Ciao Benni

Fuori Campo

Oggi, 27 Giugno, sarebbe il compleanno di Benedetto Lascala. Era un nostro amico. Era un intersita. Era “il Benni”. Difficile scrivere per ricordarlo, perché già qui, alle prime parole, ci siamo interrotti un attimo, con le lacrime agli occhi. Lo scorso Campionato, all’inizio, Serenella (chi ci conosce sa chi è) non veniva alle partite casalinghe dell’Inter. Era strano, perché è lei quella che legge “La Gazzetta” dall’inizio alla fine e quella che di Calcio parla tutti i giorni. Dopo un po’ le chiesi il perché e la risposta fu semplice: “Io per ora non ce la faccio a venire a San Siro senza il Benni”…

Benni era monumentale, lo era di carattere, ma, specialmente, lo era umanamente. Scriviamo da oltre trent’anni e, sinceramente, non ci siamo mai sentiti così in difficoltà come oggi. Da Gilles Villenueve ad Armando Picchi non abbiamo mai pensato un attimo di scrive una riga banale, di non riuscire a dare un senso alle nostre pagine. Con Benni, invece, è difficile e solo chi lo ha conosciuto può capire. Certo, i ricordi sono tanti. Il suo nome si lega alla Sala Executive così come alla sua casa di campagna di Scerizza, dove la concezione di ospitalità prendeva la sua forma più significativa. Ogni volta che gli raccontavi qualcosa (anche soltanto accennandola) lui si metteva a disposizione per dare un aiuto.

Ci sovviene proprio la lettera di un bambino quando morì Villeneuve. Con la semplicità dei piccoli diede una spiegazione a quella improvvisa scomparsa e scrisse: “Si vede che Gesù Bambino aveva bisogno di un autista”…

Non sappiamo perché Gesù abbia chiamato a sé il Benni così presto, ma sappiamo che lui è lì nella pace che Dio ci ha promesso. Ci piace immaginarlo insieme ai disabili, mentre si prodiga nell’aiutarli, così come faceva a Brivio. Ci piace immaginarlo così come era, spontaneo e sincero, altruista. Puro.

Ciao Benni, FORZA INTER!

E grazie infinite.

Pigi

Nella foto in testata: la nostra Serenella Calderara assiste insieme a Benedetto Lascala a un tipo particolare di Pesca praticata sul Fiume Adda.

Qui sotto: lo striscione esposto dagli amici del Servizio d’Ordine di San Siro, in occasione di Inter-Verona.

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Pierluigi Arcidiacono
Pierluigi Arcidiacono
Il nostro Direttore, Pierluigi Arcidiacono, un giorno chiese al suo papà di portarlo ad assistere a Inter-Sampdoria, nel 1971, quando non aveva ancora dieci anni. Aveva saputo che Suarez non giocava più con la maglia nerazzurra, ma con quella blucerchiata. Questo, nella logica di un bambino, gli appariva come una cosa molto strana, quindi, desiderava vederlo in campo. Quel giorno giocavano gli uomini che avrebbero vinto l’11° scudetto della storia dell’Inter e quella squadra rimarrà sempre nel cuore del nostro Direttore. La partita finì 3 a 1 per i nerazzurri. Segnò prima Mazzola al 46°, poi, Boninsegna su rigore al 65°, ancora Boninsegna all’80° e, infine, proprio davanti agli occhi del nostro Pigi Arcidiacono, Suarez segno il goal della bandiera su rigore. Passarono un po’ di anni. Pigi scrisse molto (poesie, articoli, libri e testi teatrali) e tra i suoi scritti si trovano anche diversi testi sull’Inter. Si ricordano soprattutto: “Vade retro Satana - Storie di una vita neroazzurra” (Librificio-Proedi - 2004), “Marco Materazzi - Degno della maglia” (Il Flabello - 2006), la monografia “La Grande Inter Anni ’60” (Cigra 2003 - 2007) e “Armando Picchi - Un nome già scritto Lassù” (Il Melograno - 2011). Da non dimenticare anche: “Massimo Moratti - Mai visto un cuore così grande” (Il Flabello - 2006) e il primo libro pubblicato in Italia su Javier Zanetti, “Milano siamo noi - Il cuore del Capitano” (Il Flabello - 2009) . Nel 2013, Arcidiacono, inizia a pensare al sito #INTER (Hashtag Inter) dove si tenterà di parlare di Calcio e dell’Inter diversamente, ma sempre con cuore.
http://www.hashtaginter.it