Ivano Bordon, l’Inter come specchio dell’anima – Di Maurizio Ceccarelli

In Primo Piano Nerazzurri

Ha indossato la maglia dell’Inter dal 1969 al 1983 vincendo due Scudetti e due Coppe Italia. Si è laureato Campione del Mondo nel 1982 in Spagna come vice di Zoff e nel 2006 in Germania come preparatore dei portieri nell’Italia di Marcello Lippi. E stato un grande Campione, ma anche un esempio di serietà e professionalità. Ivano Bordon dalle pagine di Hashtaginter.it racconta la sua favola neroazzurra.

Bordon Ivano

Bordon e l’Inter, davvero una bella storia…

 “Sì, l’Inter è stata una bellissima avventura, una società che mi ha dato tutto: l’opportunità di giocare ad altissimi livelli, di vincere e di togliermi tante soddisfazioni. Questo mi ha permesso di crescere anche come uomo”.

Lei ha giocato molte partite in neroazzurro, ce n’è una che ricorda in modo particolare?

 Sì, la partita dell’Olympiastadion di Berlino Ovest nella stagione 1971/1972 contro il Borussia Mönchengladbach in Coppa dei Campioni è stata quella più importante. Finì 0 a 0, fu un vero e proprio assalto alla nostra porta, ma riuscii a mantenerla inviolata respingendo tutti gli attacchi del Borussia, compreso un calcio di rigore tirato da Sieloff. La notte di Berlino la ricordo sempre con grande piacere”.

In quella partita lei giocò al posto di Lido Vieri. Cosa ha rappresentato per lei questo grande numero uno?

È stata una figura importantissima sotto tutti i punti di vista; un grande portiere da cui ho imparato tanto, un vero e proprio punto di riferimento. Era fortissimo, io cercavo di capire il suo modo di parare e di muoversi fra i pali. Mi è capitato di recente di rivedere alcune immagini di quei tempi e devo dire che ho fatto fatica a riconoscere se il portiere fossi io o lui”.

Vieri Lido

Negli anni di Bersellini quell’Inter vinse uno Scudetto, due Coppe Italia e un Mundialito per club. Secondo lei c’era il margine per vincere un altro trofeo?

“Facemmo dei buoni Campionati in quegli anni, fra cui quello precedente al titolo. In quella stagione riuscimmo a esprimere un gioco addirittura migliore di quello del Campionato vinto. Credo che quella squadra meritasse qualcosa in più, una vittoria in Europa, ecco un trofeo internazionale ci sarebbe stato bene ”.

E d’accordo con chi sostiene che uno Scudetto vinto dalle altre squadre è un conto ma vinto dall’Inter è tutta un’altra cosa?

 “Per certi versi sì, ma credo che questo derivi anche dal fatto che all’Inter non si vince così spesso come magari succede alla Juventus e quindi le vittorie sono certamente più godute. Lo dico da tifoso dell’Inter…”

Lei ha lavorato anche con Marcello Lippi sia in Nazionale, sia alla Juve. Ci può dire che differenze ha trovato fra l’ambiente interista e quello juventino?

 “Alla Juventus c’era una grande organizzazione, una società gestita in modo aziendale, dove ognuno sapeva perfettamente quale fosse il suo compito. Anche all’Inter c’era un’ottima organizzazione, ma anche rapporti più diretti fra Presidente, Dirigenti e giocatori; un ambiente più familiare. Due esperienze in cui mi sono trovato comunque molto bene”.

Si sente ancora con i compagni dello Scudetto?

 “Sì, abbiamo un gruppo WhatsApp con il quale ci teniamo in contatto. Prima dell’arrivo della pandemia ci trovavamo spesso a cena, per ora siamo fermi ma ripartiremo. Siamo ancora una bella squadra”.

Che effetto le ha fatto rivedere l’Inter Campione d’Italia dopo tanti anni?

 “Sono interista, mi ha fatto molto piacere, spero che si possa proseguire su questa strada. Squadra, allenatore e società sono di grande livello, confido nella possibilità di continuare così, e, perché no, di aprire un vero e proprio ciclo”.

(Foto di ©Mattia Ozbot)

E della situazione societaria attuale che idea si è fatto?

 “Difficile parlare di queste cose se non si è dentro alle dinamiche societarie, credo che il problema sia generale, in virtù di quello che è successo in quest’ultimo anno e mezzo. Mi auguro che tutto possa risolversi nel migliore dei modi, soprattutto per il bene dell’Inter”.

Nell’ultimo periodo se ne sono andati molti suoi amici e compagni di squadra, come Mariolino Corso, Pietro Anastasi, Paolo Rossi e Mauro Bellugi. Come li vuole ricordare?

 “Con grande dispiacere, con tutti ho passato momenti indimenticabili, soprattutto con Mauro Bellugi. Abbiamo frequentato la stessa scuola di ragioneria all’Istituto Schiapparelli di Milano, abbiamo giocato nelle Giovanili e in Prima squadra nell’Inter, poi è venuto ad abitare nello stesso palazzo dove abitavo io. Una grande perdita, con Mauro ho perso un fratello”.

Bellugi Mauro

Cosa fa oggi Ivano Bordon?

 Fino a poco tempo fa collaboravo con un mio caro amico con i Giovanissimi del Monza Brianza. Poi il Covid purtroppo se lo è portato via. Da allora non ho più avuto il coraggio di tornare su quei campi. Oggi cerco di stare bene e godermi la pensione”.

 

(La foto in apertura di questo servizio  e le fotografie all’interno dell’intervista sono di Marco Ravezzani – ©Archivo Alessandro Ravezzani – La foto della stagione 2020/2021 è di ©Mattia Ozbot)

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