Sì a Roberto Mancini

Together Inter Milano

Era già accaduto dopo la sconfitta dei nerazzurri con il Sassuolo, ma dopo il pareggio dell’Inter a Bergamo abbiamo ricevuto davvero molte lettere (e-mail) che, più o meno, si possono riassumere in una domanda: «Come fate a essere così “Manciniani”?». Qualcuno scrive: «Come fate a difendere Mancini?»… D’istinto ci verrebbe da rispondere alla seconda domanda, perché, in primis, non riteniamo che Roberto Mancini debba essere difeso. Tanto meno, se dovesse esserlo, spetterebbe a noi. Mancini sa bene cosa dire e quando dirlo, non è certo una persona che cela eventuali proprie responsabilità, così come quelle dei suoi giocatori. (Qui sotto: Roberto Mancini nel 2014, insieme al nostro Direttore Pierluigi Arcidiacono. Al centro l’avvocato Giovanni Leo di Milano).

Roberto_Mancini_Pierluigi_Arcidiacono

Ora, è evidente, l’Inter non sta attraversando un bel periodo: non c’è forma, non c’è “fortuna”, gli episodi ci giocano contro, siamo nel mese del mercato invernale (e sovente, in situazioni come quella dell’Internazionale, non un bene). Ma tutto ciò non è sufficiente (almeno per ora) per assumere quei toni drammatici (tanto cari a molti). Citiamo proprio Roberto Mancini: «Non si rimane in testa per quindici giornate per caso, abbiamo dei valori e non dobbiamo buttarli via. Adesso bisogna mantenere la tranquillità, perché il Campionato è ancora lungo».

Quanto espresso da Roberto Mancini riassume quanto pensiamo noi. L’Inter (questa Inter!) può finire il torneo da capolista a +5 o (seconda, terza, quarta o quinta) a -15. Distanziata da chi? Dal Napoli, o dalla Juventus, o dalla Fiorentina… o da tutte e tre. Forse anche dal Milan o dalla Roma e, a loro, volta, tutte queste stesse squadre potranno essere artefici di uno stesso andamento: prime, seconde, terze, quarte o quinte.

Roberto Mancini è uno dei pochi che sta cercando di fare capire a Media e tifosi che il Calcio non è quello che si vorrebbe: una gazzarra mediatica che ti eleva sugli altari o ti sprofonda all’Inferno ad ogni turno (o come vorrebbe il sistema delle scommesse, anche tra il primo e il secondo tempo). Ogni giocatore, nel corso di una stagione ha momenti di maggiore e di minore forma. Così la squadra.

Se si vanno ad analizzare gli episodi tutto diviene verità e tutto diviene falsità. Guarin “un fantasma” a Bergamo? Va bene, ma togli il goal di Guarin al Milan e hai 2 punti in meno. Jovetić “inguardabile” a Bergamo? Va bene, ma togli il goal di “Yo Yo” all’andata contro la stessa squadra e hai altri 2 punti in meno. Se Melo non fosse stato “fulminato sulla via di Damasco” a pochi secondi dalla fine di Inter-Lazio ci sarebbe stato un punto in più… e così via. Dove sarebbe la responsabilità di Roberto Mancini sul rigore causato da Miranda a poco dal termine contro il Sassuolo?

In Italia, specialmente quest’anno, si gioca contro squadre assolutamente ben preparate. Non sono di Mancini le parole di domenica 10 Gennaio a fine incontro, ma di Eusebio Di Francesco. Egli lamentava il fatto che quando una squadra come la sua batte una “grande” sembra sempre per tutti che sia demerito di questa. Sono Inter, Juventus e Napoli che perdono le partite (e le hanno perse), non il Sassuolo che le vince. Oggi per il sistema mediatico (e i tifosi gli vanno dietro) bastano una o due o tre partite storte e non sei da scudetto. Dopo questa prima giornata del girone di ritorno molti affermano che l’Inter non andrà nemmeno in Champions League. Non è così. Potrà essere così, ma non è così. Non è così ora! Anche in questo caso, non sono parole di Roberto Mancini, ma di Massimiliano Allegri (allenatore di una Juventus che pare realmente la più “attrezzata” per la vittoria finale): «Io credo che le prime cinque squadre possano lottare sino alla fine per la vittoria di questo Campionato…», lo ha detto subito dopo il 4 a 0 rifilato all’Udinese che gli ha permesso di superare proprio l’Inter e di raggiungere il secondo posto…

«Il Campionato è ancora lungo» significa che ci sono ancora da giocare tutti gli scontri diretti. Già al prossimo turno, mentre l’Inter ospiterà il Carpi (che è in zona retrocessione), la Juve avrà lo scontro diretto (in casa) con la Roma. Sarà sempre la stessa Roma? Il Napoli ha una vita abbastanza tranquilla per un po’, ma alla sesta giornata va a Torino proprio contro i bianconeri (mentre l’Inter avrà la sfida diretta a Firenze, contro i Viola). Se oggi tifosi e giornali di Napoli e Torino vanno in brodo di giuggiole, al termine di quel turno qualcuno dovrà scrivere ciò che non desidera scrivere. Ottava giornata: Juve-Inter e Fiorentina-Napoli… Forse proprio al termine di questo turno si potrà parlare con un po’ più di cognizione di causa.

Se (si dice) questa Inter è tutta Samir Handanovič (e, in verità, qualche punto lo si deve davvero a lui), è anche vero che questo Napoli è specialmente (se non unicamente) Gonzalo Higuaín. Terrà veramente per tutto il torneo la media di un goal a partita?

Infine, la nostra risposta alla prima domanda. «Come» facciamo «a essere così “Manciniani”?». Semplice, Roberto Mancini è una persona seria.

Pierluigi Arcidiacono
Pierluigi Arcidiacono
Il nostro Direttore, Pierluigi Arcidiacono, un giorno chiese al suo papà di portarlo ad assistere a Inter-Sampdoria, nel 1971, quando non aveva ancora dieci anni. Aveva saputo che Suarez non giocava più con la maglia nerazzurra, ma con quella blucerchiata. Questo, nella logica di un bambino, gli appariva come una cosa molto strana, quindi, desiderava vederlo in campo. Quel giorno giocavano gli uomini che avrebbero vinto l’11° scudetto della storia dell’Inter e quella squadra rimarrà sempre nel cuore del nostro Direttore. La partita finì 3 a 1 per i nerazzurri. Segnò prima Mazzola al 46°, poi, Boninsegna su rigore al 65°, ancora Boninsegna all’80° e, infine, proprio davanti agli occhi del nostro Pigi Arcidiacono, Suarez segno il goal della bandiera su rigore. Passarono un po’ di anni. Pigi scrisse molto (poesie, articoli, libri e testi teatrali) e tra i suoi scritti si trovano anche diversi testi sull’Inter. Si ricordano soprattutto: “Vade retro Satana - Storie di una vita neroazzurra” (Librificio-Proedi - 2004), “Marco Materazzi - Degno della maglia” (Il Flabello - 2006), la monografia “La Grande Inter Anni ’60” (Cigra 2003 - 2007) e “Armando Picchi - Un nome già scritto Lassù” (Il Melograno - 2011). Da non dimenticare anche: “Massimo Moratti - Mai visto un cuore così grande” (Il Flabello - 2006) e il primo libro pubblicato in Italia su Javier Zanetti, “Milano siamo noi - Il cuore del Capitano” (Il Flabello - 2009) . Nel 2013, Arcidiacono, inizia a pensare al sito #INTER (Hashtag Inter) dove si tenterà di parlare di Calcio e dell’Inter diversamente, ma sempre con cuore.
http://www.hashtaginter.it