Per molti osservatori è crisi. In fondo, però, rendiamocene conto, non era la diciannovesima giornata del girone di ritorno, ma quella del girone di andata. Non c’è stato nessun 5 Maggio in versione 2016 e nessun 1° Giugno 1967, perché mancano ancora 19 partite! Robero Mancini ha sempre detto e sostenuto che la strada (in questo Campionato) è lunga, solo più avanti si potrà capire di più. Sarà così per noi e sarà così per gli altri. Lo ha sempre detto, anche quando l’Inter era davanti. Noi concordiamo: ci sono ancora da giocare tutte le sfide dirette, le altre squadre di vertice con l’Inter, ma anche tra loro: tra Juve e Napoli, tra Napoli e Fiorentina e così via… e, perché no, anche tra Napoli e Sassuolo, già dal prossimo turno.
Certo ci ha fatto impressione (e a noi ha hanno anche un po’ commosso) vedere le lacrime di Ljajić. Ci ha fatto impressione vedere la disperazione di Murillo e anche quella di Icardi.
Perdere all’ultimo minuto dei tempi supplementari quando quei cinque minuti in più li avevi sperati per vincere la partita e dopo che nei tempi regolamentari il portiere avversario ha parato di tutto, certo, può tagliare le gambe, può fare saltare i nervi, ma la condizione psicologica dei ragazzi nerazzurri, a questo punto, ci preoccupa. È un doppio segnale: i giocatori dell’Inter ci tengono davvero e il carico di pressione che subiscono questi ragazzi, forse, è più pesante di quanto sia apparso sino ad oggi.
Nel corso degli stessi 90 minuti si possono avere contraccolpi psicologici incredibili – lo abbiamo visto in Napoli-Inter (tra il primo e il secondo tempo) e lo abbiamo visto in Roma-Milan (tra il primo e il secondo tempo): le forse in campo si sono completamente “ribaltate”. Se accade nel corso di una partita tanto più è da capire nel corso di 19 giornate: chi ha iniziato male (e ora è arrivato nelle prime posizioni) è naturale che abbia il morale alle stelle. Il Napoli e la Fiorentina c’erano già ( tutti lì con l’Inter, in pochi punti, dalla prima giornata). La Juve è arrivata e solo gli sprovveduti potevano pensare che non sarebbe stato così…
E l’Inter? Beh, l’Inter (per quanto ci risulti) è seconda a 2 punti dal Napoli (insieme alla Juve che è gioiosa di essere lì e davanti alla Fiorentina che lo è un po’ meno…), quindi, forza ragazzi, si ricomincia!
Un solo appunto. Ad eccezione della Curva Nord (sempre presente) che brutto pubblico quello dell’Inter: spenti, assenti, inutilmente critici… Una volta quando il pallone andava sul fondo e la squadra doveva battere il calcio d’angolo dai settori vicini all’area avversaria partiva forte l’urlo: “Inter! Inter! Inter!”. Se era in ballo una sfida importante (derby, Juve, turno di Coppa o come nell’occasione della recente sfida con il Sassuolo, dove la palla non voleva entrare) l’urlo partiva da tutto lo stadio: “Inter! Inter! Inter!”. Si è vero, anche tempo fa c’erano i “milanesi imbruttiti” (come si dice oggi) che se Rummenigge spaccava una traversa con una rovesciata dal limite si lasciavano andare a un: “Quel goal lì el Bonimba lo faceva!”, ma erano osservazioni bonarie, di cuore, di cuore nerazzurro. Oggi? Altro che pubblico critico perché esigente, altro che pubblico affettuoso… il pubblico di San Siro è diventato arrogante, stupido, ignorante.
La squadra va sostenuta, poi, al termine si può anche mostrare il proprio disappunto, ma sino al 90’ bisogna tifare. Quello di oggi, invece, è un pubblico di cialtroni e, lo si capisce bene, non vede l’ora di fischiare.
Allora forza ragazzi! Forza Adem, Forza Jeison, Forza Mauro! Credeteci ancora!