Un bacio alla Storia – Di Carlo Codazzi

In Primo Piano Nerazzurri

In occasione del 113° anniversario di fondazione dell’Inter l’immagine del bacio di Škriniar rivolto alla telecamera ha fatto palpitare milioni di cuori nerazzurri incollati davanti alle televisioni in tutto il mondo: “Un bacio alla storia”.

Il forte difensore slovacco ha festeggiato così il suo goal partita con l’Atalanta, una rete fondamentale che ha spinto con forza l’Inter verso quell’obiettivo che la riporterebbe all’altezza della sua storia, o meglio dentro la sua storia, iniziata la notte del 9 marzo 1908 nel ristorante “Orologio”, ritrovo di artisti di Milano. Una notte magica che ispirò ai soci fondatori del club meneghino i colori del suo stemma: il nero della notte e l’azzurro del cielo sullo sfondo d’oro delle stelle. Il nome scelto dai fondatori fu Football Club Internazionale perché “noi siamo fratelli del mondo”. In ossequio al nome “F.C. Internazionale” a rivolgere il bacio alla sua storia è stato proprio un calciatore straniero che, per capriccio del destino, di nome fa Milan come il club da cui i soci fondatori dell’Inter (da sempre i sostenitori nerazzurri abbreviano così il nome della loro squadra) si staccarono per via del veto imposto dalla dirigenza rossonera al tesseramento di giocatori provenienti da Paesi esteri. Da lì la decisione di denominare “Internazionale” il nuovo club milanese che ha dato casa in 113 anni a tanti calciatori originari di Paesi appartenenti a tutti i continenti del nostro pianeta.

Il 9 marzo 1908 i primi vagiti nerazzurri, il 9 marzo 2021 il primato in classifica con 6 punti di vantaggio sul Milan immediato inseguitore. Grazie a Milan (il calciatore, non il club della sponda opposta del Naviglio), dunque, l’Inter ha festeggiato nel migliore dei modi il compleanno dopo altri compleanni recenti festeggiati senza sorriso a causa della mancanza di risultati adeguati alla tradizione interista.

Il primato attuale dell’Inter è in perfetta sintonia con il suo glorioso passato proprio per le modalità con cui è stato conquistato dalla truppa di mister Conte. L’Inter ha spiccato il volo basandosi su una grande solidità difensiva, sulla capacità di pressare nei tempi e nei modi più opportuni a seconda dei momenti della partita, di rubare palla, di verticalizzare rapidamente sulle punte e sugli esterni per colpire l’avversario sbilanciato. Esattamente come da tradizione interista.

Finita l’epoca pionieristica del Calcio che vide l’Inter risplendere della luce di “Peppin” Meazza, i primi scudetti nerazzurri conquistati dopo il secondo conflitto mondiale risalgono agli anni 1953 e 1954, quando l’Inter allenata da Alfredo Foni trionfò basandosi sul “Catenaccio” (nel 1953) e sui micidiali contropiedi di Istvan Nyers, di “Nacka” Skoglund e di Benito Lorenzi. I tifosi avversari indispettiti urlavano “Ladri!” all’indirizzo dei ragazzi di Foni che incassavano senza battere ciglio per poi mettere in bacheca il primo  splendido scudetto. La stagione seguente i nerazzurri, per reazione, praticarono un gioco più aperto.

Dopo l’era di Foni arrivò quella strepitosa de “Il Mago” Herrera che vinse tutto con una squadra con un pacchetto difensivo (composto dai mitici Sarti, Burgnich, Facchetti, Guarneri e Picchi) somigliante a un muro impenetrabile, con Suarez e Corso a fungere da archi per le frecce Jair e Mazzola.

Procedendo lungo il tracciato storico nerazzurro fa capolino l’Inter di Eugenio Bersellini che vinse 1 scudetto e 2 Coppa Italia (nonché un “Mundialito” per club all’epoca considerato importante) sfruttando le capacità di murare gli attaccanti avversari di Bordon, Canuti, Mozzini, Bini, l’intensità e l’aggressione di Oriali, Pasinato e Marini, la velocità e la precisione di Altobelli e Muraro con la spruzzata di genio e fantasia di Evaristo Beccalossi.

Sulla stessa falsariga di Foni, Herrera e Bersellini il disegno tattico “trapattoniano” dell’“Inter dei record” del 1989. Allora a sgretolare le ambizioni offensive degli avversari c’erano Zenga, Bergomi, Ferri e Mandorlini, ad aggredire e ripartire: Berti, Matthäus e Brehme, a spaventare e mettere Ko le malcapitate difese nemiche Serena e Diaz.

Fu, poi, il tempo di Gigi Simoni, della vittoria di una splendida Coppa Uefa, contro la Lazio a Parigi, e uno scudetto “perso per un soffio”…

Dai record del “Trap” e da Simoni, si giunge al “Triplete” conquistato dall’Inter targata José Mourinho, ben preparata da meravigliose stagioni di vittorie sotto la guida di Roberto Mancini.

Il “Triplete” nasce da un solido modulo che prevedeva il sacrificio in copertura addirittura di Sua Maestà “Il Re Leone” Eto’o con “Julione” Cesar, Samuel e Lucio a rendere improbo l’avvicinamento alla porta interista. A trasformare in oro le ripartenze fulminee di Maicon, Stanković, “Il Cuchu” Cambiasso, Zanetti e Sneijder ci pensava il “Il Principe” Diego Milito. Un Re e un Principe a rendere nobile e vincente il “Catenaccio” e il contropiede dello “Special One”.

Madrid 22 maggio 2010: finale di Champions League Bayern Monaco-Inter – nella foto: coreografia tifosi inter

Solidità difensiva, grinta, contropiede letale sono il DNA dell’Inter. È la nostra tradizione e la nostra storia di cui andiamo molto fieri. Difendere e ripartire è un’arte calcistica, chi la vuol mettere in discussione s’accomodi. Le critiche degli invidiosi e degli avversari sconfitti non scalfiscono i 39 trofei che brillano nella nostra bacheca né il nostro orgoglio “Bauscia”.

Vincere trofei sul campo con difesa e contropiede fa parte di un progetto tecnico-tattico che ha piena dignità nel gioco del Calcio, al contrario di chi ha utilizzato schede svizzere, ricatti e minacce per allungare indebitamente le mani su scudetti sottratti con l’inganno ad altri in barba alle più elementari regole di lealtà sportiva. La nostra storia e la nostra tradizione sono agli antipodi di quella di altri club ruzzolati in Serie B per illeciti sportivi. Arroganza e prepotenza non appartengono al DNA interista, sono invece appannaggio di altri club che ora pretendono di trasformare il più bel gioco del mondo in un “Circo Barnum” che deve “sputare” soldi come un Bancomat e in cui non c’è spazio per la passione, il campanilismo, il merito acquisito sul campo. I “prepotenti-potenti” vogliono distruggere la storia e la tradizione calcistica in nome del “business”.

La storia e la tradizione si rispettano. I tifosi nerazzurri sono i custodi della storia del F. C. Internazionale Milano e chiediamo ai proprietari attuali e futuri dell’Inter di onorarla come è stato fatto per molte generazioni nell’arco di 113 anni.

Siamo innamorati dello stemma disegnato da Giorgio Muggiani la notte del 9 marzo 1908 che contiene le lettere dell’alfabeto F C I M. Esse sono rappresentative della nostra storia e del nome “Football Club Internazionale Milano”. È il nome scelto dai nostri fondatori che è scolpito negli “Albo d’Oro” delle massime competizioni nazionali, continentali e mondiali. Un nome che deve essere conservato e che deve, soprattutto, essere onorato come stanno facendo Antonio Conte e i suoi ragazzi con il loro impegno e i loro successi ottenuti in campo.

F. C. Internazionale è storia, passione, amore. I tifosi interisti sono dei romantici passionali, rappresentano l’ultimo baluardo dell’amore eterno e il bacio di Milan Škriniar lo porteranno per sempre nelle proprie menti e nei propri cuori, perché ha rappresentato un atto d’amore verso i colori nrtazzurri e verso la storia di un grande club. Un bacio alla memoria storica nerazzurra, un bacio per fare sognare un futuro ricco di nuove vittorie.

Per anime romantiche e passionali nulla può far sognare come un bacio e per i palpitanti cuori nerazzurri cosa ci può essere di più romantico di un bacio di un Milan vestito di nerazzurro?

(La foto di Javier Zanetti in apertura di servizio è di ©Mattia Pistoia)

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