Dopo la pubblicazione dell’articolo «Siamo e saremo sempre “Bauscia”», del nostro Direttore, Pierluigi Arcidiacono, pubblicato ieri (sabato 27 Agosto), ci sono arrivate alcune mail, inviate soprattutto da giovani tifosi. La richiesta era pressoché identica: desideravano sapere qualcosa dell’Inter che disputò il Campionato 1970-1971, vincendo l’11° scudetto della storia nerazzurra. Storia lunga, potremmo dire, affascinante in ogni momento di quella stagione, ma proveremo a sunteggiarla. Iniziamo col dire che questo undicesimo scudetto fu quello di Bonimba.
Nella prima metà degli Anni Sessanta, non solo in Italia, aveva dominato la “Grande Inter” (una formazione nella foto sotto), vincendo tre scudetti (che potevano essere cinque), due Coppe dei Campioni (che potevano essere tre) e due Coppe Intercontinentali. L’allenatore era Helenio Herrera, soprannominato “il Mago” che, davvero, inventò tutto quanto è alla base del Calcio moderno. Il Presidente era Angelo Moratti (il papà di Massimo Moratti, il Presidente del “Triplete”), da alcuni chiamato fraternamente “Angelino”, ma da tutti conosciuto come “il Presidentissimo” e “issimo” lo era davvero. Quella squadra interruppe il suo ciclo nel 1967: perse la Finale di Coppa dei Campioni contro Il Celtic e lo scudetto all’ultima giornata, perdendo 1 a 0 a Mantova. Assurdo… Forse sarebbe stato sufficiente non perdere l’entusiasmo, rivedere qualcosa (certamente di importante) e, probabilmente, la storia dell’Inter avrebbe potuto seguire un corso differente. Non fu così e il 1967 è considerato da tutti la fine della “Grande Inter”. Noi non siamo d’accordo.
Nel Giugno 1970 la Nazionale Italiana perde la Finale dei Mondiali contro il Brasile. In quella selezione ci sono ancora giocatori della “Grande Inter”, come Burgnich, Facchetti e Mazzola. Anche l’Inter che inizia il Campionato seguente vede nella propria formazione: Burgnich, Facchetti, Bedin, Jair, Mazzola e Corso (Landini, che però fece una sola presenza in Coppa Italia). Il Presidente non è più Angelino Moratti e l’allenatore è un altro Herrera, Heriberto, ma come si può dire che la squadra non sia più la stessa. C’è anche Mauro Bellugi che dal 1967 al 1969 era nelle giovanili nerazzurre e che spesso si allenava con la prima squadra. Dalle giovanili della “Grande Inter” proveniva anche Gabriele Oriali (1966-1970) e nel 1962-1963 (prima che l’Inter di Herrera iniziasse il suo splendido ciclo) vi aveva giocato anche il bomber (bomber davvero) Roberto Boninsegna. Per il suo coraggio, per la sua potenza, per le sue reti che sembrava sfondassero davvero le reti, giocando sul suo cognome (Boninsegna) e sulla parola “bomba”, venne soprannominato: “Bonimba”.
Quell’anno l’Inter ebbe un inizio incerto. Napoli e Milan sembravano fuggire da sole. Così, il Presidente Ivanoe Fraizzoli sostituì l’allenatore Heriberto Herrera con Gianni Invernizzi, simpaticamente soprannominato “Robiolina”. Fu quello l’unico caso in cui cambiando l’allenatore “in corsa” si giunse al risultato di vincere il Campionato. La rincorsa iniziò con la vittoria per 2 a 0 sulla Sampdoria (il 3 Gennaio 1971), ma il Milan venne “raggiunto” (si arrivò a un solo punto) il 7 Marzo. Protagonista di quel derby fu Mariolino Corso che giocò la sua migliore stagione. Poi l’aggancio, battendo il Napoli a San Siro. Il 2 Maggio l’Inter vince nettamente sul Foggia, mentre il Milan perde a Bologna: è scudetto matematico.
Ma perché “Inter Spaziale”? Citiamo proprio il nostro Direttore, dal “MANUALE DEL PERFETTO INTERISTA – STORIE, CAMPIONI E VITTORIE” (MONDADORI – 2014 – Pagina 123):
«Il periodo era quello delle grandi conquiste nello spazio, il 20 luglio del 1969 l’uomo aveva messo per la prima volta piede sulla Luna e il centrocampista Mario Bertini incideva un inno proprio con questo titolo: Inter Spaziale.».
Quell’inno si può ascoltare proprio in fondo all’articolo citato all’inizio: «Siamo e saremo sempre “Bauscia”».
Ecco gli uomini dell’“Inter Spaziale” nella formazione più utilizzata da Invernizzi: Vieri, Bellugi, Facchetti, Bedin, Giubertoni, Burgnich, Jair, Bertini, Boninsegna, Mazzola, Corso. Portieri di riserva: Ivano Bordon e Massimo Cacciatori. C’erano poi: Marco Achilli, Giancarlo Cella, Bernardino Fabbian, Mario Frustalupi, Mario Giubertoni, Gabriele Oriali, Sergio Pellizzaro, Alberto Reif, Oscar Righetti.