Negli ultimi cinquant’anni già l’assegnazione di qualche Premio Nobel ci ha lasciati perplessi. In questi giorni molti giornali, tra cui La Gazzetta dello Sport, hanno dedicato ampio risalto all’assenza di Gianluigi Buffon (recordman di presenze in maglia azzurra) dall’elenco dei candidati al Pallone d’Oro. Se un portiere con alle spalle la storia di Buffon, seppure ormai avanti negli anni, ma recentemente vincitore di tre scudetti consecutivi e finalista di Champions League, non viene nemmeno preso in considerazione forse c’è qualcosa che davvero non va. Questo non certo da oggi.
Nell’Albo d’Oro figurano fuoriclasse assoluti del calibro di Suarez, Gianni Rivera, Joahnn Cruijff, Karl Heinz Rummenigge, Paolo Rossi, Michel Platini, Marco Van Basten, Lothar Matthäus (e ci scusiamo con chi non citiamo), ma risale a qualche settimana fa un’intervista rilasciata da Ricardo Kakà (premiato nel 2007) in cui dichiarava che la sua vittoria era stata: “l’ultima di un essere umano, prima dell’arrivo degli extraterrestri”. Gli “alieni” in questione sono ovviamente Lionel Messi e Cristiano Ronaldo, i quali dal 2008 al 2014 hanno monopolizzato la manifestazione trasformandola da referendum europeo a duello rusticano che vede finora in vantaggio l’argentino per cinque a due. Senza nulla togliere alla grandezza dei due (sembra ormai eterni) rivali, appare ormai evidente come la prepotente ingerenza di sponsor sempre più ricchi e di “interessi politici” assolutamente influenti abbia tolto a questo premio gran parte del suo fascino e, soprattutto, della sua credibilità.
In verità, la prima assegnazione per certi versi discutibile è stata quella del 1996, che ha visto a sorpresa primeggiare il tedesco (ex interista) Matthias Sammer, trionfatore con la sua Nazionale ai Campionati Europei ma non certo emblema del calciatore tecnicamente dotato, specie considerando che tra i suoi compagni figuravano elementi come Thomas Häßler, Capitan Klinsmann, senza parlare di Oliver Bierhoff, autore della doppietta decisiva in Finale.
Passano tre anni ed ecco un’altra decisione che desta qualche perplessità. Nel 1999 è Rivaldo il prescelto dalla giuria di France Football. Ottimo giocatore, non c’è dubbio, ma in un anno in cui lo “Spice Boy” David Beckham aveva guidato il Manchester United alla conquista del “Grande Slam” con le sue traiettorie radiocomandate che atterravano con precisione millimetrica sui piedi dei compagni (quando non direttamente in rete), forse sarebbe stato giusto offrire a lui il meritato riconoscimento.
Continuiamo il nostro viaggio tra le decisioni controverse con un’edizione che ci riguarda molto da vicino, in quanto coinvolge la meravigliosa Nazionale Italiana che nell’estate 2006 ci fece sognare innalzando il Tricolore sul tetto del mondo. Quella squadra forse più di ogni altra rappresentava la sublimazione del concetto di gruppo: 21 giocatori scesi in campo sui 23 convocati, undici di questi a segno almeno una volta (compreso De Rossi che ha trasformato il terzo rigore nella serie finale contro la Francia). L’“uno per tutti, tutti per uno” applicato al gioco del Calcio. Un gradino sopra i suoi compagni si trovava sicuramente il nerazzurro Marco Materazzi, protagonista di tutti gli episodi decisivi. Purtroppo, però, come tutti sappiamo, era impensabile che come migliore d’Europa fosse designato proprio colui che aveva osato rovinare la festa nientepopòdimenochè a Zinedine Zidane, amichetto personale del Presidente della Fifa: Joseph Blatter. Maledetta politica! Mezza spanna sotto “L’Eroe di Berlino”, a nostro avviso, c’era Fabio Grosso, a sua volta determinante contro Australia (rigore procurato a tempo scaduto), Germania (splendido goal dell’ 1 a 0 alla fine del secondo tempo supplementare) e Francia (ultimo penalty trasformato spiazzando il portiere). Il terzino abruzzese, tuttavia, fino a due anni prima aveva giocato in Serie B, insomma, non aveva “il curriculum” adatto per sostenere il prestigio del Pallone d’Oro. Scartati per motivi diversi i due massimi artefici del trionfo in terra teutonica, la scelta è ricaduta su Fabio Cannavaro, autore di un Mondiale ai limiti della perfezione e che proprio in occasione dell’ultimo atto aveva toccato la ragguardevole quota di cento gettoni in maglia azzurra. Probabilmente premiando il Capitano si è voluto rendere omaggio a un intero gruppo nel quale Buffon (secondo classificato), Pirlo e Gattuso avrebbero meritato almeno altrettanto.
Se i casi fino a qui citati rientrano nel campo dell’opinabile, ciò che è accaduto nel 2010 e 2014 sconfina decisamente nel cervellotico, per non dire pilotato. Nel primo caso, a fronte di un Diego Milito protagonista con le sue reti del Triplete interista, di uno Sneijder faro del centrocampo nerazzurro e capocannoniere del Mondiale, e di un Iniesta autore del goal decisivo nella Finale iridata contro l’Olanda, per qualche ragione misteriosa (ma forse neanche tanto, visto il “marchio” che ormai rappresenta) il trofeo è stato assegnato a Lionel Messi, nonostante l’avventura della sua Argentina si fosse prematuramente interrotta nei Quarti di Finale dopo il netto 0 a 4 subìto contro la Germania. Messi le aveva “buscate” anche in Champions, rimanendo praticamente ininfluente nella Semifinale contro l’Internazionale, bloccato tra le trame di José Mourinho.
Una situazione analoga con protagonisti diversi si è ripetuta quindici mesi fa, con la differenza che al posto delle “Furie Rosse” spagnole, nei panni dei trascurati sono finiti i “Panzer tedeschi”. Dall’insuperabile Neuer a Götze autore della rete decisiva, da Capitan Lahm a Miro Klose, capocannoniere assoluto nella storia dei Mondiali. Per i Campioni del Mondo non c’è stato niente da fare al cospetto, stavolta, di Cristiano Ronaldo, fresco vincitore della “Decima” (Coppa dei Campioni) conquistata a Maggio dal Real Madrid. Titolo prestigioso e molto atteso, ma il Mondiale stradominato dalla Germania (prima Nazionale europea a trionfare in Sudamerica, per giunta infliggendo ai padroni di casa “Verdeoro” un’umiliazione storica) avrebbe dovuto avere la priorità. Evidentemente al giorno d’oggi il Pallone d’Oro, nato per omaggiare il miglior calciatore del Vecchio Continente, a 59 anni dalla sua prima edizione, è diventato poco più di uno spot pubblicitario.
Non te la prendere grande Gigi, noi di hashtaginter.it e tutti i veri tifosi di Calcio competenti lo sappiamo quanto vali. Per te parla una gloriosa carriera più che ventennale, che nessuna esclusione potrà mai cancellare.