Il sogno dei tifosi interisti durato 11 lunghi anni è divenuto finalmente realtà: Capitan Handanovič ha alzato al cielo la Coppa dei Campioni d’Italia ! Un gesto tanto simbolico e semplice quanto inebriante che ha sparso nell0’aria di San Siro un profumo intenso: il profumo del successo.
Nel pomeriggio di domenica 23 maggio il cielo sopra il “Meazza” si è colorato di nerazzurro e i 4.500 (ma pare fossero molti di più) “Bauscia” autorizzati a radunarsi attorno allo stadio meneghino hanno potuto dare libero sfogo a una gioia soffocata per troppo tempo, applaudendo i propri Campioni che, affacciati dalla Torre 4, hanno mostrato loro, orgogliosi, il Trofeo dello Scudetto.
Mentre il profumo intenso di vittoria ne risaliva le narici, il naso degli interisti si è anche piacevolmente concesso allo sforzo di rivolgersi all’insù perché sospeso nell’aria c’era il dirigibile riportante la scritta “Curva Nord”. Quest’ultimo appariva come una sorta di “Stella Cometa” che fluttuava nel cielo sopra al “Tempio” dei cuori nerazzurri, ossia lo stadio “Giuseppe Meazza” cui soltanto un migliaio di privilegiati fans della “Beneamata” hanno avuto la fortuna di accedere per godersi, al termine di #InterUdinese, la tanto attesa e sospirata cerimonia di premiazione.
Così, i tifosi interisti hanno trascorso una meravigliosa, dolce, domenica di primavera che è la stagione per eccellenza del risveglio, della rinascita alla vita e dei profumi che si spandono nell’atmosfera carica di promesse di giornate luminose. Tra questi profumi anche quello del meritatissimo trionfo interista che ha risvegliato la “Beneamata” strappandola al malefico incantesimo, come raccontato nella fiaba “La bella addormentata nel bosco”, che l’aveva rapita dalla ristretta cerchia reale dei top club e costretta a un lungo sonno privo di successi, immersa nelle oscurità della profonda foresta della mediocrità.
Mentre a San Siro si festeggiava lo Scudetto, altrove si brindava a un quarto posto sgraffignato col fiatone. “Obiettivo centrato!”, ha pomposamente dichiarato l’allenatore di coloro che avevano schiacciato la Serie A sotto il proprio tallone per 9 stagioni consecutive. “Abbiamo centrato tutti gli obiettivi che ci eravamo posti, a questo punto mi riconfermerei”, ha rincarato la dose il mister di ex Campioni d’Italia uscenti. Non ci permettiamo di discutere le qualità professionali del suddetto allenatore, ma ci sentiamo di affermare che la memoria non è il suo punto forte. Ricordiamo bene che il suo datore di lavoro, a inizio di stagione, gli aveva pubblicamente imposto l’obiettivo di conquistare il decimo titolo nazionale consecutivo e, in seconda battuta, di onorare al meglio la Champions League per affermarsi tra le grandi d’Europa. È andata così? Non proprio e difatti è stato esonerato.
Certo, può capitare a tutti che la memoria giochi brutti scherzi, soprattutto quando si è stati sottoposti a un grande stress. Già, perché deve essere stato stressante abdicare in Campionato dopo nove anni di dominio, pur avendo in rosa fior di Campioni, tra i quali il più forte giocatore del mondo, per acciuffare per i capelli un quarto posto ottenuto grazie a colossali sviste arbitrali più che per meriti propri e non riuscire, inoltre, in Champions League a portare in “porto” la qualificazione ai Quarti proprio contro il Porto (perdonate il gioco di parole).
Non sempre la primavera spande ovunque essenze e profumi nell’aria. Se ad Appiano Gentile e nella San Siro nerazzurra si respira il “Profumo del successo”, altrove le narici devono sopportare l’odore. Sì, proprio l’odore che per sua definizione non è certo una piacevole fragranza e di cui è intriso il Calcio italiano. Intriso di quell’odore soffocante cui il grande artista Giorgio Gaber dedicò un graffiante “pezzo” musicale nel lontano 1974.
Infatti, ad accompagnare il finale del nostro massimo Campionato non è stato il profumo della primavera, ma l’odore. Sì, l’odore nominato dal grande e indimenticato “maestro” Gaber che si è sprigionato sui campi diventati palcoscenici di pessime esibizioni arbitrali e teatri di squallide recite di formazioni (prive di obiettivi) rassegnate a recitare il ruolo di vittime designate di fronte a determinati avversari per poi trasformarsi in feroci e agguerrite armate contro altri.
Anche le narici dei nuovi Campioni d’Italia hanno dovuto sopportare l’offesa di questo odore, prima di concedersi al “Profumo del successo”. È accaduto in diverse occasioni durante l’autunno e l’inverno, ma anche in piena primavera, alla penultima giornata di Campionato, nella tana della storica rivale. In quella sfortunata circostanza “ne abbiamo viste di cose che voi umani non potreste immaginarvi” come recitò il compianto Rutger Hauer nel fantascientifico film cult “Blade Runner”, capolavoro cinematografico firmato da Ridley Scott. Cose fantascientifiche che non sono accadute sui “Bastioni di Orione” citati da Hauer, bensì sul terreno dell’Allianz Stadium. L’accostamento alla fantascienza può apparire un azzardo, ma così non è, considerato che un giocatore che si guadagna un rigore a favore rifilando una sonora pedata al difensore avversario dovrebbe proprio appartenere alla fantascienza. Non si è trattato, ahinoi, di fantascienza ma di una solida realtà, parafrasando un noto spot pubblicitario di chi non vuole vendere sogni.
Purtroppo, pare che di sogni non ne voglia vendere neanche Steven Zhang, il Presidente dell’Inter fresco di Scudetto, che in vista della prossima stagione sportiva, secondo i Media bene informati, pretenderebbe oltre a un robusto taglio del monte ingaggi un mercato in attivo di almeno 90/100 milioni. Altro che sogni negati, qui parliamo di incubi che hanno spinto Antonio Conte ad un comprensibilissimo addio.
Ed ecco che ritorna l’odore che cerca di sovrastare il “Profumo del successo”.
Antonio Conte ha salutato, dunque, di fatto liquidato perché “colpevole” di aver vinto uno Scudetto forse scomodo per chi progettava, dopo il flop della Superlega, un brusco ridimensionamento dell’Inter Milano (F. C. Internazionale Milano non fa marketing). Il mister è stato spinto verso l’uscita per aver commesso il crimine di vincere e di voler continuare a portare trofei nella bacheca interista. Un peccato tutt’altro che veniale per una proprietà disposta a “picconare” l’opera d’arte tricolore frutto dell’ottimo lavoro e del talento dell’artista Antonio Conte. Molto meglio assoldare tecnici che abbassano l’asticella e che si accontentano di buste paga più “leggere” per sedere su una panchina prestigiosa senza nutrire ambizioni di successo (perché non si è continuato a suo tempo con Spalletti? Era il mister perfetto per puntare soltanto a un piazzamento).
L’odore di Gaberiana memoria si spande più che mai, poiché l’addio del mister ha scatenato la gioia del partito degli interisti (ma davvero li possiamo definire cosi?) “Conteout”. La Curva Nord, al contrario, dopo aver organizzato lo splendido party dello Scudetto, ha preso posizione a favore del mister leccese chiedendo di non smantellare la sua “opera d’arte”.
Uno scenario post Scudetto apocalittico degno di Blade runner e di “cose che voi umani non potreste immaginarvi”. Del resto tra gli antichi proverbi cinesi ce n’è uno che recita più o meno così: “Hai un nemico? Siediti sulla sponda del fiume e aspetta. Vedrai passare il suo cadavere”. Detto, fatto. Alla fine di agosto 2020 Steven Zhang si è seduto in riva al fiume, ha aspettato, e ora è stato premiato per la sua pazienza.
Del resto anche i detti italici sono “proverbiali”. Vedere il giovane Zhang sciogliersi in baci e abbracci (nulla a che vedere con il brand di abbigliamento) con l’amico Andrea Agnelli, con cui ha condiviso il progetto Superlega, in occasione di #JuveInter ci ha portato alla mente l’antico adagio: “Chi va con lo zoppo impara a zoppicare”. Vorremmo consigliare prudenza e maggiore oculatezza al Presidente interista nelle sue amichevoli frequentazioni.
Concludiamo ricordando che Conte ci lascia in eredità il titolo di Campioni d’Italia che spetta di diritto a ogni vero tifoso interista. Ognuno ha portato il proprio mattoncino per contribuire all’architettura dello Scudetto. Riguardo al futuro, se ci sono pesanti indizi che inducano a pensare che la prossima stagione possa non essere foriera di soddisfazioni per i “Bauscia” suggeriamo a quest’ultimi di seguire il saggio motto di Lorenzo il Magnifico: “Chi vuol esser lieto sia del doman non v’è certezza”.
Godiamoci, quindi, finché sarà possibile, il 19° Scudetto e respiriamo a pieni polmoni il “Profumo del successo” lasciando l’odore alle narici di chi se lo porta addosso come, appunto, cantava Giorgio Gaber.