In merito alla tragica scomparsa di “Cranio Randagio” la nostra collaboratrice Serenella Calderara ha sentito Francesco Migiaccio, l’attore milanese che si è formato professionalmente alla Civica Scuola d’Arte Drammatica del Piccolo Teatro di Milano (che oggi si chiama “Paolo Grassi”). Migliaccio ha iniziato la sua carriera teatrale nel 1986 e da allora non si è più fermato. La mamma di Cranio ha voluto precisare che i ragazzi che si trovavano in compagnia di Vittorio la sera della morte non erano suoi amici. Il ragazzo ventiduenne è stato ricordato a X FACTOR.
Come conoscevi Cranio Randagio, cioè, Vittorio Andrei?
Migliaccio: Sono amico della famiglia di Vittorio da più di trent’anni.
Il legame è nato artisticamente?
Migliaccio: Suo padre Mario Andrei, che è mancato giovane aveva cinquant’anni, era un uomo completo di spettacolo, era attore (insieme partecipammo allo sceneggiato “Il grande Fausto” per RAI 1 nel lontano 1993, sulla vita di Fausto Coppi, con Sergio Castellitto nel ruolo del grande Campione, Mario era Bartali e io Carrea il grande gregario di Coppi). Come regista e mi diresse in Toscana in un film: “Prima dei girasoli”. Prima di lasciarci era il regista di Linea verde e Linea blu per la RAI. Un intellettuale vero.
Ma il legame artistico non fu solo con il papà di Vittorio?
Migliaccio: Carlotta la madre, oltre ad essere un gran donna e Mamma, fu attrice e lavorammo assieme.
Con lui, invece, cioè con Vittorio, che legame avevi?
Migliaccio: Ho visto nascere Vittorio da tutti i punti di vista. Ricordo ancora Carlotta incinta felice in una vacanza in Maremma. Ci siamo frequentati per tanto tempo, loro vivevano a Milano e Vittorio era una simpatia un bimbo dal carattere solare ed espansivo. Ha mantenuto queste caratteristiche fino all’ultima volta quando io, mia moglie e mio figlio andammo alla sua Laurea ed assistemmo alla sua brillante discussione della tesi su una indagine di mercato nel mondo del RAP in Italia. Ci siamo frequentati talmente che io per lui ero lo “Zio Ciccio” (da bambino fece da paggetto al nostro matrimonio).
E la sua fede interista, hai un ricordo insieme a lui?
Migliaccio: Sì, certo. Da Anni vivevano a Roma ma la sua fede interista lo fece venire a Milano da noi per trascorrere quella magica notte del 2010 quando vincemmo la Coppa e quindi la “Triplete”. Passammo insieme la notte a San Siro aspettando i nostri Campioni che rientravano da Madrid, cantando gli inni e dormendo sulle sedie degli spalti arancioni. Indimenticabile. Ora ancora di più. Lui era un vero tifoso dell’Inter nel senso che era informato, esperto.
Tu cosa vuoi dire sulla sua scomparsa?
Migliaccio: Oggi non c’è più. Per fatalità, ingenuità, non saprei dirti. Aveva ancora tanti progetti e tanta umanità da distribuire generosamente ai suoi fan. Era un rapper che sarebbe diventato culto. Oggi lo è suo malgrado per via della sua morte. Noi amici più intimi i suoi fratelli minori Sergio e Giovanni la sua mamma Carlotta e tutti i suoi intelligenti fan, faremo di tutto perché la sua voce, la sua poesia continuino a dare, a dare agli altri.
I funerali saranno oggi, sabato 19 Novembre, giusto?
Migliaccio: Sì. Ieri la sua salma è stata esposta all’Ospedale Gemelli di Roma. Questa mattina ci saranno i suoi funerali presso il Tempio egizio del cimitero di Roma, dove si svolgono le funzioni funebri in forma laica (lì anche suo padre). Io non ci sarò perché impegnato, ma parlare di “salma” e “funerale” pensando a Vittorio–Cranio Randagio mi infastidisce e mi deprime. Vittorio c’è comunque. Ma anche grazie al suo essere artista vero, fuori dagli schemi, come il suo Papà che lui adorava.