In questo anno così importante per i colori nerazzurri, incontriamo un giocatore che con l’Inter ha giocato, vinto e si è sempre contraddistinto per il suo grande impegno sul rettangolo di gioco, ma non solo.
Nazzareno Canuti racconta in esclusiva per Hashtaginter.it i suoi anni in neroazzurro: dall’esordio con Mazzola e Facchetti, al Sergente di ferro Eugenio Bersellini, sino all’ultima Inter tutta italiana Campione d’Italia nel 1979/1980.
Sette anni all’Inter dal 1975 al 1982: uno Scudetto, due Coppe Italia e un Mundialito per club. Cosa ha rappresentato il Biscione per Nazzareno Canuti?
Canuti: “Il sogno di un ragazzino, che amava il pallone e sperava un giorno di poterlo fare in una grande squadra. Il provino all’Inter andò bene, ho cominciato con le formazioni giovanili, ho fatto il raccattapalle, fra l’altro in Inter Borussia del 1971, quando Mauro Bellugi fece quello straordinario goal ai tedeschi e da lì è cominciata questa fantastica avventura”.
Nella sua prima stagione all’Inter c’erano ancora giocatori che avevano fatto la storia del club, come Giacinto Facchetti e il Capitano Sandro Mazzola, ma anche Lido Vieri, Roberto Boninsegna e Lele Oriali. Come apparivano agli occhi di un ventenne Campioni così celebrati? E come fu il suo inserimento in gruppo?
Canuti: “Non ebbi nessun tipo di problema, anzi, mi fecero sentire subito uno di loro. Erano grandi giocatori dai quali avevo tutto da imparare, ma erano anche uomini eccezionali che ti mettevano completamente a tuo agio. Ho appreso molto da tutti ed è stato fantastico aver potuto condividere allenamenti e partite con loro”.
Alla sua terza stagione, la prima con Bersellini in panchina, dopo un quinto posto in Campionato, alzò al cielo il suo primo trofeo: la Coppa Italia, dopo aver battuto all’Olimpico di Roma il Napoli per 2 a 1. Mazzola nel frattempo aveva chiuso con il Calcio giocato e intrapreso la carriera da Dirigente e per Facchetti sarebbe stato l’ultimo anno.
Canuti: “Fu una bella soddisfazione, allora si assegnava la Coppa Italia in gara secca. Ricordo che Bersellini dopo la vittoria e il brindisi negli spogliatoi ci lasciò andare a festeggiare da Franco Califano, grande tifoso interista, che ci invitò nel suo ristorante a Roma. Passammo una serata molto piacevole e non poteva essere altrimenti insieme al “Califfo”, quella Coppa lo meritava ”.
La stagione successiva 1978/1979 arrivano Evaristo Beccalossi dal Brescia e Giancarlo Pasinato dall’Ascoli. Comincia a prendere forma la squadra che, con gli innesti nel 1979 di Domenico Caso dal Napoli e Roberto Mozzini dal Torino conquisterà il Tricolore. Due giocatori di grande esperienza che saranno fondamentali nella conquista del tredicesimo Scudetto. Quella fu l’ultima Inter composta tutta da giocatori italiani, prima della riapertura delle frontiere che avvenne la stagione successiva.
Canuti: “Eravamo diventati un gruppo molto forte e unito, con Pasinato e il “Becca” aggiungemmo qualità e quantità. Mozzini aveva vinto lo Scudetto col Toro, era un difensore affidabile e di grande esperienza, così come lo era Mimmo Caso, altro giocatore importantissimo per la nostra stagione. Bersellini si raccomandava sempre che in ogni azione la palla passasse dai piedi di Mimmo. Vincere quel Titolo con una squadra formata tutta da giocatori italiani, di cui alcuni anche provenienti dal Settore giovanile, fu qualcosa di incredibile, davvero una grande soddisfazione”.
(Marini, Beccalossi e Bigon)
A proposito, che effetto le fa oggi vedere squadre composte per otto undicesimi da giocatori stranieri?
Canuti: “Alla situazione attuale rispondo con un: no comment, dall’altra parte posso dire che aver visto giocare nel nostro Campionato grandi Campioni come Ronaldo “Il Fenomeno”, oppure i vari Maradona, Platini, Rummenigge e Zico è stato sicuramente divertente, ma anche importante per la crescita di molti giovani italiani”.
Se le dico #InterRealMadrid 1981, lei cosa mi risponde?
Canuti: “Che fu un esperienza meravigliosa che purtroppo si interruppe a un passo dalla Finale. Perdemmo 2 a 0 al Santiago Bernabeu, a San Siro davanti a novantamila spettatori non riuscimmo a ribaltarla. Segnò Bini dopo dieci minuti del secondo tempo, vincemmo 1 a 0 ma non fu sufficiente. Un bellissimo ricordo.
La rigiocherebbe?
Canuti: “Anche domani”.
C’è stato nella sua carriera un attaccante che, non voglio dire: le faceva perdere il sonno, ma comunque la preoccupava in modo particolare?
Canuti: “Bruno Giordano della Lazio. Era un attaccante fantastico: forte di testa, tecnico, rapido, bravo in area, dotato di un gran tiro. Era fortissimo molto difficile da marcare”.
Canuti, l’Inter ha vinto lo Scudetto che mancava dal 2010. Qual’è il suo pensiero?
Canuti: “Prima di tutto che questo Scudetto, come hanno detto in molti, poteva perderlo solo l’Inter, la squadra ha dimostrato di essere la più forte e la più continua e ha accumulato un grande vantaggio sulle inseguitrici nel Grone di ritorno. Nel Calcio, però, si sa, non ci si può rilassare, perché può sempre succedere di tutto, ma, Conte, già prima della partita col Crotone, aveva rassicurato che ormai si era al novantacinque per cento delle probabilità”.
Vede analogie fra il lavoro di Conte e quello di Bersellini?
Canuti: “Molte, Bersellini era un allenatore che ci faceva lavorare sodo, attento ai particolari, sempre sul pezzo, uscivamo dagli allenamenti distrutti. Anche Conte non lascia nulla al caso, mi dicono che sia addirittura “peggiore” di Bersellini nella cultura del lavoro, uno che dai suoi giocatori esige sempre il massimo: sotto il profilo tecnico, tattico, atletico e della concentrazione. Un vero e proprio martello”.
Se la società troverà una propria stabilità economica Conte può aprire un ciclo vincente all’Inter?
Canuti: “Credo di sì, può riportare l’Inter ai livelli che le competono, soprattutto in Europa, al pari delle squadre più blasonate. Le sue ultime dichiarazioni sono state fin troppo chiare: lui vuole rimanere all’Inter con le garanzie di poter continuare un progetto tecnico importante. Il suo legame con squadra e tifosi mi sembra molto forte. Di fatto è entrato nel Mondo Inter”.
Di cosa si occupa oggi Nazzareno Canuti?
Canuti: “Oltre a fare il pensionato porto avanti, ormai da molti anni, un progetto con il Milan a Cimiano, un quartiere di Milano, per permettere ai bambini autistici di poter giocare a Calcio. Poi, con “I Bindun”, girovaghi della solidarietà di tutti gli sport (dal cuore interista) organizziamo partite di beneficenza insieme a ex compagni come Bergomi, Ferri, Beppe e Baresi, per citarne alcuni. In questi anni abbiamo realizzato fra le altre cose ben sette case famiglia, ma il nostro impegno non è solo raccogliere fondi, ma anche creare un contatto umano con le persone in difficoltà”.
(Le fotografie di Nazzareno Canuti sono di Marco Ravezzani – ©Archivio Alessandro Ravezzani)
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