l’Unzione degli Infermi. Forse era la quarta volta in questi due anni. Don Aldo Geranzani (dal 1990) era il Rettore di uno dei più prestigiosi collegi italiani, un’eccellenza, divenuta tale anche grazie al suo lavoro, al suo impegno, alle sue idee. Il nostro Signore e nostro Dio lo aveva voluto donare al mondo come un regalo portato da Gesù Bambino, così era venuto al mondo a Bollate, dopo la fine della guerra e poco prima del Santo Natale del 1945, il 13 Dicembre. Proprio lì, a Bollate, nella chiesa parrocchiale, uno dei ricordi più dolci, più intimi: quando celebrava la prima Messa del mattino, solo con uno o due fedeli, tra i quali Valter, che quando erano solo loro due si prestava a servire.

Don Aldo fu ordinato sacerdote nel 1970 dal Cardinale Colombo ed è stato Vicario parrocchiale presso la Parrocchia di Santa Maria Annunciata in Chiesa Rossa, nel quartiere Stadera, per circa vent’anni. Poi, il Cardinale Carlo Maria Martini lo desiderò al comando del “San Carlo”.

Della sua malattia aveva detto al Corriere della Sera: «Mi ha insegnato che, oltre ogni dire, ci si possono aspettare lezioni di vita, inattese magari, da persone assolutamente lontane dalle nostre prospettive esistenziali».

Non era facile lavorare con lui. Era un educatore “autorevole”. Oggi il “San Carlo” conta circa 2000 studenti, dal Nido alle Scuole Superiori. Era un uomo molto sensibile ai cambiamenti della società. Molti i progetti e le iniziative, sotto il suo rettorato, di internaziolizzazione. Sempre al Corriere della Sera, nel Dicembre scorso, quando aveva ricevuto l’Ambrogino d’Oro, aveva dichiarato: «Io, come primo mestiere, faccio il “frate accattone”», non perdo occasione per chiedere chiedere e chiedere. Così riesco a mandare ogni anno in Palestina anche i ragazzi che non potrebbero, riesco a offrire borse di studio e a comprare, per esempio, una stampante 3D andando contro il parere di molti. Perché io voglio che un ragazzo quando esce da qui conosca Cappuccetto rosso, ma anche come funziona una stampante 3D. E per quanto riguarda le altre scuole: io so che un padre è disposto a fare sacrifici e sforzi per dare ai figli ciò che chiedono. Ecco, alla stessa maniera, se ha chiari gli obiettivi, la scuola può trovare le risorse per raggiungerli». E ancora: «Vorrei fermarmi sul tema della guida, ispirandomi alle parole della poesia di Montale nella Raccolta Satura, “Ho sceso dandoti il braccio, almeno un milione di scale”». Ricordando un’esperienza personale: «Mi trovavo in un bosco, in montagna, in una notte di luna piena con un gruppo di ragazzi, quando improvvisamente si ruppe la torcia e la fioca luce della luna rimase l’unica sorgente luminosa. Mi venne questa riflessione: “Come si può camminare senza luce?”. A volte, però, è necessario farsi bastare i pochi barlumi che si giunge a scorgere per ritrovare la strada. Si tratta di non smarrire la fiducia nella luce principale e, insieme, di saper sfruttare le possibilità minime che la vita offre nei momenti difficili, che comunque non sono mai del tutto bui».

Don Alberto Torriani, Pro-Rettore del Collegio “San Carlo”, ha osservato: «Il dolore di questa perdita, per il Collegio e per noi tutti, è profondo. Altrettanto profondo è il valore dell’eredità che ha lasciato al Collegio: a noi ora la responsabilità di portare verso il futuro la sua visione così attuale».

Uno difetto, Don Aldo, lo aveva: simpatizzava per la Juventus. Ma  a uomini e sacerdoti così si perdona tutto.

La camera ardente è stata allestita presso la cappella del Collegio “San Carlo” e dovrebbe rimanere aperta sino 21.30. L’ingresso è da Corso Magenta 71.