È vero! L’Inter di Simoni fu come Ettore contro Achille. La storia di Gigi Simoni (allenatore dell’Inter nella stagione 1997/1998 e vincitore trionfale della terza Coppa Uefa nerazzurra) è meravigliosa. I libro di L. Carmignani – L. Tronchetti – R. Ghedini (“SIMONI SI NASCE – TRE VITE PER IL CALCIO” – Goalbook Edizioni – 2016) con nota introduttiva dell’artista Claudio Baglioni, andrebbe comprato da chiunque ami il Calcio, non solo dagli interisti o dai tifosi delle squadre che Simoni ha allenato. Andrebbe comprato così, sulla fiducia. Andrebbe comprato da chiunque ami questo sport a tal punto di voler riscoprire (o, se si è più giovani, capire) come dovrebbe essere questo bellissimo giuoco. Invece, siamo divenuti quelli delle “domande social”, una delle più grandi imbecillità mai vista in televisione; siamo divenuti quelli delle scommesse su chi ha mal di pancia tra il quarto e il quinto minuto del secondo tempo; siamo divenuti quelli delle domande sempre uguali e delle risposte sempre uguali… Noi, per ora, rimandiamo la recensione del volume e preferiamo svelarvene una parte che riguarda l’uomo Gigi Simoni (ma non solo), pubblicando alcuni passi che si trovano alle pagine 268/269, all’inizio del capitolo: “Leggenda nerazzurra”. Aprite i vostri cuori…
«L’ultimo vestito è senza tasche. Questo mi hanno insegnato. Significa una cosa molto semplice e assolutamente vera. Da questo mondo, non portiamo via nulla: lasciamo solamente.
Funziona così per chiunque, nessuno escluso.
Che cosa lascerà, di se stesso, Gigi Simoni, alle generazioni future? Lascerà qualcosa di immateriale e, per questo motivo, ancora più prezioso. Ciò che lascerà, non potrà andare perso, anzi, proprio per la “natura” del regalo (perché di regalo si tratta), che il mister ci fa, è qualcosa di eterno.
Simoni ha attraversato, per 62 anni, il mondo del calcio e ha mostrato a tutti, cosa siano qualità come la tenacia, la serietà, l’eleganza, la sobrietà, il rispetto assoluto delle regole e l’educazione. Qualità fondamentali che, col tempo, purtroppo, vengono sempre più dimenticate, per lasciare posto all’arroganza, alla maleducazione, all’avidità, alla smania di voler ottenere tutto e subito: non importa come.
Gigi Simoni si è “fatto da solo”. Senza l’aiuto di nessuno se non i maestri di calcio e di vita. Non ha avuto “santi in Paradiso” che lo hanno “aiutato”. Tutto ciò che ha ottenuto, è frutto del proprio lavoro, della propria bravura e, naturalmente, dei propri limiti. Errori, come ogni uomo, ne ha fatti e li ha pagati, senza sconti.
Ma ci sono due insegnamenti particolari nell’esperienza di Simoni all’Inter. Gigi ha fatto vedere, nel corso dello stesso anno, come si vince e come si perde. Una vittoria sublime, fantastica che è stata la coppa Uefa, vinta a Parigi con un secco 3-0 alla Lazio e una mancata vittoria, incredibile per come è maturata, dello scudetto tricolore.
Eppure, proprio da questa mancata vittoria, prende inizio una leggenda. La leggenda nerazzurra di un allenatore che fece dei giocatori dell’Inter un gruppo unito e coeso, dove tutti lottavano per lo stesso obiettivo: la vittoria.
A rendere unica quella squadra, paradossalmente, furono gli errori arbitrali che ne impedirono il successo. A sentirsi vincitori morali di quello scudetto, non sono solo milioni di tifosi dell’Inter. Ci sono anche i giocatori, i dirigenti, fino ad arrivare al più alto, il Presidente Massimo Moratti. C’è lo staff tecnico e, naturalmente, il “condottiero” di quel gruppo.
Alla domanda se ritenga gli errori arbitrali decisivi per l’assegnazione dello scudetto 1997-98 Beppe Bergomi risponde senza indugio: “Sì, assolutamente. Ci sono stati tanti episodi… Va beh, mi fermo qui. Senza offendere nessuno, ma gli episodi sono stati troppi e hanno condizionato il risultato finale”.
Gianluca Pagliuca, non ha alcun dubbio: “Gli errori arbitrali furono decisivi per l’assegnazione di quello scudetto”.
Diego Pablo Simeone, risponde così: “Penso che gli errori arbitrali siano stati decisivi nell’assegnazione dello scudetto 1997-98. Anche se i giocatori della Juventus non hanno alcuna colpa in tutto questo, il gol di Empoli, il gol dell’Udinese, il rigore di Ronaldo non dato, sono fatti concreti di sbagli da parte arbitrale”.
Quell’Inter di Simoni, entra così, di diritto, nella leggenda, insieme ad altre Inter che hanno vinto molto di più, come la grande Inter di Helenio Herrera e come l’Inter di Mourinho, vincitrice del Triplete.
Volendo trovare un parallelo con un eroe della letteratura, quell’Inter è paragonabile a Ettore. Non aveva il favore degli Dei, ma nonostante questo, affrontò Achille. Con coraggio. Con onore. Il “fato”, sotto forma di errori arbitrali, indirizzò l’esito della sfida, ma quello che mancò all’Inter fu la “fortuna”, non il valore. Anche per questo, quel gruppo è rimasto nel cuore dei tifosi.»…